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Perché il mare è salato? Limiti e armonia

Il Limite / 93

Perché il mare è salato?

Limiti e armonia 

di Raniero Regni 

  Perché il mare è salato? Sembra la domanda di un bambino curioso. Ma, in effetti, perché il mare è salato? Tutti conoscono la leggenda nordica della macina in fondo agli abissi che produce incessantemente il sale. Questa è la risposta mitica. La risposta scientifica non è così ovvia. I mari costituiscono circa i tre quarti della superficie terrestre, ecco perché dallo spazio il nostro pianeta assomiglia ad un globo di zaffiro blu. In effetti, invece di chiamarlo Terra dovremmo chiamarlo Oceano. Secondo J. Lovelock, il padre della teoria di Gaia, il pianeta che vive, “gli oceani sono parti vitali di quel motore a vapore a livello di globo che trasforma l’energia radiante del sole in movimenti dell’aria e dell’acqua, che a loro volta distribuiscono tale energia su tutte le regioni della Terra”. Non sappiamo bene come gli oceani si siano formati ma sappiamo che negli ultimi tre miliardi e mezzo di anni, nonostante gli straordinari rivolgimenti subiti dal pianeta, il volume totale dell’acqua è rimasto immutato.

Ma torniamo alla nostra domanda.  La salinità deriva dalle piogge che dilavano il terreno portando in mare detriti pieni di minerali e di sale. Ecco la risposta, ma qui in realtà cominciano i problemi. L’acqua evapora e poi torna sotto forma di pioggia, mentre il sale non evapora e quindi l’acqua dovrebbe diventare sempre più salata. Il campione medio di acqua di mare contiene il 3,4 per cento di sali inorganici per chilogrammo di peso, di cui il 90 per cento è costituito da cloruro di sodio, ovvero di sale. Se gli oceani hanno tre miliardi e mezzo di anni, la stessa età deve avere anche la vita che vi ha avuto origine. Ma noi sappiamo che le cellule viventi, tranne rare eccezioni, possono vivere con una salinità interna ed esterna non superiore al 6 per cento. Con una salinità più alta le cellule viventi di disintegrano. Allora come mai il mare, che dovrebbe essere sempre più saturo di sale, si mantiene ad un livello favorevole alla vita? In altre parole: perché i mari non sono più salati? Perché tutti gli oceani non sono come il Mar Morto, saturi di sale e quindi habitat intollerabili per la vita?

La risposta del chimico Lovelock è che siccome circa la metà della massa della materia vivente del mondo si trova in mare, questa massa fa in modo di modificare l’ambiente, assorbendo sale, in maniera tale da far fiorire la vita. L’altro aspetto interessante è che la gran parte degli organismi viventi è rappresentata da microorganismi, ovvero da esseri così piccoli che noi neanche ce ne accorgiamo. È il ciclo del sale, uno dei tanti anelli cibernetici di autoregolazione dell’ambiente che governano Gaia. Come quello dell’acqua, quello dell’ossigeno, quello dell’anidride carbonica, e così via.

Gaia, un organismo vivente capace di autoregolarsi, non è solo l’insieme di specie viventi ma crea un sistema che possiede proprietà emergenti, capacità che sono maggiori della somma dei suoi componenti. Ecco perché può essere considerato come un gigantesco organismo vivente. Esso ha dato il via ad un’infinita, complessa, e in gran parte sconosciuta, rete di sistemi interdipendenti attraverso i quali la vita controlla attivamente l’ambiente atmosferico adeguandolo alle proprie necessità. La biosfera sembra comportarsi come un gigantesco organismo che punta all’equilibrio ottimale per l’esistenza della vita. Durante l’evoluzione, la fisica è diventata chimica e la chimica biologia e questa mostra di possedere una sua straordinaria intelligenza. I vari cicli di cui abbiamo parlato si condizionano a vicenda, si limitano a vicenda con feedback negativi il cui scopo è quello di mantenere l’equilibrio, l’omeostasi di tutto il sistema. Limiti che producono l’armonia.

L’essere umano è parte integrante di Gaia, ma oramai con le sue tecnologie, bruciando combustibili per generare energia interferisce pesantemente su tutti questi cicli, il surriscaldamento globale e l’acidificazione degli oceani ne sono una conseguenza. Gaia sembra possedere una capacità di mantenere l’equilibrio ma questa capacità potrebbe essere compromessa dalla mancanza di limiti dello sviluppo umano. I processi lenti e millenari di Gaia danno un avviso minimo di tendenze errate. Noi lo potremmo percepire troppo tardi e la loro inerzia porterà le cose verso il peggioramento prima che si possa iniziare un egualmente lento processo di miglioramento.

Essere diventati una forza cosmica dovrebbe renderci più saggi e responsabili. Per evitare una distruzione di Gaia, e quindi la nostra stessa distruzione, dovremmo cambiare prospettiva al nostro sguardo sul mondo e cambiare rotta alla nostra azione su di esso. Dovremmo aumentare le conoscenze attraverso la ricerca scientifica, diffonderle attraverso una capillare forma di comunicazione e educazione. Al tempo stesso non pensare solo a soluzioni tecnologiche, che peccano anch’esse di antropocentrismo, ma piantare miliardi di alberi, ovvero di esseri che sono i migliori riduttori di inquinamento che abbiamo a disposizione.

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