C’E’ ANCORA BONTA’?

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Il Dubbio / 102

di Enea Di Inni 

 C’E’ ANCORA BONTA’?

 

Che domanda! E’ come chiedersi se esistono l’aria, i fiori, i colori, gli odori, l’azzurro del cielo, la luce del sole, il gorgheggiare degli uccelli.

Esistono, ma bisogna avere la capacità, il tempo e la volontà di coglierli e, prima ancora, di cercarli, annusarli, ammirarli lì dove più facilmente possono celarsi, magari lontano dal clamore della gente e delle testate televisive e giornalistiche.

Mote cose non esistono perché noi non nutriamo interesse per esse; alcune riusciamo a farle esistere per il tempo che ci interessano e, poi, le snobbiamo fino al punto da lasciarle scadere nel dimenticatoio.

Sapere che l’aria esiste vuol dire impegnarsi nel respirare, passare dal movimento abitualmente automatico dei polmoni a quello intenzionale, “coscientizzato”. E’ sempre un agire che impegna naso, torace e bocca, ma è fatto pensandoci. E’ allora che avvertiamo quanto è importante non smettere di assaporare un respiro, provare ad apprezzare gli aromi che la natura ancora è capace di offrirci e determinarci davvero ad attivare un percorso di tutela e difesa di quelle essenze.

E’ stupendo scoprire la varietà dei colori in un campo appena fiorito, incantarsi a contare le acrobazie di insetti diversi, ammiratori interessati a quella tavolozza di colori e sapori. E’ così anche per l’azzurro del cielo.

Notarlo richiede che si sollevi la testa verso l’alto e, con decisione,  si inizi a girovagare con gli occhi tra una nuvola e l’altra per soffermarsi, poi, su quel turchino che le accoglie. Soffermarsi, sì, fino a quando il chiarore abbagliante del sole e le piroette audaci di colonie di volatili cinguettanti  non ci impongono  di chiudere gli occhi.

I Sofisti sostenevano che la misura di tutto è l’uomo; noi ci stiamo accorgendo, a nostre spese, che la misura di tutto è l’equilibrio tra gli elementi del creato, tra tutto ciò che esiste.

Lo stesso uomo, grande per le gesta di cui  può essere capace ed autore, diventa un nulla, un niente nel vortice di un ciclone, nel tremore di un sisma, nel dilagare di un corso d’acqua fuori dagli argini.

Sempre i Sofisti miravano ad infondere una strana credenza: che ogni uomo, volendo e mercé il loro insegnamento, poteva  aspirare ad essere “primo” in tutto attraverso l’arte della “persuasione.”

Socrate non era d’accordo, ma non per partito preso, bensì perché consapevole che la vera grandezza d’animo è data dal sapere e non dal persuadere, dalle conoscenze che non possono essere date, ma vanno conquistate attraverso l’esperienza personale arricchita e sostenuta dal  rapporto umano, dal dialogare con i propri simili.

Per i Sofisti “tutto” dipende da come l’uomo interpreta, per Socrate tutto da quanto l’uomo sa e conosce.

Il valore della conoscenza contrapposto a quello dell’opinione.

L’anno nuovo, il 2023, in fatto di cronaca ci ha tenuti desti con lo scandalo della corruzione che ha travolto il Parlamento europeo per presunte tangenti e corruzione di alto livello. Sei persone coinvolte in Belgio e due in Italia perché “avrebbero” ottenuto “grosse somme di denaro” e “regali di valore” per tutelare, nel Parlamento europeo, gli interessi di un paese del Golfo Persico. La perquisizione effettuata tra il 9 e il 12 dicembre ha permesso alla Polizia belga di trovare e sequestrare un milione di euro in contanti. I coinvolti sono personaggi noti, politici di livello come Evak Kalili, vice presidente dell’Eurocamera. Arrestati anche due eurodeputati: Andrea Cozzolino, italiano,  Marc Tarabella, belga ,ma di origine italiana, e Pier Antonio Panzeri che aveva in casa, e in contanti, 600 mila euro… Giusto quel tanto che può occorrere per la spesa giornaliera, quella che non è riuscita a pagare il giorno delle Palme, a Penne, in Abruzzo, una donna del posto fermata all’uscita del supermercato con la refurtiva “imboscata”.

Che refurtiva? Pane, insalata, qualche frutto e altri generi alimentari di prima necessità. Ha pianto, la donna, confessando e restituendo ogni cosa; ha pianto e si è vergognata, ma non aveva di che cibare la famiglia. C’era un carabiniere in quel supermercato; era in borghese e anche lui era lì, a fare la spesa. Allertato dal direttore, ha chiamato i colleghi in servizio che sono prontamente  intervenuti e hanno fatto la cosa più bella e, forse, la più giusta e umana. Restituita, dalla donna,  la merce sottratta, loro, i carabinieri,  hanno pagato la spesa della donna, l’occorrente per non lasciar digiuna  una famiglia. Un dono di Pasqua nel giorno della domenica delle Palme, una carezza di Gesù, come Papa Francesco stava ripetendo in piazza San Pietro: la carezza di Gesù a ogni povero, a ogni bisognoso, a tutti noi.

Due fermi di cui uno nel mondo di chi ha, può e dovrebbe essere d’esempio, sempre, a tutti gli altri. Il primo fermo si fonda su un reato elaborato, sottile, progettato e condotto da chi, sicuramente, non si è formato da Socrate: tanta abilità nel richiede il gravoso lavoro che il ruolo politico richiede, ma senso dell’onore zero! L’altro caso, invece, sa di miseria piuttosto “nera”, che non vede luce, chiarori, sbocchi. Miseria che non consente neppure la possibilità di poter soddisfare un bisogno primario, qual è il cibarsi.

Non sappiamo come evolverà il primo caso; sappiamo, però, come si è evoluto il secondo: un bagno di grande umanità che ci fa amare ancor di più i militi dell’Arma e ci convince nel credere che la bontà non appartenga  al ruolo né al rango. La bontà appartiene all’animo umano, vive nella parte più intima del cuore e non si apprende per cultura, per sentito dire, ma per contaminazione e contagio. Perciò nulla ha a che fare col ceto di appartenenza e, ancor meno, col ruolo che si riveste. Tutto ha a che fare con l’educazione, che comincia con la vita ma con essa non finisce perché lascia agli eredi qualcosa che non è rintracciabile nel testamento, ma solamente nell’esempio di vita.