HomeEdizioniIl verde e il grigio. Una possibile alleanza tra giovani e anziani

Il verde e il grigio. Una possibile alleanza tra giovani e anziani

 Il Limite /150

di Raniero Regni                                                      

La sopravvivenza del più mite

T. Roszak

Le statistiche parlano chiaro, l’Italia non è un paese per giovani. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, negli ultimi 50 anni l’invecchiamento della popolazione italiana è stato uno dei più rapidi tra i Paesi maggiormente sviluppati e si stima che nel 2050 la quota di ultra65enni ammonterà al 35,9% della popolazione totale, con un’attesa di vita media pari a 82,5 anni (79,5 per gli uomini e 85,6 per le donne). A metà del secolo un cittadino su tre sarà ultrasessantacinquenne. Questo trend è ovviamente il risultato soprattutto di due tendenze che sono la denatalità e l’aumento della vita media della nostra popolazione. Anche se, va detto subito, ciò vale quasi esclusivamente per i paesi più ricchi del mondo, perché un discorso globale porterebbe a ben altri risultati.

Comunque questo dice la statistica, questo dicono i numeri, a cui si aggiungono i dati della biologia dell’invecchiamento, della geriatria. Ma una cosa è l’invecchiamento ed altra cosa è la vecchiaia. Se interroghiamo quest’ultima con gli strumenti della psicologia del profondo e della saggezza filosofica il discorso cambia completamente. Infatti un conto è spiegare le cause un altro è comprendere il senso. Un conto è spiegare le ragioni dell’invecchiamento e allora la vecchiaia appare solo come perdita e degradazione, e un conto è invece domandarsi il senso della vecchiaia.

L’essere umano è il mammifero con la più lunga infanzia e con la più lunga vecchiaia. Se è vero che la natura non fa sprechi, perché accade questo? Il bambino ha bisogno di apprendere la cultura e ci vuole molto tempo, il vecchio deve temprare il suo carattere portando a termine il ciclo dell’esistenza, trovando un senso anche al cospetto della morte. Il bambino deve apprendere, che vuol dire anche letteralmente prendere, il vecchio deve al contempo lasciare, durare e restare.  Un compito non così facile soprattutto in una società giovanilistica che esalta i giovani, facendone il modello, anche se poi li condanna alla emarginazione sociale.

Di solito, si contrappongono gli interessi delle diverse generazioni. Ma si potrebbe sviluppare un ragionamento contrario. Ci potrebbe essere un punto di convergenza tra una popolazione sempre più anziana, costituita proprio da quei “baby boomers” degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, e i giovani di oggi, una forma di convergenza proprio sul terreno dell’impegno per la salvaguardia del pianeta.

Secondo l’eco-psicologia, la salute della Terra è inestricabilmente legata alla salute fisica e psichica degli esseri umani. Come sosteneva T. Roszak, che ha usato per primo il termine di “eco-psicologia”, un brillante studioso statunitense, autore di saggi famosi, l’aumento dei vecchi può rappresentare anche un aumento della saggezza. Il loro aumento potrebbe aiutare la società a passare dal capitalismo predatorio e dallo sfruttamento ambientale a quella che lui definisce “la sopravvivenza del più mite”. Se i valori che stanno a cuore agli anziani sono l’alleviamento delle sofferenze, la nonviolenza, la giustizia, l’accudimento, la conservazione della salute e della bellezza del pianeta, questi sono obiettivi che possono essere condivisi anche dalle nuove generazioni impegnate nella battaglia ecologica.

Si può pensare ad una vera e propria alleanza, un’alleanza inaspettata ma possibile, tra i giovani e gli anziani in nome della salvezza del pianeta e dell’impegno ecologico. Fondendo assieme il grigio, il verde e il giusto, si potrebbe dar vita ad una nuova maggioranza, anche politica, capace di una vera e propria rivoluzione culturale di cui abbiamo assolutamente bisogno.

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