HomeLa RivistaEducazione e AmbienteGaia, la Terra nell’età dell’Antropocene

Gaia, la Terra nell’età dell’Antropocene

Il Limite / 81

Gaia, la Terra nell’età dell’Antropocene

di Raniero Regni

 

Nel 2011, al termine del congresso internazionale di geologia, i geologi sono arrivati alla conclusione che l’Olocene, l’era di relativa stabilità del clima e della natura che si era sviluppata negli ultimi undicimila anni dopo le due ultime glaciazioni, si era conclusa. I geologi hanno discusso quale fosse il nuovo nome da dare alla nuova era che si andava iniziando e decisero per Antropocene, ovvero il fatto che la Terra, l’intero pianeta diventa sensibile alle nostre azione. La storia umana diventava così in un certo senso geologia. La Terra intera reagisce alle nostre azioni. La natura non è più lo sfondo stabile e immodificabile su cui si sono svolte le vicende umane ma diventa imprevedibile e capricciosa proprio a causa delle nostre azioni: il fondale della scena diventa un attore sulla scena. La Terra reagisce alle nostre azioni e tutto fa pensare che la geostoria sarà peggio della storia, che già aveva avuto i suoi problemi! Tutta la comunità scientifica è oramai d’accordo anche sull’origine antropica del riscaldamento globale, l’umanità diventa così una potenza geologica.

Nel 1976, un geniale fisiologo e ingegnere inglese piuttosto eccentrico, dopo studi approfonditi sull’atmosfera di Marte condotti per conto della Nasa, pubblica un libro intitolato Gaia. Un nuovo sguardo della vita sulla terra. Osservando l’atmosfera marziana era arrivato alla conclusione che non c’era vita perché l’atmosfera era stabile, inerte e quindi morta. Di contro, l’atmosfera terrestre è instabile e questa instabilità è la vita stessa, un costante disequilibrio chimico. Per questo essa non assomiglia a nessun altro pianeta. La Terra è un pianeta unico, un pianeta vivente, risultato fragile di un’evoluzione unica. Lovelock gli dà il nome greco e mitico di Gaia, Gea, Ghe, uno dei nomi della Terra. Non si tratta di una divinità propriamente detta ma una forza che proviene dall’epoca antecedente agli dei, Gaia dall’ampio petto, una potenza prolifica, pericolosa e saggia. La vita sulla Terra si mantiene in un equilibrio precario per l’azione e retroazione di tutto ciò che vive nella biosfera. Ma forse il nome Gaia non è giusto se si pensa all’armonia, perché nel mito essa rappresenta una potenza terrificante e tutt’altro che materna. Ma comunque il pianeta che vive è una specie di superorganismo che sembra avere un comportamento, con il quale sta ora entrando in collisione l’azione umana, le attività umane non sono oramai da considerarsi su di una scala locale bensì planetaria come i vulcani o lo tsunami. Noi siamo diventati la malattia di Gaia e la sua reazione potrebbe essere tragica come accade nel mito greco.

Come osserva il pensatore francese B. Latour, che nella sua opera ha riletto il ruolo dell’umanità alla luce dei cambiamenti climatici, siamo in una situazione diametralmente opposta a quella della rivoluzione astronomica di Galileo Galilei con cui si inizia la scienza moderna. Allora il superamento del geocentrimo aveva significato la liberazione della condizione umana dal dominio della tradizione religiosa, scagliando il libero pensiero umano nell’infinito del cosmo. Oggi scopriamo il limite e la fine di quella visione, anche per questo siamo alla fine della Età moderna. Dopo l’esplorazione spaziale, scopriamo che solo la Terra è abitabile e che non esiste un “pianeta B”, un “piano b” per la nostra specie. Dall’universo aperto siamo tornati al mondo chiuso. Il brivido freddo dovuto all’aver scoperto di abitare un’insignificante palla che ruota in uno spazio infinito, con la solitudine cosmica che lo accompagna, torna oggi con l’aggravante di essere noi la causa di una progressiva erosione delle possibilità di vita sul nostro pianeta. La nostra situazione appare simile a quella descritta in un bel film di qualche anno fa, Vita di Pi. Un ragazzo naufrago su di una piccola imbarcazione che va alla deriva assieme ad una tigre che cerca di mangiarlo. Noi siamo avvinti a Gaia ma la sua rivolta rischia di distruggerci.

Nessun Commento

Inserisci un commento