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SE A TAVOLA ARRIVA IL CIBO DI MISTER FRANKENSTEIN ADDIO A RISTORANTI E MASTERCHEF

Cucina & Cantina / 107 

SE A TAVOLA ARRIVA IL CIBO DI MISTER FRANKENSTEIN

ADDIO A RISTORANTI  E MASTERCHEF

di Marcello Martelli

La sfida è già partita. In ballo le tradizioni, l’economia e la salute. La Food Walley è già mobilitata per l’avanzata del cibo Frankenstein che, senza agricoltori e produzioni alimentari, prepara il nuovo menu con pietanze rivoluzionarie.

A tutto pensano gli algoritmi che nei laboratori elaborano le nuove materie prime per produrre hamburger e bistecche senza carne, azzerando erba, pascoli, ruminanti e macellerie. Tanto l’amburger senza carne non cambia sapore ed è sempre ben gradito. Già ci siamo anche con biscotti, maionese, bistecche simil-tradizione, sia nell’aspetto che nei gusti.

Per una nuova catena alimentare che nella moderna Food Valley sta creando una rivoluzionaria alimentazione con alla base carboidrati. Per un nutrimento quotidiano senza bisogno di pane e pasti tradizionali, che sono complicati e dispendiosi. Avanti pillole e liofilizzati per alimentarci senza cucinare. Né fare la spesa, coltivare, allevare, macellare, masticare e, per il dopo-pasto, niente Malox. Se nel suo laboratorio lo lasciamo indisturbato, Frankenstein renderà di massa il pasto tecnologico, chiudendo ristoranti e Masterchef. Con a casa cuochi stellati e in “tilt” gl’jnflazionati salotti dei fornelli televisivi.

Addio cibo tradizionale che costa fatica e soldi, tanto c’è il cibo-Frankenstein che semplifica tutto, costando poco. Ma che mondo sarebbe senza Vissani, le ricette della nonna e i sapori dei vecchi “monzù”? Che disastro economico si preparerebbe per la nostra fiorente industria agro-alimentare che ora fattura 130 miliardi di euro, senza contare l’indotto e il falso Made in Italy? Per non dire dei 3,3 milioni di disoccupati da aggiungere. A parte tutto, il pericolo è dietro l’angolo, visto che il cibo-Frankenstein è già una moda globalizzata che avanza, a braccetto con marketing, tecnologia e pubblicità. Con sul piatto argomenti convincenti: difesa degli animali e dell’ambiente, lotta all’inquinamento e alla fame con cibo tecnologico per tutti e a costi bassissimi, senza più paure per la popolazione che si moltiplica a ritmi impressionanti. Né serviranno i consigli per gli acquisti e neanche Antonella Clerici con la sua “Prova del cuoco”.

Insomma, affrettiamoci a fermare i profeti della Silicon Food. Mobilitiamo subito nutrizionisti, produttori, cuochi e gourmet capaci che, senza chiudere con la tradizione, sanno cosa fare per fermare la folle impresa di Frankenstein che, a fornelli spenti, senza cucinare, vorrebbe vincere la guerra della nutrizione planetaria. Ma non è ciò che vorrebbero certi soloni della patria europea? Ripartiamo dalla dispensa della “dieta mediterranea”, che per la nostra industria alimentare può essere il vessillo della riscossa. Con “sapienza antica, tradizione, legame con il territorio da una parte, e innovazione costante, tecnologia avanzata e ricerca dall’altra”. Per tornare a credere nel futuro, senza rinunciare a sapori e qualità delle nostre tavolate.

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