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Abruzzesità / 93

                        “LU FUME”

di Antonio D’Alfonso

Antonio D’ALFONSO, nativo di Loreto Aprutino (PE) ma, poi, cittadino di Palena e, successivamente, di San Salvo (CH), nella pubblicazione “L’altalena della vita”, edita dall’Editrice Histonium  di Vasto (CH), dà prova del “bello” del poetare, del poetare in lingua e in dialetto, anche se è in dialetto che manifesta di trovarsi a pieno agio e, sicuramente, perché, come scrive Giuseppe Catania nella Premessa, “la lingua dialettale è stata la prima che ci ha insegnato ad amare la nostra terra e il nostro popolo, la nostra famiglia”, ma anche, e non è poco, “ci ha cullato nella fanciullezza e ci accompagnerà sempre…”

Il componimento “LU FUME” mi riporta alla canzone “Una sigaretta” di Fred Buscaglione, una canzone del 1959, l’anno prima che morisse: “…Prima che finisca questa sigaretta, tu mi dirai di sì, oppure forse no. Puoi pensarci bene, non avere fretta… C’è tanto tempo ancor. Il tempo di una sigaretta…!”

Già, il tempo di una sigaretta quant’è? Poco e molto. Poco se lo si pensa in rapporto a ciò che è bello, troppo se rapportato a ciò che fa male, che fa soffrire. Dipende, però, anche dal modo di fumare: se trattasi di fumatore avido o, piuttosto, di fumatore snob, appariscente, che s’atteggia. Nella poesia di D’Alfonso il fumatore ci pare saggio, tant’è che, cosciente delle conseguenze del fumo, sa smettere di fumare e investire bene  il risparmio che consegue al non acquisto di sigarette. Poi tutto va in… fumo!

E’ bastata una fumata a vanificare anni di forzata astinenza dal fumare.

Cattiva sorte? Destino ingiusto? O, invece, conseguenza dell’antico adagio, anch’esso abruzzese, “Chi sparagna, spreca”?

Di sicuro il fumo bene non fa, nel caso disegnato dal poeta  ha fatto davvero molto male. Troppo.

“LU FUME”              

                di Antonio D’ALFONSO 

Ne fumatòre tinéve ’n’affànne…

Nu juòrne disse: “ Baste, sa da smette,

a parte lu ’rfiatà, fa male ’n gànne,

sprèche li solde pe le sicarétte.”

 

Nghe lu sparàgne, dope parecchie anne,

stu tizzie s’è ’ccattàte na casétte,

ma forse è lu distine che cummànne

se ti vè ’mmènte di cagnà pruggètte.

 

Nu juòrne che la case avè lassàte

senza nisciùne, li fije a la scole,

à piàte foche e tutte s’è brusciàte;

 nu fume nere che chiudé la gole;

ccuscì tutte lu fume sparagnàte

è jjte ’n fume nghe na vota sole. 

 

 

IL FUMO

Un fumatore aveva l’affanno…

Un giorno disse: “ Basta, bisogna smettere,

a parte il respiro, fa male alla gola,

si sprecano soldi per le sigarette.

 

Con il risparmio, dopo parecchi anni,

questo tizio si è comprato una casetta,

ma forse è il destino che decide

se ti viene in mente di cambiare progetto  (di vita).

 

Un giorno che aveva lasciato la casa

senza nessuno, con i figli a scuola,

(la casa) ha preso fuoco ed è bruciata tutta,

 

un fumo nero che ti prendeva alla gola;

così, tutto quello che aveva risparmiato togliendo il vizio del fumo

se n’è andato in fumo tutto in una sola volta (con una sola fumata).

 

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