HomeLa RivistaCultura&ArteDA ACHILLE BONITO OLIVA, L’UNICA AVVENTURA POSSIBILE PER TRANSITARE NEL XXI SECOLO

DA ACHILLE BONITO OLIVA, L’UNICA AVVENTURA POSSIBILE PER TRANSITARE NEL XXI SECOLO

Il quotidiano Repubblica, nel suo supplemento settimanale ROBINSON L’ISOLA CHE C’E, pubblica a distanza di qualche settimana, l’una dall’altra, il pensiero di Achille Bonito Oliva sulla modalità del fare arte e dell’essere artista oggi. Bonito Oliva lo fa attraverso due articoli, strettamente collegati fra di loro da un fil rouge, che raccontano di una formula possibile e dello strumento principe che la realizza. La ipotesi, della quale è necessario sottolineare la lucidità visionaria quasi profetica, con la quale l’autore analizza, con cura quasi maniacale, il momento storico rappresentato da una società telematica e, all’interno di questa, come trova posto e ci si relaziona comportamentalmente l’artista. 

Il presupposto teorico lo trova in Nietzsche. Analizzata la crisi del soggetto, indirizza verso gli scenari di una archeologia del moderno, quale passaggio naturale entro il quale l’artista si muove e si propone con le sue creazioni: l’operazione artistica è questa, utilizzare l’archeologia strutturale e filosofica che non è solo, il segno del tempo passato, ma la descrizione precisa entro cui l’artista si muove.

Fuori dunque da quel corpo ideologico che vede l’arte capace di cambiare e modificare con la sua opera, il mondo, in quanto servizio per la società. Bonito Oliva, attraverso Nietzsche, svela l’ambivalenza della creatività dell’artista che dentro di sé nasconde sempre una pulsione distruttiva: …Questa ambivalenza si segnala proprio perchè mette in risalto lo scenario entro cui l’artista opera e crea la propria immagine a partire dalla storia che gli giace attorno, immortalata nel reperto. Egli guarda la rovina che lo attira con la sua cordialità, interessante in quanto traccia che gli permette di ricostruire, con l’immaginazione, la creazione di una ipotesi visiva del passato…Il reperto archeologico possiede la capacità di umanizzare il rapporto con il passato, permettendo di riappropriarcene, di utilizzarlo come ready-made, elemento da innestare in un gesto di cleptomania, di assorbimento e di costruzione tutta fantastica. L’operazione artistica è questa, utilizzare l’archeologia strutturale e filosofica che non è solo il segno del tempo passato ma la descrizione precisa del paesaggio entro cui l’artista si muoveL’arte non è né morale né immorale: occupa uno spazio esterno ad un giudizio di utilizzazione, dove è eslusa la possibilità di poter riciclare la forma, l’immagine, ad un consumo direttamente sociale. Ci accorgiamo allora che, se l’arte occupa uno spazio laterale, tenderà a sviluppare tensioni che individuano la sua posizione attraverso segnali che  appartengono non alla sua vita ma al linguaggio che ognuno sceglie di adoperareL’arte oggi si fa riconoscere da un valore che solo il risultato può determinare non potendo più essere determinato in termini idealistici da parametri oggettivi…nella sua capacità di suscitare energia, scarto e sorpresa, quella capacita irruenta e catastrofica dell’opera di entrare nello scenario delle nostre immagini e di sconvolgerle…Lo strumento, inteso come forma prevalente, dell’opera d’arte è l’installazione che, nasce dal confronto e dalla stretta relazione con la telematica e, finisce per scaturire in una sorta di anoressia dell’arte, intesa come uno stato paradossalmente patologico della società di massa…Se ribaltassimo questo concetto di anoressia nel campo della telematica vedremo in questo modo la possibilità di dematerializzare l’oggetto dell’arte che tende a diventare penetrante ed entrare nei nostri spazi domestici con la messa in discussione degli ambienti che normalmente ospitano arte, gallerie, musei….Che cosa è l’installazione o la videoinstallazione, se non uno spazio vaporizzato strutturabile e destrutturabile che può ogni volta essere ricostruito a seconda dell’invaso architettonico entro cui va a posarsi?…Che cosa è l’installazione se non, la capacità, l’astuzia dell’arte di attraversare quest’epoca di smaterializzazione dominata dalla telematica?…

Tutto ciò raccoglie quanto sopra ipotizzato e rende l’artista consapevole che l’arte  non è il luogo dove il progetto può esternare la sua forza aggressiva nella convinzione forte di costruire un’ordine morale per il mondo bensì, diventare, dando prova di spirito resistenziale, sviluppare l’auto capacità di costruirsi ed organizzarsi un linguaggio che parla, senza cenni autoritari, con delicatezza… L’artista è colui che, in questo momento di transizione storica, nel recupero della memoria, propone le proprie supellettili al servizio della fantasia, dell’immaginazione e dell’unica avventura possibile per transitare nel XXI secolo.

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