
Abruzzesità / 99
‘S’HA FATTE N’ANNE….”
di Evandro Gay
Gli anniversari scorrono come rosari tra le mani di un credente; ogni passaggio emozioni diverse che il tempo, a volte, addolcisce. Ma non sempre.
L’essere umano nasce solo, vivendo si accompagna ad altri e comincia, allora, un intreccio di affetti che se abbelliscono la vita, quando l’abbelliscono, al loro venir meno creano tutti un senso di vuoto, di perdita, di mancanza.
Non è casuale che di mamma ce ne sia una e non di più. L’abbiamo appreso da bimbi la bellezza del suo esserci, del suo sostenerci, del suo annullarsi per noi. Abbiamo imparato anche ad ammirare la sua grandezza d’animo, il suo coraggio straordinario, il suo annullarsi per ciascuno di noi. Poi, un giorno, va. Noi la pensiamo in alto, lassù, nell’azzurro più azzurro del cielo, ma il cuore la sente qui, negli angoli che l’hanno avuta protagonista per una vita intera. In quell’angolo ogni giorno si posa lo sguardo dei figli. Sanno che non c’è, ma sperano di trovarla e gioiscono, quasi sempre, per questa fanciullesca speranza che non cessa, anzi si fa vera attesa. Evandro Gay ha ben letto il suo desiderio, non lo ha trattenuto. Ha fatto di più: lo ha esternato con dolcezza e sincerità e ne ha fatto dono a tutti, ma soprattutto a chi ha timore nell’ammettere che, anche da adulti, si rimane sempre sempre figli, figli desiderosi di una tenera carezza materna. Il dialetto è quello di Sulmona.
S’HA FATTE N’ANNE…
S’ha fatte, uogge, n’anne che tu,
mamme,
scì lassàte ‘sta terre e scì vulàte
pe’ l’autre munne
mmà ‘na rundenelle.
Le sacce ca me ‘uarde da luntàne,
ma je te sente ancòre
ecche vecine
e ’n te nascònne che,
cocche matìne,
me pare de vedérte sta’ ‘ssettàte
nnanze a lu taulìne,
a la cucine.
E’ nu mumènte suole,
’apù sparisce…
Ma je t’aspétte ancòre
pe’ demàne!.
E’ TRASCORSO UN ANNO…
E’ un anno, oggi, un anno che tu,
mamma,
hai lasciato questa terra e sei volata
su, verso l’altro mondo,
come una rondinella.
Lo so che mi guardi da lontano,
ma io ti sento ancora
qui vicina
e non ti nascondo che,
ogni mattina,
mi pare di vederti seduta
davanti al tavolino,
in cucina.
E’ solo un momento,
poi scompari…
Ma io ti aspetto ancora
domani!
( Enea Di Ianni)