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RUBESCO RISERVA 2018.

Cucina & Cantina 140

Questa settimana rimaniamo in Umbria per degustare un altro caposaldo della enologia di questa splendida regione, ossia la versione  Riserva di Vigna Monticchio 2018 della famiglia Lungarotti. Un vino di nicchia che nasce da una piccola parte  della produzione che, per ubicazione del terreno, attenzione nella scelta dei grappoli e particolare tecnica di affinamento, ne fanno il prodotto di punta della cantina di Torgiano. Il nome che lo identifica è frutto della  fantasia dei fondatori e deriva dal verbo latino rubescere, arrossire: un significato perciò gioioso. L’etichetta riporta un bassorilievo raffigurante la vendemmia, particolare della Fontana Maggiore di Perugia, la più bella fontana di piazza del XIII secolo.

 Dopo oltre cinquant’anni di duro lavoro la famiglia Lungarotti è diventata una vera e propria istituzione nel campo della enologia umbra, aiutata anche dal lavoro di promozione derivante dalla gestione del famoso ristorante  Le tre Vaselle messo al servizio della cantina con piatti studiati appositamente per esaltare le caratteristiche dei vini prodotti. L’azienda è stata fondata nel anni ‘60 da Giorgio Lungarotti e  rappresenta da decenni un punto fermo e indiscutibile nella scena vitivinicola non solo di tutta l’Umbria, ma anche di tutta l’Italia Centrale. Una realtà che è stata protagonista di un percorso reso possibile da vini letteralmente indimenticabili, capaci di segnare la storia del vino italiano nei cinque continenti. Il “Rubesco” oggi in degustazione ne è l’espressione più alta e significativa. Situata nel territorio del comune di Torgiano, pochi chilometri a sud della città di Perugia, attualmente l’impresa può contare su un’imponente superficie vitata che complessivamente raggiunge circa 250 ettari. Con una produzione media annua che supera abbondantemente i due milioni di bottiglie.      L’azienda tra i filari si avvale della preziosa professionalità agronomica di Attilio Persia, mentre in cantina la firma enologica è quella di Vincenzo Pepe. Segnalo infine che questo Rubesco Riserva può vantare la DOCG dal 1990 con riconoscimento retroattivo a partire dalla vendemmia 1983. Il premio dei famosi tre bicchieri del Gambero Rosso  ormai non fa più notizia .

Provenienza:  Torgiano – UMBRIA

Annata : 2018

Gradazione alcolica: 14,5 % vol.

Varietà delle uve:  Sangiovese 100%

Tipologia: il Vigneto di provenienza è situato sulla collina di Brufa a   3000 mt s.l.m. con esposizione ad Ovest-Sud Ovest ed ha una superficie di 15 ha di cui solo 10 sono stati utilizzati per produrre il Rubesco Riserva “Vigna Monticchio” 2018. Il terreno è di origine lacustre e presenta una notevole variabilità pedologica: si stratificano delle frange argillose alternate a frange sabbiose, queste ultime più frequenti nella parte più bassa del vigneto

Vinificazione: La vendemmia è eseguita nella seconda decade di ottobre e le uve dopo aver subito una accurata doppia cernita e portate in cantina per la diraspatura e pigiatura vengono avviate alla fermentazione a temperatura controllata. Il mosto viene lasciato in contenitori d’acciaio con macerazione sulle bucce per  circa 25-28 giorni a cui segue un affinamento di circa un anno in barrique di varia grandezza. Rimane a riposare in bottiglia per almeno tre anni prima di essere avviato alla commercializzazione.

Caratteristiche organolettiche: Questo Rubesco  riempie il calice con il suo colore rubino profondo con sfumature violacee. Al naso esprime un profumo complesso che ricorda la marasca e la mora con delicati richiami alla violetta e leggere note mentolate e pepe nero. Al palato è di grande concentrazione, fruttato e leggermente balsamico, dal tannino morbido e vellutato, dal finale lungo e persistente. Sarà interessante osservare la sua evoluzione nel tempo. L’apogeo lo situo intorno al 2036  -2038, purché conservato correttamente.

Temperatura di servizio: 18-19 °C  previa ossigenazione per almeno 2 ore utilizzando un calice molto ampio.

Abbinamenti :  Essendo un rosso elegante e rotondo si abbina bene ai piatti della raffinata cucina internazionale come ad un cinghiale alla cacciatora, ad un filetto al pepe verde o ad una fiorentina di chianina. Per rimanere nell’ambito della cucina umbra lo vedo bene con un piccione al tartufo neo o con degli strangozzi con cipolla rossa, guanciale e pecorino. Per chi vuole osare,invece, il mio consiglio è di provarlo con un’anatra all’arancia.

 

 

 

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