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IL TEMPO NON E’ IL CLIMA

 Il Limite /152

di Raniero Regni     

 

Si può mentire a molti per un po’, a pochi per sempre, ma non si può mentire per sempre a tutti 

A. Lincoln

 

Qualche giorno fa siamo usciti in maniche corte e abbiamo pranzato fuori sotto un bel sole estivo. Oggi vedo dalla finestra gli Appennini imbiancati e accendo il fuoco nel camino. È oramai un adagio popolare, non solo non ci sono più le mezze stagioni, ma il tempo è divenuto imprevedibile. Allora qualcuno, e c’è chi lo fa per ignoranza e chi lo fa in malafede, dice che non è affatto vero che clima sta cambiando in una sola direzione, ovvero diventando sempre più caldo. Dando vita ad un equivoco e perpetrando un errore. Ma non si può negare e mentire “sempre e a tutti”. Qual è la menzogna e qual è la verità?

La verità che svela la menzogna è data dall’equivoco che il tempo atmosferico, non quello degli orologi, quello per il quale la lingua inglese, in questo caso più precisa, ha un altro termine (non il time ma lo weather), non è la stessa cosa del clima. Come insegna Mario Tozzi, “il tempo è quello che incontri sulla porta di casa, quando esci, e che si può prevedere con precisione per qualche giorno con le previsioni meteo. Il clima, invece, è la media di tutti tempi su un lasso temporale lungo almeno come un mutuo”.  E, continua Tozzi, “non si parla di riscaldamento globale perché c’è un caldo anomalo per uno o due stagioni, qui siamo di fronte a un trend di lungo corso, studiato e analizzato dalla scienza”.

Dal 1850, anno in cui sono cominciate le misurazioni sistematiche delle temperature, abbiamo assistito ad un loro progressivo aumento e non sono state misurate in tutto il mondo temperature così alte. “Vorrei far notare – continua Tozzi – che negli anni ‘60 c’erano meno di 10 giorni, complessivamente in un anno, in cui le temperature erano più alte di 32 gradi, oggi sono 30 giorni e anche di più”. Poi, l’osservazione non del tempo ma del clima, si serve di altri strumenti per andare ancora più indietro nel tempo, come, ad esempio, le carote del ghiaccio estratte nel Polo Sud che permettono di misurare la variazione delle temperature fino ad un milione di anni fa. Quindi è possibile che sulla Terra abbia fatto più caldo di oggi ma i cambiamenti avvenivano nell’arco di 10 mila anni, oggi avvengono nell’arco di qualche decina di anni. E la conclusione di Tozzi è piuttosto drammatica e preoccupante, “il vero caldo lo dobbiamo ancora vedere”.

L’oscillazione quindi è tra l’ignorare e il negare quello che dice la scienza. Il primo atteggiamento è dovuto a pigrizia e a incapacità. Non volersi preoccupare, desiderio di guardare da un’altra parte. Anche perché si pensa che non si possa far niente e a nessuno piace di ammettere la propria insipienza e impotenza. Il secondo atteggiamento è invece dovuto al desiderio di non voler disturbare la macchina depredatrice delle risorse naturali messe in atto dall’economia estrattiva. Le compagnie petrolifere sapevano esattamente che bruciare combustibili fossili avrebbe portato ad un pericoloso innalzamento delle temperature. Lo avevano previsto esattamente dagli anni ’70 del secolo scorso. Anche i produttori di plastica sapevano che non si sarebbe potuto riciclare tutto il materiale prodotto se non in porzioni minime. Eppure, nonostante questo sapere, si è continuato sulla stessa strada dello sviluppo illimitato e indiscriminato.

Questo accade forse perché, come sosteneva Sartre, la malafede è un dato costitutivo della condizione umana. Una situazione in cui in po’ inganniamo gli altri e un po’ inganniamo noi stessi. Ma, a furia di inganni e autoinganni il rischio aumenta per l’intero pianeta.

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