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Adolescenza come seconda Rinascita

di Pierluigi Palmieri

Ragazzi, approfittate di questa crisi per crescere e per aiutarci ad uscirne migliori, trasformando il possibile in probabile”.

Questo l’appello ai giovani con il quale il nostro Raniero Regni ha concluso il suo intervento al Convegno dall’ambizioso  titolo “Con i giovani protagonisti nella storia. Gli adolescenti e il patto educativo e inter-generazionale”, svoltosi  recentemente on line sul canale You Tube della Diocesi di Teramo-Atri.

Il parterre di relatori era composto,  tra gli altri, dal Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi,  da Mons. Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’educazione cattolica, da Mons. Lorenzo Leuzzi e da Dino Mastrocola, Presidente della Conferenza dei rettori delle Università Abruzzesi.

Regni ha trattato il tema  “L’adolescenza come seconda nascita”, con una corposa relazione di cui, con  piacere,  offro ai lettori una sintetica recensione

Lente d’ingrandimento puntata quindi sugli adolescenti di oggi,  quelli che vivono ormai da più di un anno la crisi della pandemia, e Regni  fa scendere subito in campo una delle poche voci all’altezza del momento: “Da una crisi non si esce uguali. O si esce migliori o si esce peggiori”, ha detto Papa Francesco. Mai sprecare una crisi, essa rappresenta un’occasione da non perdere per diventare migliori. Si parla di resilienza parola di moda  che però  quasi nessuno  definisce e spiega, per cui “si finisce per usarla senza pensarla“. Allora ci pensa Regni a  trovare una  buona definizione: “resilienza è apprendere nella e dalla crisi” che significa resistere alla sua pressione tragica cercando di farne un’occasione di accrescimento del sapere e della consapevolezza.  Sul piano lessicale. prima di andare nel cuore della problematica adolescenziale, il nostro filosofo ci ricorda che ci sono altre parole chiave che attengono alla crisi e sono risorgimento e rinascimento, ma che la parola più esatta dovrebbe essere resurrezione. Non abbiamo bisogno di risorgimento che è una reincarnazione culturale,  ma di resurrezione, che è “quel più di vita” che avviene grazie all’amore di Dio”.

Sull’adolescenza incombe una vera e propria retorica pubblica. Gli adulti usano le parole per avere ragione, non ascoltano e sovrascrivono i loro saperi a stati emotivi, domande, desideri, bisogni dei giovani. “Giudicati a casa, valutati a scuola, selezionati in università, pedinati dal marketing, spiati nei social network”, gli adolescenti cercano come possono di sottrarsi a questo discorso fatto da altri su di loro. Ma “il problema degli adolescenti sta negli adulti“.

Regni confida molto sulle potenzialità dei giovani, e sottolinea che “oggi è sempre più difficile diventare adulti, nessuno vuole diventare adulto, tutti vogliono essere giovani“, per cui questi si trovano nella paradossale condizione di essere ammirati ed esaltati, ma in realtà esclusi dal potere e dalla possibilità di decidere sul loro futuro, che viene invece gestito da adulti sempre più vecchi”. La storia dell’adolescenza ci racconta  che nelle società di ieri forse durava troppo poco, oggi forse dura troppo, ma anche che  è l’età del “non più” e del “non ancora”. L’adolescente non è più bambino, ma non è ancora un adulto, attraversa quella “linea d’ombra” che sta tra queste due opposte dimensioni dell’esistenza. Gli adolescenti non sopportano di essere trattati come bambini e per questo quella che vivono  è anche l’età dell’amicizia per eccellenza, perché gli amici sono quelli che “ti capiscono perché anch’essi sono come te, alle prese con gli stessi problemi e non devi spiegare quello che ti accade”.  Il Limite  è il titolo della rubrica curata da Regni per la nostra  RIVISTA  della Domenica  e anche in questa occasione è coerente con il suo tema.: “i  ragazzi cercano qualcuno a cui essere fedeli, ma  hanno anche bisogno di qualcuno che gli ricordi i limiti (magari anche solo per poterli superare). Torna allora a galla il problema degli adulti, che spesso si piegano a complici, ad amici degli adolescenti, ignorando la verità che gli amici si scelgono e i genitori no.  E’ venuta meno la considerazione dei bisogni di crescita ed dei bisogni educativi degli adolescenti, e Regni ne elenca alcuni che ritiene  fondamentali.

Il primo è il rapporto tra vocazione e ammirazione: l’adolescente avverte confusamente e potentemente il lampo della vocazione. Crescere non è solo svilupparsi ma discendere nella propria vocazione interiore, “come un albero che mentre s’innalza verso la luce, ramifica e approfondisce le sue radici”.

La  vocazione si collega l’altro bisogno formativo dell’adolescente, ovvero l’esperienza insostituibile del lavoro. E’ necessario educare con il lavoro, perché i giovani hanno assoluto bisogno di forme moderne di apprendistato dove si possa sperimentare il saper fare, “quel fare che è pensare”. La società moderna è afflitta dalla separazione tra teoria e pratica, tecnica ed espressività, essa separa artigiano da artista, produttore da fruitore, con un non nascosto  disprezzo per il lavoro manuale. Regni è convinto  che se il lavoro incontrasse la vocazione dei giovani il mondo migliorerebbe all’istante. E prosegue indicando un’altra esperienza che non è possibile sostituire in nessuna maniera, compresa quella più recente dei social media, cioè la partecipazione e l’impegno sociale in una comunità reale, off line. Perché un adolescente possa diventare, da figlio, a soggetto sociale a tutti gli effetti, membro di un gruppo e poi, andando avanti ancora, cittadino, sono necessarie associazioni che permettano questa transizione dalla dimensione privata a quella pubblica. Ci vorrebbero gruppi dove si possa andare contro l’algoritmo informatico che ti fa incontrare sui social solo quelli uguali a te e ti impedisce di trovare l’altro da te. “La partecipazione è un rito di passaggio indispensabile per i giovani”. Senza  partecipazione politica e sociale, impegno civico. viviamo in una società deritualizzata. I riti rimasti sono solo legati al consumo, alla funzione iniziatica degli oggetti di consumo, il primo cellulare, il primo motorino, e così via. I semplici compleanni non bastano più.. Il rito dovrebbe costituire una frattura della routine quotidiana, uno scarto nella normalità.   L’adolescenza è uno stato di transizione tra infanzia ed età adulta e in tutte le società di ieri c’erano dei riti che accompagnavano il passaggio dalla dipendenza alla indipendenza. Oggi i giovani vivono una situazione di “liminalità permanente”, un’infinita ed estenuante situazione di passaggio senza un approdo.  Manca la rottura generazionale e poi la sua ricomposizione rituale e sociale, per cui autorità e ribellione si sono entrambe attenuate. Il presente domina e nel presente il contesto tecnico impoverisce l’elemento rituale. 

Infine Regni individua nel  futuro un altro bisogno consustanziale all’essere adolescenti e giovani, che  hanno bisogno di una prefigurazione del domani. Non quale futuro, ma il futuro come categoria, è oggi diventato problematico. La sua assenza, unita alla crisi dell’idea di progresso, possono portare o al rassegnato pessimismo oppure ad un vuoto attivismo.

Concludo questa recensione riprendendo alcune delle numerose e appropiate citazioni che arricchiscono il saggio di Regni sull’adolescenza. ad iniziare da  quanto scriveva nel 2014 lo studioso dell’adolescenza come Pietropolli Charmet:> “I giovani, se c’è da modificare tutto, sono disponibili, si divertono e fanno amicizia”.  . Oggi è ancora più vero di fronte alla crisi post-pandemica, di fronte all’apocalisse. “Se la pandemia”sostiene A. Baricco “ “è un grido mitico collettivo che cosa volevamo significare a noi stessi?”La risposta è da ricercare nella follia in cui stavamo vivendo prima e nel “bisogno spasmodico di fermarsi…Un urlo di fatica. Di ribellione”. È l’incrinatura del mondo impossibile di ieri in cui gli umani hanno ritrovato l’evento elettrizzante che segna una cesura drammatica. E di questo nuovo inizio dovrebbero essere protagonisti proprio i giovani”.

Per la conclusione, Regni si è affidato ad una geniale affermazione con cui la  Montessori  conclude il suo libro sull’adolescenza. “Due fedi possono elevare l’uomo: la fede in Dio e la fede in se stesso, due tentazioni possono perdere l’essere umano, la tentazione del possesso e la tentazione del potere”.

Ma la palma per la più bella definizione di adolescenza a quella data da J.J. Rousseau nel libro quarto dell’Emilio: “l’adolescenza è una SECONDA NASCITA…..noi nasciamo, per così dire, in due volte: l’una per esistere, e l’altra per vivere; L’una per la specie, e l’altra per il sesso…È questa la seconda nascita…è qui che l’uomo nasce veramente alla vita, e che nulla di umano gli è estraneo”.

Regni l’ha scelta per il titolo del suo discorso, quindi  non può mancare in quello di questo editoriale, che molto parzialmente lo sintetizza e ovviamente lo penalizza. Ma mi piace  anticipare che il testo nella sua interezza sarà pubblicato  alla fine della prossima estate nel Quadrimestrale cartaceo della nostra Rivista a vantaggio di tutti i lettori in possesso di palato fino .

 

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