HomeEditorialiMOLESTIE SESSUALI A SCUOLA: I PERCHE’ DELL’IMPUNITA’ DEI PROF PORCONI..Ecco la nuova equazione: foto a seno nudo uguale a 6 in matematica!

MOLESTIE SESSUALI A SCUOLA: I PERCHE’ DELL’IMPUNITA’ DEI PROF PORCONI..Ecco la nuova equazione: foto a seno nudo uguale a 6 in matematica!

 


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Editoriale / 45

Molestie sessuali a scuola: i perché dell’impunità dei “prof porconi”

Ecco la nuova equazione: foto a seno nudo uguale a 6 in matematica!  

di Pierluigi Palmieri

Come se non bastasse la pioggia di problemi che l’hanno investita in questi ultimi anni, questa settimana  sulla scuola italiana è piombato un  episodio che ha irritato e disgustato tutti.

Le cronache hanno portato  alla ribalta un professore “porcone”,  che, quattro anni fa  a fine anno scolastico propose a un’alunna che all’epoca  aveva 14 anni di sanare l’insufficienza in matematica in cambio di una foto del suo seno nudo.   Il fenomeno è forse più vecchio di quello che per antonomasia viene definito il più antico mestiere del mondo. La secolare “tolleranza” per la prostituzione deriva da precedenti storici e perfino da arcaiche motivazioni religiose, che spingevano le donne in oriente ad offrire i loro corpo ad estranei nei templi pagani, dove lasciavano il denaro che guadagnavano. L’accenno a questo particolare  è propedeutico alla mia personale lettura del comportamento del soggetto che improvvidamente è stato ammesso a svolgere la funzione docente.

Al cosiddetto prof , andando indietro nel tempo di circa 2500 anni, devono essere balenate per la mente le leggi emanate da Solone (VII-VI secolo a.C.) primo promotore dei lupanari, e ne ha creato uno nella Sala dei Professori dell’Istituto di Cosenza.

L’alunna ha riferito che fu invitata.ad andare in bagno a denudarsi il seno e a scattare una foto usando il telefono cellulare dello “scienziato” inventore, novello Pitagora, dell’equazione “ seno al quadrato = sei”. Il cliente avrebbe pagato la prestazione un sei tondo tondo” in Matematica.

Dentro e dietro il fatto, di per sé gravissimo, ci sono degli aspetti che sconcertano chi ha anche solo un minimo di dimestichezza con il codice disciplinare e deontologico del personale della scuola, al quale sono attribuiti dettagliati profili professionali per lo svolgimento delle singole funzioni. Non a caso il Contratto Nazionale di Lavoro (CCNL) del comparto scuola prevede prescrizioni distinte per il personale ausiliario, tecnico, amministrativo (ATA), per i docenti e per i dirigenti. Tutte le disposizioni però hanno in comune il rispetto della particolare finalità educativa del lavoro in un ambiente che è esclusivamente destinato per la quasi totalità a bambini e giovani in età minorile. Soprattutto per gli insegnanti ci sono delle norme che impongono il rispetto di una prassi ben precisa, ivi compresa quella che prevede la segnalazione di comportamenti “anomali” da parte di colleghi di lavoro. In estrema sintesi di fronte a violazione delle norme comportamentali del personale scolastico il Dirigente dell’Istituto interviene con una contestazione degli addebiti e assegna all’accusato dei termini per presentare le  proprie giustificazioni, per poi decidere se irrogare una eventuale sanzione. La mancanza va comunque  segnalata all’Ufficio Competente per Procedimenti Disciplinari (UCPD) costituito presso i Provveditorati, che è deputato in caso di  rilevante gravità ad  infliggere sanzioni che possono arrivare  alla destituzione. E questo il caso di   atti che siano in grave contrasto con i doveri inerenti alla funzione e di attività dolosa che abbia portato grave pregiudizio alla scuola, alla pubblica amministrazione, agli alunni, alle famiglie;

Ebbene nella vicenda  del Liceo “Valentini-Majorana” di Cosenza   queste disposizioni sono state totalmente ignorate, non solo dalla Dirigente Scolastica. Pare, molto paradossalmente, che ciò sia avvenuto  “per tutelare il buon nome dell’Istituto”. Inoltre il caso non sembrerebbe isolato perché, oltre alle studentesse intervistate dalle “Iene” riferiscono le cronache , che molte altre, durante l’occupazione del loro Istituto, hanno dichiarato che  nel tempo ce ne sarebbero stati molti altri.

Confesso comunque che lo sconcerto non nasce solo per la superficialità e l’inettitudine degli organi preposti ma anche per “l’eccesso di fiducia”, che la stessa famiglia della ragazza vittima delle molestie ha riposto in questi  organi.

 Nella settimana appena trascorsa, sin dalla prima intervista rilasciata a “Le Iene”, la ragazza affiancata dal fratello, dotato peraltro di un eloquio chiaro e spigliato, aveva esposto, di spalle alle telecamere, la successione dei fatti. Un’altra ragazza durante il servizio ha riferito   di essere rimasta sola, quando aveva 16 anni, in classe con il docente che l’aveva spinta verso il muro palpeggiandola con esplicita richiesta di “fare due botte” con lui…!!! (NINA: Molestie da un professore? Le ragazze e la preside del caso Cosenza – Le Iene Video | Mediaset Infinity ) Tutto ciò ha dato la stura ad una serie di servizi sulle cronache nazionali con ampi spazi di approfondimento su tutti i canali della TV di Stato per culminare poi nel video ,esso in onda èpche ore fa su Fanpage.it nel quale a volto scoperto rivolge un appello alle sue coetanee affinché abbiano il coraggio di denunciare.

OK , ma se le famiglie, in perfetta buona fede non avessero ignorato l’esistenza dell’ufficio UCPD presso il Provveditorato agli studi, e mi permetto di aggiungere quelli della Questura e dei Carabinieri, oggi non staremmo ancora a parlare di  una probabile “prossima” destituzione di uno pseudo- insegnante,  bensì di una statistica meno indecorosa di casi di molestie sessuali nell’arcaico “tempio sacro” denominato scuola.  E’ ormai tempo che anche il Ministro della  Pubblica Istruzione di concerto con quello delle Pari opportunità e della Famiglia, avviino una vera e propria campagna informativa sulla possibilità di denunciare oltre che agli organi di pubblica sicurezza agli Uffici  ” Competenti”, che vanno comunque alleggeriti di vincoli burocratici e integrati con specifiche professionalità ben disposte all’ascolto.

E vero che non è mai troppo tardi ma…

 

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