Benessere / 96
Motricità e apporti sensoriali nella riabilitazione dell’audioleso
di Giuseppe Mazzocco
Dall’informazione sul movimento razionale al benessere consapevole: un nuovo filone, con al centro le recensioni di ricerche che hanno indagato la motricità, dalla nascita alla senescenza, per conoscere meglio un pilastro dello star bene. |
Il lavoro si muove dalla considerazione che, in una società che vive di parole e suoni, l’audioleso si ghettizza nel silenzio e nella impossibilità dialettica di stabilire un “commercio verbale” con i suoi simili.
La comunicazione verbale, che essenzializza un contatto, che lo rende immediato, che lo esaspera e lo nevrotizza, è di una società che, per esigenze proprie, ha fatto della parola e, quindi, della ricezione e trasmissione della stessa, motivo dominante.
L’audioleso, che per sua natura non può inserirsi nella spietata ottica di chi è chiamato a partecipare l’ambiente attraverso la ricezione del suono, diventa estraneo a tutti i ritmi sociali: non avendo il naturale feed-back di ricezione-trasmissione, deve subire un traumatico silenzio.
La filogenesi umana, comunque, evidenzia, prima del codice verbale e grafico, il codice gestuale. E’ proprio dell’uomo, cioè, la “frase gestuale”: la possibilità di legare, secondo lo stato di necessità, delle espressioni dinamiche e ritmarle con pause e accenti, fino a far acquistare alla gestualità valore essenzialmente comunicativo.
Ecco perché la scelta di un codice dinamico, di comunicazione, per il bambino audioleso, è, preferenzialmente, indirizzato alla semeiotica gestuale. Così come ogni espressione verbale si realizza grazie alla combinazione di suoni (fonemi, come unità del codice linguistico), così l’espressione gestuale ha un proprio alfabeto nelle unità antropomorfiche (antropomorfemi, come unità del codice gestuale).
A prescindere dal momento che il bambino vive (corticalizzazione, neuromotricità, ecc.) è indispensabile realizzare una buona capacità di autocontrollo, sia emozionale che motorio, ed una precisione gestuale voluta e vissuta. I micro-movimenti degli organi preposti a “produrre” parole possono essere favoriti e facilitati con i macro-movimenti degli arti e di tutto il corpo, attraverso la presa di coscienza del proprio senso cinestesico e del gesto, come portatore di affettività.
Per mezzo del movimento si realizza l’apprendimento strutturale dell’espressione: il bambino impara a vivere il linguaggio del suo corpo, realizzandolo attraverso il ritmo.
A livello generale, l’“azione corporea” è utilizzata per ottenere una giusta regolazione tonica, indispensabile alla formazione della parola. Si cerca di portare i bambini alla padronanza della loro tonicità, affinché la fonazione sia possibile senza sforzi dolorosi.
E’ chiara la difficoltà in cui viene a trovarsi il bambino audioleso nell’evolversi della sua motricità, del suo linguaggio gestuale e nella padronanza della sua corporeità, se solo pensiamo che la mancanza della stimolazione uditiva porta alla esclusione del primo stimolo per la più semplice risposta motoria (il neonato, infatti, volge gli occhi e la testa in direzione della fonte sonora, con un errore massimale di mezzo grado: sviluppo oculo-cefalico).
In sostanza, l’audioleso, pur sviluppando la motricità di base, trova estrema difficoltà nello sviluppo della neuro-motricità e, conseguenzialmente, nel processo percettivo-motorio. Le stimolazioni della percezione, provenienti dall’interno e dall’esterno, sono affievolite ed andranno attenuandosi durante il suo sviluppo (eterocronia dello sviluppo).
Si rileva, ancora, che il metodo “Verbo-Tonale” si appoggia su una concezione strutturale della funzione linguistica, analizzando la percezione dei suoni e della parola e mettendo in evidenza il ruolo del corpo, come elemento capitale, nell’audizione della parola. Quello che il ritmo corporeo cerca di realizzare è un’azione a livello di “vissuto” somatico. Si cerca di ottenere, con l’aiuto del movimento ottimale, una specie d’impregnazione motoria che metta il corpo nello stato di produrre i movimenti fono-articolari voluti.
Vi sono, anche, degli strumenti tecnici per l’applicazione del metodo (apparecchi Suvag) che sfruttano il suono, emesso come trasmettitore di informazioni vibro-tattili, portanti ritmo ed intonazioni.
Sinteticamente il lavoro sviluppa:
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l’atto motorio in funzione della produzione e percezione della parola, in soggetti audiolesi;
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la ricerca sui ritmi corporei fonetici verbo-tonali;
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la drammatizzazione applicata ai bambini audiolesi.