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LEGGERE INSIEME?

Il dubbio / 128

di Enea Di Ianni

 Di spunti per riflettere, quotidianamente, ce ne sono sempre tanti e ovunque. Spesso sono loro a cercare noi a mettere in moto la curiosità di provare a capire il senso e come si muova l’altro..

Si parla sempre dell’ “altra faccia della stessa medaglia” e perché, ancora oggi, prima del fischio d’inizio di una partita di calcio, l’arbitro, per decidere quale squadra toccherà il primo pallone, lancia in aria la “monetina” e, raccogliendola, la mostra  ai due capitani per far notare quale faccia sia rimasta sopra, visibile: “testa o croce”.[1]

Internet mi pone, stamane, nel sommario di “Tuttoscuola”, un quesito molto interessante:

Come far innamorare i ragazzi della lettura”?

Far leggere le bambine, i bambini, le ragazze e i ragazzi di oggi, presentare dei libri che possano coinvolgerli, incuriosirli, aiutarli a comprendere una realtà sempre più complessa, ma soprattutto divertirli”.[2]

L’immaginario, nei bambini e negli adulti, è fatto da “immagini” che rappresentano la realtà che si vive. Ciò che il bambino vive da subito è la madre, il contatto col corpo della madre dal quale si è appena staccato, fisicamente, col taglio del cordone ombelicale.

A partire dalle primissime esperienze corporee e sensoriali vissute dal bambino, attraverso il contatto corporeo con la madre, si costruisce un’esperienza emotiva che ha a che fare con il piacere, con il malessere e con il passaggio dal malessere al piacere e viceversa.[3]

L’immagine si forma come surrogato dell’esperienza e permette al bambino di aspettarsi una soddisfazione. Le memorie di piacere, diventate immagini, sono il primo nucleo del mondo immaginario.”[3] 

In pratica le cose belle della vita hanno una doppia valenza: ci consentono di godere e provare piacere vivendole in concreto, ma anche immaginandole, pregustandole nell’attesa e, quindi, ricordandole.

Quando le mamme gli sono vicine, i bimbi le vivono sensorialmente e provano piacere, grande  piacere; quando le mamme sono assenti, le vivono immaginandole e, attraverso l’immagine, si attiva l’aspettativa di vederle arrivare e pregustano la soddisfazione che ne deriverà.

E’ importante, dunque, la presenza della mamma, è importante per dare il via all’esperienza emotiva, per far provare e vivere emozioni; servono, però, anche le assenze di quella persona per mettere in moto e stimolare l’immaginazione dei bimbi, la capacità di vedere chi non c’è, ascoltare chi non parla e, contemporaneamente, desiderare di poterla vedere, sentire e toccare.

Così facendo si vive e gusta l’emozione dell’attesa, nei piccoli e nei grandi. Quante volte l’immaginazione di quel che speriamo debba accadere supera il piacere dell’accadimento stesso?

Tornando alla domanda iniziale, non dobbiamo avere timore di sottolineare che, se l’immaginario prende le mosse dall’esperienza emotiva, dalle emozioni che si avviano col contatto corporeo con la madre,  è indispensabile che i bambini vivano da subito il piacere che viene dall’ascolto di chi, a loro vicino, narra, racconta, canta e – narrando, raccontando,  cantando –  modula non solo la voce, lo sguardo e il contatto fisico, ma trasmette anche, tramite essi, le emozioni che in loro stessi – mamma, papà, nonni – vanno agitandosi.

Non sono mai stanchi, i bimbi e le bimbe, di ascoltare storie, canti, suoni, rumori; alcuni li fanno sorridere, altri un poco li allertano quasi scuotendoli, altri ancora li fanno appisolare felici. C’è anche qualche bimbo, che gode dell’improvviso sobbalzare che gli procura l’entrata in scena, nel racconto, del cattivo, del personaggio. Finge bene e si diverte pregustando la sua ricomparsa.

Prima di ascoltare la mamma, il papà, il nonno o la nonna che leggono o raccontano una storia o una fiaba leggendola da un libro, i bimbi e le bimbe vogliono ascoltare le nenie, le filastrocche, le ninne nanne, le cantilene  che non muoiono mai e che non annoiano perché sono venute fuori dalla spontanea creatività dell’essere mamme, papà, nonni. I bimbi e le bimbe le vogliono ascoltare quelle “sciocchezzuole” e lo fanno condividendo il movimento del respiro, della bocca, degli occhi di quell’adulto che non gli sta dedicando solo tempo, voce e canto, ma gli sta facendo una grande trasfusione d’amore impegnando tutto se stesso. Sì, con tutto stesso: con le braccia che sostengono, con lo sguardo che si perde negli occhi del bimbo e della bimba, con la voce che continua a carezzarli e avvolgerli…

Il momento di avvicinarlo al libro arriverà presto se in casa i libri “saranno di casa”, se l’adulto non disdegnerà di condividere ancora immagini e parole, colori e suoni.

Si perché oggi l’editoria per l’infanzia produce anche libri sonori e non fanno male a condizione, però, che col bimbo ci siano i suoi affetti e ci siano senza essere frettolosi. Magari spegnendo anche i cellulari.

1 “Testa o Croce” deriva dalle due facce delle nostre monete una con il simbolo della testa, che   raffigurava Il volto del Re Vittorio Emanuele II, l’altra con il simbolo cristiano della croce: il potere temporale contrapposto a quello spirituale.
[2] ’obiettivo di un nuovo sito e due guide pensati per presentare “a insegnanti, bibliotecari, educatori, ma anche alle famiglie, una selezione di letture… che parlino all’immaginario delle studentesse e degli studenti di oggi…”
[3] All’interno dell’esperienza del passaggio dal benessere al malessere rimane come un insieme di sensazioni piacevoli che pian piano diventano “nuclei mnesici” (segni di un’ esperienza piacevole, memorie di piacere), che gli permettono di riconoscere ciò che sente e di prevedere che nell’arco di pochi minuti gli succederà qualcosa che lo farà stare bene di nuovo.Queste sono le immagini: l’associazione a queste memorie di piacere, della situazione di soddisfazione costituita dalla madre che nutre con il latte, il calore e l’affetto la fragile psiche del bambino.

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