HomePubblica AmministrazioneIl WWF: «Il Piano Faunistico Venatorio non sia un’occasione persa per la fauna abruzzese»

Il WWF: «Il Piano Faunistico Venatorio non sia un’occasione persa per la fauna abruzzese»

Di seguito, il comunicato stampa inviato in redazione dal WWF Abruzzo:

In discussione da oggi in sede di commissione regionale il Piano Faunistico Venatorio Regionale (PFVR), adottato a fine agosto dalla Giunta con DGR n. 522/C.

Si tratta di uno strumento che si attendeva da anni, fondamentale per la gestione e la programmazione delle azioni volte alla conservazione della fauna abruzzese. Un’occasione importante da non vanificare.

Dopo aver presentato osservazioni in fase di VAS e VINCA, il WWF Abruzzo, attraverso l’Avv. Antonello Santilli, Presidente del WWF Abruzzo Montano, ha partecipato oggi all’audizione nella Terza commissione del Consiglio regionale, ribadendo le proprie critiche al Piano.

Innanzitutto non convince l’impostazione generale del documento, sbilanciato sulle specie di interesse venatorio a discapito di quelle tutelate da normative nazionali e comunitarie. Mancano analisi e pianificazione rispetto a molte presenze faunistiche di interesse protezionistico, in contrasto con quanto prevedono sia la legge quadro nazionale (Legge n. 157/92) sia quella regionale (Legge n. 10/2004) che pongono l’accento in particolare sulla conservazione delle specie protette.

«Il Piano in discussione – sottolinea il Delegato Abruzzo del WWF Italia Filomena Ricci – è vocato più al “venatorio” che al “faunistico” e lo fa con clamorose omissioni: dimentica ad esempio tutto il gruppo dei Chirotteri e non prende in alcuna considerazione specie come l’Istrice, l’Aquila reale e il Falco pellegrino, giusto per citare solo alcune delle più note. E non solo questo: nella trattazione delle specie manca un quadro esaustivo dei fattori di minaccia e delle azioni di mitigazione previste; per gli animali considerati in declino o in forte stress non vengono esplicitati obiettivi quantificabili, misurabili e raggiungibili che portino al miglioramento dello status delle popolazioni».

Per l’Orso bruno marsicano, simbolo dell’Abruzzo, manca nel Piano una visione organica degli obiettivi da raggiungere per la conservazione di questa sottospecie unica al mondo. «La Regione – sottolinea Dante Caserta, Vicepresidente del WWF Italia – deve definire azioni innovative e coraggiose e individuare strumenti operativi che vadano a potenziare la conservazione nei corridoi di connessione e nelle aree di espansione: la sfida per l’Orso marsicano si vince al di fuori delle grandi aree protette».

Il Piano, dimostrandosi prono ai soli interessi venatori, peraltro neppure condivisi da tutti i cacciatori, ipotizza in più passaggi la possibilità di far sparare ai Cervidi. Un’ipotesi che non si può prendere in alcuna considerazione per diverse ragioni: lo scadente stato attuale delle conoscenze su queste specie; il loro ruolo fondamentale nella catena alimentare (rappresentano, ad esempio, un’importante fonte trofica per il Lupo); la pressione immensa che l’eventuale caccia ai Cervidi comporterebbe nelle aree di presenza dell’Orso bruno marsicano, al di fuori dei Parchi, aggiungendo ulteriore stress in aree dove la caccia ad altre specie è già permessa. Il Piano, del resto, per Cervo e Capriolo, ma anche per il Cinghiale (le popolazioni di ungulati in genere) riporta dati raccolti per una o al massimo due annualità e se la programmazione deve basarsi su queste sole tabelle si parte con un impianto metodologico falsato.

Rispetto ai danni alle colture agricole manca inoltre uno studio complessivo degli interventi di prevenzione: il PFVR avrebbe dovuto rappresentare l’occasione per attivare azioni sperimentali, riportate a scala ampia e monitorate nel tempo, per studiare come la messa in sicurezza delle colture e delle infrastrutture viarie possa far diminuire i danni e in che percentuale questo avvenga. Invece…

«Il Piano adottato dalla Giunta – aggiunge Claudio Allegrino, coordinatore regionale delle Guardie WWF – omette di effettuare considerazioni in merito alla vigilanza venatoria in Abruzzo, che ha subito un grave ridimensionamento delle unità preposte per l’accorpamento del Corpo Forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri e per lo smantellamento di fatto delle Polizie Provinciali. La Regione non ha predisposto, in questi ultimi anni, alcun provvedimento per sanare queste carenze. Sarebbe necessario, invece, un intervento immediato per l’istituzione di un Corpo di Polizia Regionale che possa ripristinare l’organico come indicato dal Piano Nazionale di contrasto al bracconaggio approvato dalla Conferenza Stato-Regioni nel marzo 2017».

Il WWF chiede che si apra una fase di riflessione più approfondita sul Piano che porti a revisioni e integrazioni, alla luce delle osservazioni già inviate.

«Evitiamo di sciupare una importante occasione – conclude Filomena Ricci – e soprattutto ricordiamoci sempre che la fauna “appartiene” allo Stato e quindi a tutti i cittadini, non già alla sempre più esigua minoranza dei cacciatori».

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