“La tenerezza è un amore disinteressato e generoso, che non chiede altro che essere compreso e apprezzato”. ( A. Merini)
Ogni settimana, dopo aver letto, con attenzione e soprattutto con interesse, gli articoli che andranno a dare sostanza al numero di turno della Rivista della Domenica, apro il mio portatile e scarico sulla pagina bianca le mie considerazioni. Già all’impatto con i titoli degli allegati alla posta elettronica, che arrivano da ogni parte dell’Abruzzo e della Penisola mi rendo conto che il nostro settimanale si arricchirà di contributi sempre più sostanziali. Ho la fortuna e il privilegio di scoprire in anticipo la crescente disponibilità, impagabile, verso la ricerca di argomenti non banali da parte di chi li scrive. Arrivano delle “pillole” che sono catalizzatori importanti per far scorrere la quotidianità unitamente ad approfondimenti che spaziano su tutti i fronti e offrono stimoli di raro pregio per dare sostanza al bagaglio culturale di ciascun lettore. Arrivano i pezzi di G. Mazzocco da Venezia, di R.Puzzu da Sassari, di D. D’Amico da Torino, di R. Regni da Gubbio, di E. Di Renzo e G. Sannito da Roma, di L. Costantini da Imola e quelli di E. e N. Di Ianni da Sulmona, di D. Rossi da Bussi, di S. Valletta da Collelongo, G.A.Ruscitti da Avezzano, di M. Marcelli da Teramo, e, a dare un tocco di “internazionalità” , arrivano puntualmente dalla Francia anche quelli di M. Travaglini. In questo numero torniamo sul Recovery Plan e approfondiamo di Bonus Casa , parliamo di Benessere della pelle e di “Rifiuti urbani”. di “Vecchi” che pensano e di Campus diffuso per i giovani studenti. Mentre rivisitiamo il luogo dei Serpari di Cocullo ci immergiamo incontriamo il dialetto del Bifulche ma anche tra le meraviglie di Atlantide e diamo perfino un senso alla Sconfitta. Sono piccole tessere del mosaico ideale che, grazie alla telematica, numero per numero, dà spessore al nostro sforzo editoriale, che vuole dare priorità agli aspetti umani di ogni vicenda della vita.
Mi fermo qui con le mie riflessioni sui contenuti della rivista, perché ai lettori voglio offrire il valore aggiunto della sensazione che ho provato guardando la foto pubblicata su Facebook da Valentina, nipote alla quale sono molto legato. Il post è corredato di un richiamo ad Alda Merini che riporto nell’incipit di questo editoriale.
Non ho mai nascosto il mio scetticismo sull’utilità delle citazioni e degli aforismi “inoltrati”, o per meglio dire “buttati lì” sui social da chi, nella stragrande maggioranza dei casi,“conosce” gli autori solo per sentito dire. Ma la mia “Commarella”, che è persona sensibile e solare, non appartiene alla categoria dei millantatori, ha dato un valore speciale alla profondità del pensiero della poetessa.. Nella foto, un selfie, lei e Ludovica sono a fianco del loro papà che, ancora nel pieno delle sue attività, si è dovuto arrendere nella lotta, impari, con il male implacabile che in pochi mesi lo ha sovrastato.
Le due splendide sorelle, che sono figlie di due diverse madri, ma sembrano nate da un unico zigote, hanno convinto il padre, vicino alla fine, a “posare” per la foto “a tre”. Nessuno sorride, dagli occhi di tutti traspare il pensiero della brevità del tragitto da vivere ancora insieme. La naturalezza sbaraglia gli stereotipi dei selfie. Dalle loro bocche si sprigiona un bacio a cui l’obbiettivo imprime la più dolce delle simultaneità. L’attimo fuggente diventa stabile memoria, un capitolo della vita vissuta con “Papo” si chiude, ma altri se ne aprono, perché la capacità di rielaborare e valutare le storie, le disgrazie e i successi, le positività e le negatività di una relazione come quella tra padre e figlie, cresce in maniera esponenziale quando ad interromperla è la morte. Se poi quel padre è quel tuo amico fraterno, con il quale, da giovane e da maturo hai condiviso per anni le vicissitudini di ogni segno, e che, nell’ultimo tremendo passaggio, non hai potuto neanche salutare “in presenza”, tu pensi che mai citazione sia più appropriata di quella che Valentina ha pubblicato su Facebook con la foto emblema di tenerezza. Raccogli quel bacio e non esiti a dedicargli il tuo editoriale.
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