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La rieducazione in acque termali delle lesioni alla tibio-tarsica (seconda parte)

Benessere / 107

La rieducazione in acque termali delle lesioni alla tibio-tarsica (seconda parte)

                                                                                                                                      di Giuseppe Mazzocco

   Poche, ma precise, note storiche ricordano il ruolo del trattamento idroterapico nel corso dei secoli (dai bagni, prescritti da Ippocrate, in contrapposizione a quelli usati dai Romani negli stadi, nelle palestre e nelle terme). Vengono, quindi, ricordati i principi fisici basilari che ha l’acqua: il principio di Archimede, la resistenza del mezzo idrico e la pressione idrostatica.

   Il principio di Archimede (definibile come la legge del galleggiamento) afferma che “quando un corpo è immerso, totalmente o parzialmente, in un fluido provoca una spinta in sollevamento uguale al peso del liquido spostato”. Un corpo in acqua, quindi, galleggiando, “perde” il suo peso e si muove con più fluidità ed in maniera “morbida”.

   La resistenza dell’acqua ad un corpo che ci si muove dentro è, invece, il principio dell’opposizione che, se sfruttato in maniera conveniente, rappresenta il miglior “ostacolo chinesiologico” (sovraccarico) per zavorrare le parti in movimento.

   La pressione idrostatica o legge di Pascal riporta, infine e come terza regola, che “la pressione del fluido, data dalla spinta che le molecole esercitano su ogni parte della superficie di un corpo immerso, è esercitata equamente su tutte le porzioni della superficie immersa, ad una data profondità. La pressione aumenterà con la densità del fluido e con la sua profondità”.

   Oltre a questi principi, il lavoro riporta i vantaggi dell’azione termica dell’acqua termale per cui si arriva ad enunciare gli “effetti terapeutici e fisiologici della idrokinesiterapia” in acqua ed in ambiente protetto.

   Molta attenzione, inoltre, viene assegnata all’aspetto psicologico ed alla sicurezza che il mezzo acqueo offre al soggetto in trattamento.

   Non solo sollievo dal dolore muscolare, rilassamento segmentario, mantenimento e miglioramento della mobilità articolare, aumento del tono e del trofismo muscolare, miglioramento della circolazione e della deambulazione, ma, il lavoro evidenzia, miglior “fiducia gestuale” che permette, molto prima, il raggiungimento della massima indipendenza funzionale.

   Nella idrokinesiterapia, “l’esercizio fisico è favorito dalla riduzione del dolore, grazie all’effetto miorilassante ed antalgico del grado termico e delle intrinseche proprietà dell’acqua termale: la mobilizzazione dell’articolazione, così, non richiede uno sforzo eccessivo. Non meno importante è il sollievo del morale che il paziente avverte per l’effetto rilassante che l’acqua provoca.

   Si ritiene, infatti, che l’acqua calda influenzi i recettori muscolari e tendinei, riducendone la sensibilità. È stato, infatti, dimostrato che il fattore temperatura è particolarmente influente sull’attività delle fibre gamma, che partono dai ricettori muscolari e tendinei e si portano al sistema nervoso centrale. L’azione può essere, dunque, di inibizione o di eccitamento …”.

   Puntuali appaiono, inoltre, il capitolo delle indicazioni e quello relativo alle caratteristiche fisiche e chimiche delle acque termali del bacino euganeo.

   Precisa è la descrizione dell’applicazione pratica della riabilitazione idrokinesiterapica in acqua termale, ricordando l’assioma terapeutico del “movimento senza dolore”, la necessaria gradualità applicativa ed il lento passaggio dalla gestualità passiva a quella attiva.

   Il lavoro specifica, dettagliandone la descrizione, i vari tipi di movimento che compongono un trattamento di rieducazione funzionale di un’articolazione tibio-tarsica e le percentuali delle fasi rieducative fatte sia in palestra (ambiente aereo) che in piscina termale (ambiente acqueo): inizio terapia, 100% in acqua e 0% in palestra; inizio del lavoro in palestra, 80% in acqua e 20% in palestra; fase di riequilibrio tra acqua e palestra, 50% in acqua e 50% in palestra; conclusione terapia, 20% in acqua e 80% in palestra.

   Il lavoro riporta, quasi a mo’ di esempio e per “vivificare” la parte sperimentale, un caso di rieducazione funzionale di una caviglia a seguito di una frattura bi-malleolare (ridotta chirurgicamente) e conseguente periodo in tutore gessato. Vengono descritti, inoltre, i tempi di cura, le strutture utilizzate, gli attrezzi usati e le fasi riabilitative.

   Un chiaro atlante iconografico, degli esercizi proposti, completa la trattazione.

   Nella conclusione si registrano le osservazioni più preziose che giustificano il trattamento idrokinesiterapico e l’augurio che la riabilitazione in acqua termale possa essere sempre più usata per il recupero della salute psico-fisica e dell’equilibrio dinamico di un soggetto infortunato.

 

 

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