IL SACRO LIMITE

Il Limite/38

Il sacro limite 

di Raniero Regni

“Tempo di Natale, tempo religioso, tempo del sacro, tempo della Festa. Tempo di riscoprire il limite e la distinzione tra il sacro e il profano”

L’essere umano è un animale simbolico, come ci dicono alcuni filosofi. L’unico essere che sa distinguere il reale dal possibile. Tutti gli animali vivono in un unico mondo ed in unico modo, il mondo reale e il modo indicativo. Solo l’uomo vive nel mondo come è ma anche nel mondo congiuntivo e condizionale, il mondo come potrebbe o dovrebbe essere.  L’essere umano si pone così domande a cui cerca di dare risposte ma sente che la domanda eccede sempre la risposta: perché c’è l’essere invece del nulla? Che senso ha la vita? Da dove vengo? Che cosa posso sperare? Come devo vivere? Chi sono io?

Secondo un grande neuroscienziato, T. W. Deacon, autore di un’opera enorme intitolata La specie simbolica, tutta questa esuberanza intellettuale è dovuta all’eccedenza neurale che il nostro cervello si porta dietro. In altre parole, una pura bizzarria dell’evoluzione ci ha dotato di un cervello troppo grande, che va ben al di là delle necessità della sopravvivenza. “Noi umani, come specie, sembriamo impensieriti dalla fine, in ogni senso della parola”, scrive Deacon. Lottiamo per comprendere la cessazione della vita e il senso della trama dell’universo, senza che tutto questo lavorio incessante abbia un valore adattivo, senza cioè che ci sia un’esigenza selettiva per tutto questo sforzo intenso e disperato. Questo è forse il contraltare per il dono di essere una specie simbolica capace di creare un mondo di controfattuali e di futuri possibili. È forse la ridondanza della nostra capacità simbolica quella che ci fa scoprire trame in tutto l’universo? Perché ci aspettiamo sempre una logica nascosta in quello che accade?

Questa è la spiegazione che potremmo definire materialista, la quale pure finisce in un inquietante interrogativo. 

Per altri studiosi invece la vita umana ha a che fare con il mistero, che non è ciò che non si può spiegare ma ciò che non si finisce mai di spiegare. Noi umani ci siamo sempre sentiti avvolti dal mistero e ci siamo meravigliati di questo mistero. Come scrive il grande sociologo della religione P. Berger, la religione è stata il veicolo principale di questo senso di meraviglia. La religione è “la convinzione che vi sia una realtà al di là della realtà dell’esperienza ordinaria, e che questa realtà sia di grande importanza per la vita umana”. 

La dimensione religiosa è la dimensione del sacro. Qualcosa che attrae e spaventa al tempo stesso. Qualcosa che distingue un tempo da un altro. Il tempo del sacro è il tempo delle feste religiose che pongono un limite alla sfera di ciò che è laico. Le società umane si sono sempre tenute a queste due dimensioni cercando di evitare di mescolarle. Il sacro indica anche un pericolo: chi lo tocca malamente muore. Chi lo supera rischia. Il sacro è il limite e il limite è il sacro. Certe cose si possono fare altre non si possono fare. Il sacro limite indica che ci sono delle realtà non a disposizione dell’azione umana, lì ci si deve fermare.  

Religione, sacro, Dio, anima, oggi questi nomi, almeno nelle società occidentali, vanno perdendo il loro senso e il loro valore per moltissime persone. Per questo ci è difficile capire e sentire questa dimensione religiosa. Viviamo in società secolarizzate, disincantate, sottoposte all’eclissi del sacro. E questo è avvenuto anche per un’eccedenza di beni di consumo e di apparati tecnici che sommergono la nostra vita e saturano la nostra esperienza, dandoci l’illusione dell’onnipotenza. Anzi creando essi stessi una nuova religione, quella dello sviluppo e del mercato, una teologizzazione dell’economia. Gli oggetti sono diventati onnipresenti ed invadenti. Abbiamo perduto la relazione con il trascendente naturale e con il trascendente religioso, con Dio e la Natura. Entrambe ci dicono che ci sono dei limiti sacri che non devono essere superati ed entrambe ci ricordano che noi non siamo Dio. 

Ma noi continuiamo a vivere immersi e sommersi in questo mondo di oggetti che stanno diventando più reali e vivi dei soggetti umani. Eppure la dimensione religiosa è così forte che anche l’industria e il marketing, il produttivismo e il consumismo non possono ignorarla, ma se ne servono per i loro scopi. Al fondo del sacro e della religione c’è il bisogno di salvezza. Oggi il marketing ci propone la salvezza attraverso l’acquisto di oggetti. È questa una vera e propria industria del reincanto artificiale del mondo: la religione dei consumi. Ma questo incantesimo dura solo poco tempo. Il tempo dell’acquisto e del godimento dei beni, per poi ripiombarci nell’illusione e nello sconforto, che qualcuno ha chiamato anche “la prigione dell’immanenza totale”.

Tempo di Natale, tempo religioso, tempo del sacro, tempo della Festa. Tempo di riscoprire il limite e la distinzione tra il sacro e il profano. Nella fredda notte solstiziale riscopriamo la Luce. Diamo alla Festa quello che è della festa, senza confonderlo con il tempo del mercato e il falso culto del profitto. 

Nessun Commento

Inserisci un commento