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STIPENDI DIFFERENZIATI AI DOCENTI? EQUO CANONE E “MERITO DISTINTO”

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STIPENDI DIFFERENZIATI AI DOCENTI?  EQUO CANONE E “MERITO DISTINTO”

di Pierluigi Palmieri

 LEP è l’acronimo che ha partorito l’argomento che ha avuto più titoli  nella settimana appena conclusa: STIPENDI DIFFEWRENZIATI per i docenti delle scuole italiane che operano nelle regioni con il costo della vita più alto.  Il 2 febbraio u.s. il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che contiene “disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario” prevedendo l’attribuzione alle stesse di nuove funzioni relative ai “diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”.

Questa prerogativa sarà consentita previa determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (i LEP appunto) da parte della Cabina di regia, istituita dalla legge di bilancio 2023. Non sappiamo se il nuovo Ministro della Pubblica Istruzione abbia colto casualmente la palla al balzo o se avesse maturato l’idea ancor prima di sedersi sulla poltrona di Viale Trastevere, ma siamo convinti che la sua sortita non è stata improntata alla prudenza che il momento attraversato dal mondo della scuola avrebbe preteso. Valditara ha agito in modo frettoloso e come conseguenza sono arrivate incomprensioni e critiche che, in gran parte,  lasciano il tempo che trovano, perché il problema della “sopravvivenza” dei docenti costretti a vivere a lontano da casa con stipendi che vanno dai 1300 ai 1500 euro al mese va risolto con immediatezza, mentre l’iter per la fissazione del LEP andrà ben oltre il termine delle attività didattiche.

Infatti ciascuna regione dovrà presentare  al Governo una proposta di intesa su cui si aprirà un negoziato per arrivare a uno schema preliminare, che, previo parere della  Conferenza unificata da rendere entro 30 giorni, dovrà essere approvato dal Consiglio dei ministri. Seguirà l’esame delle Camere e solo successivamente il Governo invierà il testo definitivo dell’intesa  alla Regione. Questa lo restituirà per la predisposizione del disegno di legge da inviare ancora alle Camere per l’approvazione definitiva. Per il corrente anno scolastico quindi non se ne parlerà proprio  e le cattedre, soprattutto al Nord, resteranno scoperte.

Sul tema della differenziazione degli stipendi sono scesi immediatamente in campo politici, economisti, sindacalisti, intellettuali di varia estrazione con prese di posizioni contrastanti, ma tutte caratterizzate dal difetto di fondo legato alle lungaggini burocratiche che comportano, non solo in relazione alla procedura che abbiamo appena analizzata, ma anche in termini di fattibilità sul piano economico. Eccone alcune:

Andrea Gavosto, Direttore  della Fondazione Agnelli si è detto favorevole rispetto a possibili differenze salariali, sostenendo che vi siano casi in cui adeguare gli stipendi a condizioni di lavoro differenti possa in effetti condurre a un miglioramento della qualità dell’insegnamento. In un  intervista al Corriere della Sera ha dichiarato che  “dovrebbero essere pagati di più i docenti che fanno più ore e che hanno più mansioni“.

Eraldo Affinati, scrittore e docente molto impegnato nel recupero dei ragazzi “difficili” e nel processo di integrazione degli immigrati con corsi per la  conoscenza della lingua italiana ha dichiarato all’Agenzia di stampa SIR che “per valorizzare i docenti e rafforzare le loro motivazioni non possiamo limitarci a propinargli l’ennesimo corso di formazione e aggiornamento Dovremmo piuttosto spingerli a una continua verifica della scelta che hanno compiuto, la quale non può ridursi in chiave soltanto professionale, dovrebbe essere anche esistenziale”.

Ad Affinati ha fatto eco l’altro scrittore e docente Enrico Galiani che sul Il librario ha sostenuto che“se si vuole dare onore al merito, nessun merito è più grande di scegliere consapevolmente di lavorare con studenti con situazioni familiari difficili per aiutarli a riscattarsi”. “

Da parte nostra per il momento ci accontenteremmo dell’estensione ai docenti dei benefici fiscali per le spese di affitto (detrazione IRPEF del 20% o cedolare secca) già vigenti per gli studenti Universitari fuori sede che studiano presso Università situate oltre i cento chilometri dalla loro città di residenza. Una sorta di equo canone che funziona. Una normativa che prevede benefici fiscali e contrattuali anche per chi accetta il tetto ai canoni di affitto.

 Sul tema è intervenuto anche il Ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, che in una recente intervista con “Repubblica”, ha parlato di dipendenti pubblici in generale per i quali è importante migliorare i termini dell’offerta prevedendo retribuzioni proporzionate al merito per aumentare il livello di soddisfazione del personale e garantire la loro appartenenza e orgoglio verso l’amministrazione.

Il Ministero è per stipendi differenziati in base al costo della vita, non solo al Nord, ma afferma che “il contratto resta nazionale, e vanno  introdotte premialità per le persone eccellenti”.

Su questa affermazione basiamo le nostre conclusioni.

Di persone eccellenti in ambito scolastico se ne contano a migliaia, ma sappiamo che gli addetti al settore dell’istruzione sono oltre un milione. L’individuazione delle eccellenze in materia di insegnamento non può avvenire con gli stessi criteri dei funzionari e dei dirigenti delle altre amministrazioni pubbliche.

La valutazione delle capacità del docente, dell’efficienza e l’efficacia del suo lavoro pretende  criteri obiettivi di cui l’attuale sistema non dispone. Allora perché non ripristinare il riconoscimento degli avanzamenti di carriera per  “merito distinto” e, perché no ?, della “chiara fama” acquisita con pubblicazioni e impegni di non ordinaria amministrazione. Si darebbe onore al “Merito”, temine aggiunto dal nuovo Governo al titolo del Ministero dell’Istruzione e, nell’immediato, in combinazione con l’equo canone di cui sopra, da istituire per Decreto della Presidenza del Consiglio, si renderebbe “appetibile” per i più dotati il complicato lavoro di docente.

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