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I GIUDICI HANNO FIGLI CHE VANNO IN BICI?

 

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I GIUDICI HANNO FIGLI CHE VANNO IN BICI?

 Il nome Davide – nella Bibbia e dunque nelle nostre suggestioni – è sempre stato quello di un vincitore. Di un combattente indomito, pronto a battersi con chiunque a dispetto della sua apparente fragilità.

Ma quando Davide il coraggioso, Davide l’invincibile, Davide pronto a misurarsi anche contro il destino ha come sua sola “arma” una bici, e Golia è un criminale vigliacco alla guida di un oggetto mastodontico che manovra con superficialità e incoscienza (tanto lui non si farà mai “male”), la leggenda è destinata a finire. E così Davide resta sull’asfalto esanime come un povero passerotto colpito a tradimento da un killer infame: mentre Golia si ferma, lo guarda, capisce e poi scappa come fanno solo gli assassini.

E li chiamano pure “incidenti stradali”. Come se fosse un “incidente” andare in giro con un bazooka e premere il grilletto: possibilmente contro un obiettivo indifeso. E c’è pure chi applaude perché i ciclisti “stanno in doppia fila”, perché sono “imprudenti”, perché – ohibò – sono pure maleducati e si permettono di mandare a quel paese chi cerca simpaticamente di ammazzarli. Davide Rebellin non era in doppia fila, non era imprudente ed era la persona più gentile del mondo: e in più sapeva portare benissimo la bici, sapeva scansare i pericoli, era un gatto dai riflessi prontissimi. Ma quando una dozzina di tonnellate gestite da uno scellerato si schiantano contro un “obiettivo” di 60 chili, bicicletta compresa, “Golia” vince sempre. E uccide. Uccide chi vorrebbe solo pedalare e vivere: senza fare del male a nessuno.

Si è chiuso un anno disastroso per la sicurezza stradale. I ciclisti, dopo il Covid sono tornati ad uscire e – purtroppo in numero sempre maggiore – sono tornati a morire. Anzi, ad essere assassinati (e non da “macchine impazzite” come recitano i titoli dei giornali, ma da chi queste macchine le guida ai confini della criminalità).Poche – troppo poche e inascoltate – le voci che si levano contro questa strage (autorevole e inattesa quella del presidente della Repubblica: “Siamo davanti a sofferenze insopportabili”). Troppe – ancora troppe – le barriere culturali di chi non solo alza le spalle, ma addirittura incita a delinquere. Clamoroso e incomprensibile quello che è accaduto poche settimane fa presso il tribunale di Pistoia dove è stato assolto in primo grado (“Perché il fatto non costituisce reato”), un galantuomo che aveva commentato l’episodio un corridore professionista travolto e poi aggredito con un post che recitava testualmente: ”Investire un ciclista per educarne cento”. Suscitando più sgomento che indignazione

Chissà che “lezione educativa” ha ricevuto Davide Rebellin, o che “insegnamento” aveva tratto a suo tempo Michele Scarponi, o che meravigliosa prospettiva di vita ha raccolto morendo sull’asfalto il giovane calciatore del Padova Manuel Lorenzo Ntube strappato al futuro a 17 anni dall’autista di un suv a Ferrara, o come si sarà sentito vicino ai suoi sogni il piccolo Momo assassinato a Milano da uno scellerato senza patente imbottito di cannabinoidi!

Avranno un figlio questi seminatori di odio? Avranno un figlio i giudici che li assolvono?

 

 

 

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