
Non si può provare che un’amara soddisfazione nel constatare che sono trascorsi ben sette anni da quando organizzammo la prima assemblea pubblica al Castello Orsini colonna di Avezzano sul tema “Marsica Capitale: come trasformare un problema in fattore di sviluppo” (29 marzo 2014). Il titolo, forse ispirato da troppo ottimismo, segnalava l’urgenza di sostenere le migliaia di marsicani, lavoratori e professionisti di tutti i settori, e gli studenti che spendevano quotidianamente un quarto della loro giornata per andare a Roma e tornare, non valsero a nulla le relazioni, autorevoli puntuali e documentate, a sostegno della fattibilità e dell’economicità dell’iniziativa per dare nuovo impulso all’economia della Marsica e dell’intero Abruzzo. I tecnici da noi consultati suggerivano la realizzazione di un’apposita tratta di binari di una decina di chilometri dedicati tra Tivoli e Roma e, di utilizzare il “parco treni” della Società abruzzese “Sangritana” che aveva in organico personale viaggiante in esubero e addirittura manteneva, da tempo, sui binari morti motrici e vagoni ultramoderni. Gli “amministratori” locali e regionali restarono colpevolmente indifferenti. Le nostre proposte erano sostenute da un dettagliato piano economico che teneva conto delle risorse esistenti e prevedeva l’impiego di risorse relativamente modeste, che furono snobbate anche dopo la seconda assemblea pubblica organizzata da Civiltà Italiana e Credici il 19 novembre del 2018 nella Sala Orione di Avezzano dall’emblematico titolo “La nostra Alta velocità: MARSICA
CAPITALE IL RITORNO”. Rimasero lettera morta sui siti delle due associazioni e anche sulla pagina appositamente creata su Facebook intitolata Marsica Capitale che ancora oggi riporta in apertura la ben augurante foto della nostra locandina diventata ormai “d’epoca”. Dal momento in cui il governo centrale ha palesato l’intenzione di investire decine di miliardi in grandi infrastrutture, in conseguenza dell’istituzione del Fondo di recupero come risposta dell’Europa all’emergenza causata dalla pandemia da Covid-19,gli stessi soggetti politici di tutte le fazioni hanno iniziato a sbracciarsi per rivendicare la primogenitura dell’idea della Linea Ferroviaria veloce Pescara- Roma.Si fa conto sulla quota italiana dei 750 miliardi del Next Generation Eu e si gridano slogan che sfruttano quei principi (i nostri) che per anni hanno snobbato. Sono attitudini e abitudini, che mi fanno pensare alla miriade di Giapponesi, che, negli anni settanta, da turisti veri o falsi e soprattutto da maestri “copioni”, scattavano foto alle nostra meraviglie artistiche che poi riproducevano nel paese del Sol Levante nei luoghi più impensati. Il fenomeno trova maggior riscontro nel “plagio” di quei gioielli di tecnica ed estetica che sono le moto create da Guzzi, Aprilia e Ducati, per non parlare di Ferrari, Maserati e Lamborghini. Ecco che spuntano come funghi i signori Yamaha, Honda e Suzuki di casa nostra, pronti a cavalcare l’avveniristico e velocissimo treno Pescara- Roma che ora traina vagoni di miliardi di Euro.
Non siamo gelosi di questi giapponesi nostrani tantomenno delle loro abitudini demagogiche. Provo soddisfazione nel vedere inserita la Pescara-Sulmona-Avezzano-Roma nel mega progetto per l’Alta Velocità italiana al pari della Roma-Salerno- Reggio Calabria- Palermo. Ma c’è dell’amaro nel pensare alle migliaia di Universitari marsicani, ai lavoratori e ai professionisti che nonostante la nostra “sveglia” datata 2014 (v. riquadro) seguitano a “pendolare” per ore sui binari che portano alla Capitale, ma anche a quelli costretti a “prendere casa” pagando il relativo scotto economico, mentre nella sola Avezzano sono oltre tremila gli appartamenti inutilizzati. La generazione “attuale” che paga la Next Generation Eu di tasca propria per assenza di lungimiranza politica … Ci sarà un ristoro?
