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LA PUBALGIA:RIEDUCAZIONE MOTORIA E BENDAGGIO FUNZIONALE

Benessere / 103

La pubalgia: rieducazione motoria e bendaggio funzionale

di Giuseppe Mazzocco

 

   La trattazione in esame apre una finestra su una “traumatologia minore” portando l’attenzione sul recupero funzionale fatto, dove è possibile, con il bendaggio, il massaggio e la chinesiologia.

   Nel caso specifico, la patologia scelta è quella della sindrome pubo-adduttoria che, comunemente chiamata “pubalgia”, si presenta con notevole frequenza nel mondo dello sport.

   Per tendinopatia s’intende, genericamente, “una lesione cronica infiammatoria e/o degenerativa del sistema tendineo (ventre tendineo, giunzioni osteo e muscolo-tendinee, guaine peri-tendinee), secondaria a micro-traumatismi ripetuti, esogeni e/o endogeni, ed a iper-sollecitazioni funzionali agenti sulla struttura tendinea”.

   Il lavoro, che prende in esame una tendinopatia molto ben definita e localizzata, è strutturato in due parti: una prima parte di presentazione del complesso dell’apparato locomotore interessato al problema (con elementi osteo-mio-articolari della regione pubo-adduttoria, con una classificazione anatomo-patologica, con l’eziopatogenesi specifica in rapporto ai vari tipi di sport, con la diagnostica clinica e con elementi di terapia fisica e strumentale); una seconda parte, specifica, dedicata agli aspetti di rieducazione, di chinesiologia e di bendaggio funzionale per il volume motorio del bacino e del femore.

   La prima parte, riportando i riferimenti degli elementi di anatomia della regione interessata, inquadra il problema nell’ottica più giusta, per poterlo affrontare dal punto di vista rieducativo; quindi: individuazione dei distretti muscolari (localizzati sopra e sotto la zona in esame), relative funzioni motorie, analisi delle azioni legamentose e relative “tenute” statiche e dinamiche.

   Un capitolo è riservato alla classificazione anatomo-patologica di questa tendinopatia, di una zona d’inserzione di grossi tendini, con importanti compiti gestuali statici e dinamici. L’analisi riporta la funzione dei tendini, una specie di “cinghia di trasmissione” indispensabile, tra leva scheletrica e muscolo, per trasmettere l’energia per realizzare il movimento articolare.

   Fra le patologie tendinee che lo sport può causare (rotture sottocutanee, avulsioni ossee, tendinopatie da sovraccarico funzionale) quella pubo-adduttoria è considerata come una tendinopatia inserzionale che interessa  sia la giunzione tra tendine ed osso e sia il passaggio tra muscolo e tendine: praticamente, è una sindrome dolorosa, ad evoluzione cronica, che interessa la regione pubica (sinfisi e zone adiacenti).

   I segni clinici sono rappresentati da un dolore spontaneo, a volte vivo a volte sordo, in corrispondenza della parte mediale della piega inguinale, che spesso tende ad abbassarsi durante la prestazione sportiva, per riacutizzarsi subito dopo o a distanza di qualche ora. Il dolore si acuisce alla pressione in sede pubica, con irradiazione a tutta la regione inguinale ed alla faccia interna della coscia, con diminuzione, a volte, della forza degli arti.

   Il lavoro riporta, quindi, un capitolo sulla eziopatogenesi in rapporto ai vari tipi di sport, con un’analisi dei rischi che le gestualità tecniche di uno sport possono produrre o per l’uso di attrezzature non sempre congrue o per una non perfetta e non calibrata opera di allenamento dell’atleta stesso.

   Segue il capitolo sulla diagnostica clinica e strumentale con la presentazione delle fasi e dei modi dell’esame clinico; della valutazione ortostatica, clinometrica e fotopodografica; dell’esame radiografico e della termografia, oltre che dell’eco-tomografia e di tutte quelle prove per l’analisi del gesto.

   Uno schematico capitolo, sugli elementi di terapia fisica e farmacologia, precede quello più corposo e ben dettagliato della rieducazione motoria che viene, per apprezzata sottigliezza tecnica, divisa in “funzionale”, “propriocettiva” e di “irrobustimento muscolare”. Il lavoro riporta un vasto quadro di scelti esercizi, con ben determinate posizioni di partenza, di modalità esecutive (ripetizioni e tempi di tenuta) e di posture di base, chiaramente disegnate.

   L’ultimo capitolo è dedicato al bendaggio funzionale specifico; un passaggio che, dopo aver riportato i vantaggi dell’uso della contenzione adesiva, ne presenta i mezzi tecnici ed i vari tipi di confezionamento.

   La fasciatura deve prevedere l’impiego di fasce elastiche e di nastri inestensibili, per un’azione integrata di tipo meccanico, neuromotorio, di sostegno psicologico, vasomotoria ed antalgica.

   Nelle conclusioni si legge che l’azione antalgica è quella che più viene apprezzata dall’atleta e dai tecnici, ma è opportuno ricordare che la riduzione del sintomo dolore non deve illudere che la lesione sia guarita, specie se il bendaggio è stato applicato senza tener conto dell’entità della lesione. Una nota di buona prudenza che chiude un chiaro lavoro di chinesiologia rieducativa.

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