HomeCulturaartiSCIAMANI: COMUNICARE CON L’INVISIBILE- TRENTO PALAZZO DELLE ALBERE

SCIAMANI: COMUNICARE CON L’INVISIBILE- TRENTO PALAZZO DELLE ALBERE

Curata da Gabriele Lorenzoni per il Mart – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, insieme all’antropologo Massimiliano Nicola Mollona la terza sezione della mostra “Sciamani”  esplora i punti di intersezione tra i linguaggi artistici contemporanei, dal secondo dopoguerra in poi , e le relazioni di collegamento che questi hanno con le pratiche  sciamaniche, esplicitate da opere che variano da performance a sculture organiche e pitture ricamate, dove gli artisti esplorano la loro cognizione di confine, tra il visibile e l’invisibile, nell’aprire un dialogo con la “forma, lo spazio, i materiali” che prova a superare la realtà tangibile in un invito  ad esplorare le dimensioni mistiche della creatività artistica.

La selezione degli artisti e delle opere propone una riflessione sull’influenza della tematica sciamanica nelle produzioni artistiche contemporanee, offrendo al pubblico un’occasione per esplorare la connessione tra il mondo dell’arte e le pratiche spirituali e terapeutiche proprio attraverso un approccio multidisciplinare che esplora le diverse manifestazioni artistiche ispirate allo sciamanesimo con 40 opere di 26 artisti e artiste internazionali: Marina Abramović, David Aaron Angeli, Joseph Beuys e Buby Durini, Alighiero Boetti, Chiara Camoni, Ramon Coelho, Claudio Costa, Jimmie Durham, Bracha Ettinger, Angelo Filomeno, Hamish Fulton, Allan Graham, Louis Henderson, Karrabing Film Collective, Suzanne Lacy, Mali Weil, Attilio Maranzano, Si On, Anna Perach, Ben Russell, María Sojob, Daniel Spoerri, Alexandra Sukhareva, Alisi Telengut, Franco Vaccari.

Marina Abramovic, “Balkan Baroque” del 1997, una rappresentazione coinvolgente delle pratiche sciamaniche attraverso l’uso di performance e simbolismo visivo. L’artista invita il pubblico a esplorare il confine tra il visibile e l’invisibile, aprendo la porta a una dimensione di comunicazione transcendentale.

Chiara Camoni, con le sue Grandi Sorelle del 2023, utilizza elementi organici come erbe, bacche e fiori, evocando una sensazione di magia e spiritualità. Le opere sono intrise di una formularità magica, portando lo spettatore in un viaggio personale attraverso la dimensione mistica della realtà.

Jimmie Durham, con “Elephant Skull Study #7” del 2005, adotta un approccio che richiama le pratiche sciamaniche nella combinazione unica di materiali. La sua opera si svela come un ponte tra l’arte contemporanea e le tradizioni sciamaniche, evidenziando la connessione tra il materiale fisico e le proprietà simboliche.

Le pitture ricamate di Angelo Filomeno, in particolare “Shaman Necklace (sea fans and skull)” del 2015, trasportano il visitatore in atmosfere arcaiche e tribali. Le sue opere raffinate e l’uso di materiali nobili creano una fusione di estetica contemporanea e richiami culturali legati allo sciamanismo.

Claudio Costa, artista-terapeuta, con opere come “Il grande mago” del 1987, propone un inventario delle culture attraverso la sua arte, offrendo uno sguardo sulla connessione tra arte, alchimia e antropologia. Le sue creazioni si intrecciano con l’ispirazione tematica dello sciamanismo.

Daniel Spoerri, con “Figure Humaine comparée avec celle de la chèvre et brebis (Carnaval des Animaux)” del 1995, esplora il confronto tra l’umano e l’animale, incorporando elementi rituali come un teschio tibetano e corna di ungulati, creando un collage di simboli sciamanici.

David Aaron Angeli, con “Offerta della coppa piumata” del 2023 e “Incontri montani” del 2020, trasmette contaminazioni con prassi culturali appartenenti allo sciamanismo attraverso le sue opere intrise di simbolismo e misticismo.

Alighiero Boetti, con “Shaman/Showman” del 1968, dichiara apertamente la correlazione tra l’artista e lo sciamano, suggerendo che entrambi sono stregoni nel creare con la mano e la mente. Una tematica simile è esplorata da Suzanne Lacy in “Anatomy Lesson #1: Chickens Coming Home to Roost (for Rose Mountain and Pauline)” del 1976-2005, dove l’artista esplora il rapporto tra identità e corpo biologico attraverso il prisma del femminismo e della body art.

Nessun Commento

Inserisci un commento