HomeLa RivistaPolitica, economia e finanzaIL REDDITO DI CITTADINANZA VA CANCELLATO

IL REDDITO DI CITTADINANZA VA CANCELLATO

Si dice che la politica è l’arte del possibile. Può anche essere vero, ma a condizione che un suo corollario non consenta l’abiura di decisioni prese in maniera sistematica nel solco di un percorso politico ben definito. Non mi riferisco, ovviamente, a quelle piccole mosse di accomodamento che talvolta servono ad avvicinare posizioni superficialmente diverse al fine di approvare norme utili alla collettività ; non mi riferisco neppure agli assensi concessi obtorto collo perché contrari alla propria ideologia ma utili e necessari al bene comune o a una esigenza suprema dello Stato. Intendo stigmatizzare ,invece, il pentimento pubblico annunziato a sorpresa dall’Onorevole Salvini per promuovere una iniziativa parlamentare che abolisca il reddito di cittadinanza che egli stesso peraltro aveva entusiasticamente sottoscritto nel corso della luna di miele governativa con Luigi Di Maio. Di quella esperienza, che in un intervista definii come contro natura e che sul sito di Civiltà Italiana non esitai a bollare come “………incapacità di avere una visione prospettica e di sistema ossia un progetto di autentico sviluppo che non può essere surrogato da un contratto che punta all’assistenzialismo di gente che non lavora perché non ha un mestiere e non ha voglia di impararne uno”, restano solo macerie . Di queste il reddito di cittadinanza è una delle più ingombranti. Perché allora Salvini l’abbia fatto resta un mistero. Sganciarsi dal Cavaliere e dalla Meloni ? Ambizione personale o, più semplicemente, per arrivare a gestire il Ministero degli Interni per fini elettorali ? Nessuno credo sia in grado di spiegarlo. Ma le stranezze non finiscono qui perché all’iniziativa salviniana se ne soprappone anche un’altra : quella del senatore semplice Renzi che invece propone addirittura un referendum abrogativo della legge in vigore, dimenticando che dopo averla votata ha sostenuto a lungo il governo giallo-rosso rivendicandone più volte la progenitura.. Intendiamoci, tutto può essere lecito, anche quelle operazioni di politica spericolata tanto in voga in questa legislatura, a patto che le azioni successive rimangano connotate da decisioni coerenti .

E queste di Salvini e di Renzi non lo sono affatto, specie se si guarda agli otto miliardi di denaro pubblico gettati letteralmente nella spazzatura. Ciò non toglie, però, che i buoni e fondati motivi che avevo sollevato al momento della sua adozione sono ancor più validi oggi, alla luce delle gigantesche anomalie che si sono manifestate nel corso della sua applicazione pratica. Innanzi tutto è da rilevare come la quasi totalità dei percettori, essendo già ampiamente assistita con il reddito di emergenza, ha utilizzato il sussidio per soddisfare esigenze non primarie e come copertura per continuare a svolgere lavori saltuari in nero finendo per danneggiare l’intera collettività. In sostanza solo una percentuale del tutto insignificante ha approfittato dell’opportunità per trovare un lavoro. E dire che il provvedimento era stato presentato come in grado di spingere i percettori a riqualificarsi ed a trovare una nuova opportunità di impiego attraverso i cosiddetti navigators che, di fatto, sono stati più di intralcio che di stimolo per via della loro scarsa formazione professionale. Che dire, poi, del fenomeno delle truffe che alla data odierna annovera circa seimila casi di indebita percezione ? Tra questi come non ricordare i 115 rumeni fittiziamente domiciliati in Italia ma che vivevano all’estero o i 102 furbetti beccati in Sicilia qualche giorno fa ? Come non segnalare i 1.532 extracomunitari di Genova che hanno ricevuto irregolarmente il sussidio ? Per finire con i falsi poveri o mafiosi con Ferrari o auto di lusso al seguito. Uno Stato degno di questo nome dovrebbe tendere ad una prosperità di massa la più estesa possibile mettendo al centro l’individuo e fare in modo che il percorso formativo sia la risultante di una stratificazione di conoscenze, esperienze, incontri, studi, lavoro, nuove intuizioni, nuove idee da approfondire e condividere, tutte azioni insomma che servono a sviluppare la dinamicità della persona che, in larga scala, determina il dinamismo di un paese. I governi che ignorano la sorgente della sua prosperità rischiano di assumere provvedimenti che tendono a soffocare questo dinamismo. Il “reddito di cittadinanza” né è la prova più evidente perché quando si elargisce un sussidio non si vuole generare una situazione di benessere ma una dipendenza tossica dallo Stato, elevando il parassitismo a stile di vita ed avendo la recondita idea di creare un serbatoio perenne di voti che diventa la classica trappola di povertà.

Inserisci un commento