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CUORE O CAVALIERE?

Il Dubbio / 106

CUORE O CAVALIERE?

di Enea Di Ianni

 Enrico Bottini, un ragazzo come tanti altri, con caratteristiche appartenenti ai più del genere umano, allievo tra allievi in una scuola come tante altre scuole italiane, ha dalla sua la fortuna non tanto di essere figlio di Alberto, ingegnere, e fratello di Silvia, maggiore di lui, quanto di ritrovarsi protagonista di una storia che tocca e accomuna una terza elementare, modello legge Casati del 1859. Quella scuola prevedeva due bienni di scuola elementare, perciò quattro anni, ai quali si aggiungevano cinque anni di Ginnasio e tre di Liceo.

Dal diario di Enrico, ragazzo di undici anni, apprendiamo di essere a Torino, nell’anno scolastico 1881-82, per l’esattezza tra il 17 ottobre 1881 e il 10 luglio 1882.

Enrico vive, e riporta sul suo diario, gli accadimenti scolastici di quel tempo frammisti ad appunti di vita familiare. Con lui, e grazie a lui, assumono rilievo i suoi compagni di classe: Garrone, Rabucco, Derossi, Franti, Stardi, Nobis, Coretti, Coraci, Robetti, Precossi, Votini, Geroffi, Nelli e Betti, quindici ragazzi con alle spalle storie diverse, contesti familiari differenti, ma un sogno comune: condividere l’essere italiani e sognare di potersi realizzare, come tali, con dignità e fierezza.

Li guida, scolasticamente, il maestro Perboni, un insegnante dalla figura “triste”, sì, ma dall’intendimento affettivo nobile.

La mia famiglia siete voi!” Così si è presentato, al primo incontro, il maestro. Fino ad allora era sempre vissuto con la madre, ma proprio l’anno precedente  la madre era morta.

Non ho che voi al mondo, non ho più altro affetto, altro pensiero che voi. Voi dovete essere i miei figliuoli”. Non era solo un auspicio, ma una certezza manifestata con un misto di orgoglio e di bisogno affettivo che testimoniava reciprocità di affetto.

Proprio dalle pagine del “Cuore” sappiamo che Edmondo De Amicis si ritrova, come autore, in ciò che il maestro Perboni e le famiglie andavano impegnandosi al fine di guidare quei ragazzi, così diversi eppure così autentici proprio nella diversità, in una crescita  che non sarebbe stata  mai solo del singolo, ma li avrebbe abbracciati e coinvolti tutti.

Quali ideali vivono nell’intenzione degli educatori di quella stagione? Anzitutto un sentimento di appartenenza al paese Italia, sentimento da costruire insieme e difendere sempre, giorno dopo giorno, da tutti e, in particolar modo, dagli adulti e, tra gli adulti, da coloro preposti, come Perboni, ad essere guida esemplare oltre che maestri scolastici e poi la fioritura in ciascuno del valore  della convivenza pacifica tra diversi  per arrivare alla conquista della cooperazione vera e dell’amicizia collaborativa che, davvero, possono essere fondamento del bene sociale per tutti e di tutti.

E’ in questo cammino e con queste intenzioni che la scuola si poneva, e si pone, per promuovere e sorreggere anche il bene soggettivo e individuale che rimane, comunque, sempre secondario rispetto al bene comune.

Rileggendolo quel libro, non dispiace l’accostamento dell’alunno al soldato e nemmeno le parole usate a suo sostegno: “Coraggio… piccolo soldato dell’immenso esercito. I tuoi libri sono le tue armi, la tua classe è la tua squadra, il campo di battaglia è la terra intera, e la vittoria è la civiltà umana!”  Eravamo nel lontano 1886 e l’autore di “Cuore” , Edmondo De Amicis, propone una sorta di “manuale di ideali positivi e di buone maniere” che non dispiace, anzi un poco commuove provando ad immaginare la realtà italiana di quella stagione, quando uomini e donne di scuola si identificavano nei diversi “Perboni” e maestrine dalla penna rossa, personaggi sconosciuti ai più eppure tanto significativi per il loro anonimo impegno quotidiano. Cavalieri silenziosi, ma educatori per davvero.

Aprile 2023: “La procura fa arrestare la preside antimafia dello Zen 2 di Palermo,,,” Perché?

La dirigente scolastica Daniela Lo Verde, “conosciuta per le battaglie antimafia, per le roboanti dichiarazioni antimafia, sempre le solite, non abbassare la guardia, tenere alta la testa…”, la stessa che “si era guadagnata le onorificenze presidenziali” è finita ai domiciliari con accuse di corruzione.

Quali accuse? “…avrebbe usato una scuola antimafia come ufficio doganale per farvi transitare il ben di Dio consumistico, apparecchi, dispositivi, elettrodomestici ma pure generi di consumo, derrate, perfino le birre che, come tutti sanno, fanno parte della mensa degli scolari elementari. Niente di lasciato al caso: c’era un trust, un accordo con un negozio di elettronica, facevano la sparta: la roba arrivava, a grandi ordinativi, e la preside con i collaboratori la vagliava, questo lo prendiamo subito, questo lo vendiamo dopo, e si faceva recapitare il meglio a casa. Una preside antimafia, ma soprattutto Amazon” (Max Del Papa, 21 aprile 2023).

Da quel lontano 1886 sono trascorsi 137 anni, quasi un secolo e mezzo. L’Italia di oggi non è più quella di ieri, quella degli anni del “Cuore”.

E’ cresciuta, cambiata e, fin troppo, scafata. Non si parla più della “piccola vedetta lombarda” e neppure degli altri personaggi dei quali il maestro Perboni era solito narrare, mensilmente, le gesta ai suoi alunni.

E’ giusto che in essa, nella scuola di oggi, trovino spazio e si propongano, a piccoli e grandi, gli eroi del nostro tempo, quanti non hanno desistito dall’ “andare avanti” pur  sapendo quanto alto forse il rischio che correvano. Non vanno mai dimenticati gli eroi, i pochi che si immolano per il bene di tanti, ma neppure vanno mai “usati” per finalità che nulla hanno a che fare con le loro storie, le loro scelte di vita, la loro determinazione.

Viene da pensare che, ancora oggi, il merito non bacia i tanti solitari e silenziosi maestri “Perboni” che ancora fanno onore alla scuola e all’Italia. Il loro premio rimane quello di “Cavalieri del silenzio” e, forse, è meglio così perché oggi, come ieri, il silenzio è d’oro!

 

  

 

 

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