HomeLa RivistaAttualità e AmarcordAAA CERCASI TESTE PENSANTI     PER DECIDERE LA CITTA’ FUTURA

AAA CERCASI TESTE PENSANTI     PER DECIDERE LA CITTA’ FUTURA

Attualià / 77

di Marcello Martelli

Un medico che vuole trasferire tutto a Piano d’Accio di Teramo ha detto che faccio male a parlare e sparlare troppo di “nuovo ospedale” (sui social), perché sono un incompetente in materia di medicina moderna. Verissimo.

Ma dove sono i cosiddetti competenti, visto che sta decidendo solo la Lobby del cemento? Dove sono i politici, gli urbanisti e gli esperti di edilizia sanitaria? Scomparsi persino gli ambientalisti. Tutti zitti? Giuro che smetterò di occuparmi dell’argomento, non appena vedrò un tavolo con attorno le teste pensanti, che sanno riflettere e decidere una scelta di grande impatto sociale e forte interesse collettivo.

Urge un gran Sinedrio di saggi con al centro l’amatissimo Vescovo-medico, che di ospedali sa tutto, come di Sanità per ricchi e poveri. La partita è grossa e va giocata alla grande, con competenza e impegno, per cogliere appieno gli obiettivi socio-sanitari del territorio e spendere il fiume di danaro pubblico come vuole il premier Draghi. Per ora, purtroppo, sono molti gli assenti, con pochissimi a decidere e numerosi cittadini indifesi ad opporsi.

Questa volta all’appello mancano persino i difensori della “sostenibilità”, a loro volta silenziosi. Ma non hanno niente da dire in materia di consumo del suolo pubblico, mentre la Regione Abruzzo prepara una legge che introduce nuove restrizioni? Eppure, sulla costruzione di nuovi poli sanitari nel Nord Legambiente, in particolare, ha espresso dissenso sui nuovi ospedali previsti in Emilia-Romagna che «comporteranno la perdita di ingenti quantità di suolo vergine in aree ad alta vocazione agricola». L’associazione, pur consapevole delle difficoltà che il settore sanitario sta attraversando a causa della crisi pandemica in atto, tuttavia giudica «impensabile che sia lo stesso comparto pubblico a replicare i modelli insostenibili del passato e a contraddire le indicazioni normative. In questo caso, percorrendo la strada dannosa dell’uso di suolo vergine, invece che quella del recupero di aree già degradate».

Tre i progetti di nuovi insediamenti sanitari che compromettono importanti superfici in aree rurali: l’ospedale di Cesena, Carpi e Piacenza. Per i quali la discussione, molto dibattuta sulla stampa, non ha trovato altrettanto e adeguato approfondimento nell’ambito procedurale della Valsat (“strumento istituzionalmente ideato per una corretta partecipazione della società civile e finalizzata alla ponderazione, più oggettiva possibile, dei costi e dei benefici di un’opera così importante e significativa per il territorio e per la comunità come lo è un ospedale”).

Giudicato particolarmente grave il caso di Piacenza dove la localizzazione prescelta comporterà la compromissione di un’area oggi fuori dalle tangenziali e, dunque, aprendo la strada a future espansioni in tale direttrice, mentre si sarebbe potuto optare per realizzare l’intervento entro l’anello delle tangenziali. La scelta avrà riflessi negativi sulla mobilità sostenibile aumentando il rischio di potenziale allagamento…».

A Parma si è scelto in passato di realizzare le nuove strutture ospedaliere a fianco degli edifici storici. Una soluzione che oltre a non consumare suolo ha avuto il vantaggio di tenere vivo il tessuto sociale e le attività circostanti. Si ribadisce, dunque, “la necessità di ripensare le scelte degli insediamenti rendendoli esempi virtuosi e dimostrando che c’è coerenza con le dichiarazioni politiche con la legge urbanistica regionale. Da anni ormai si è diffusa la consapevolezza che le scelte strategiche di trasformazione del territorio debbano essere intraprese nell’ottica della rigenerazione urbana, risulta quindi particolarmente stridente che proprio alcune strutture volute e finanziate dal pubblico vadano marcatamente in direzione opposta».

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