La mostra offre un’immersione avvincente nella vita e nell’opera di un genio poliedrico del Novecento. Attraverso una selezione di 150 opere, che spaziano dai disegni ai film, dai libri agli arazzi, viene celebrata la straordinaria versatilità di Jean Cocteau, definito da Kenneth E. Cocteau come “una sorta di Shiva”, un giocoliere a sei braccia capace di destreggiarsi tra diversi strumenti creativi: penna, pennello, forbici, libri, sigaretta. La sua figura eclettica, che abbraccia ruoli di artista, scrittore, cineasta, drammaturgo, critico e poeta, è resa palpabile attraverso un allestimento che racconta la sua vita e la sua ricerca estetica. L’esposizione non solo ripercorre la carriera eclettica di Cocteau, ma getta anche luce sulle sue sfide personali e sulla sua vita controversa, caratterizzata da dipendenze, scandali, dall’omosessualità mai pienamente dichiarata alla dipendenza dall’oppio. Attraverso testimonianze e opere d’arte, emerge il ritratto di un uomo che sfidava le convenzioni sociali e artistiche del suo tempo con il suo spirito ribelle e la sua creatività sfrenata. Tuttavia, è proprio questa complessità che ha reso Cocteau un’icona del suo tempo, un “ragazzo terribile” la cui opera stessa si fonde con la sua esistenza.
Particolarmente significativa è la sezione dedicata al legame tra Cocteau e Peggy Guggenheim, testimone di una relazione che va oltre il mero rapporto tra artista e mecenate, e che si esprime attraverso frequenti visite a Venezia e un’intesa artistica profonda.
Tra le opere esposte, emerge la continua presenza del tema di Orfeo, simbolo della ricerca artistica e della passione amorosa di Cocteau. Inoltre, viene evidenziato il suo contributo nel campo del design e dell’oreficeria, con La spada d’Accademico di Jean Cocteau (1955) realizzata per lui, su suo disegno, da Cartier, in oro e argento, con smeraldi, rubini, diamanti, avorio (in origine), onice e smalto e verrà utilizzata il 20 ottobre 1955 quando verrà conferito all’artista il titolo di Accademico di Francia. Racchiuse in questo oggetto di estrema raffinatezza, si trovano il profilo di Orfeo, che fu per decenni il fulcro dell’identità artistica di Cocteau, una lira e una stella, anch’essi simboli ricorrenti nell’opera dell’artista.
Uno dei momenti più suggestivi della mostra è il dialogo tra un frammento del film “Orfeo” del 1950 e un’opera di Felix Gonzalez-Torres del 1991, che mette in luce le ricche simbologie e il costante interesse di Cocteau per il rapporto tra vita e morte, realtà e illusione.