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LA RIVOLTA DEGLI AGRICOLTORI: UNA TRUFFA EUROPEA

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LA RIVOLTA DEGLI AGRICOLTORI: UNA TRUFFA EUROPEA

di Mario Travaglini

 E’ diventato troppo evidente per nasconderlo, ma alla fine, dopo settimane di silenzio, la rivolta dei contadini è diventata un tema reale.

Una notizia di quelle che meritano finalmente la prima pagina, del quotidiano o del telegiornale delle ore 20. Non siamo ingenui: se i direttori dei notiziari sono stati autorizzati a dedicarvi più di 5 minuti in “prima serata”, è perché i Governi hanno dato il via libera, dopo aver ottenuto che il servizio pubblico e i canali cosiddetti liberi e indipendenti  ignorassero allegramente la massiccia manifestazioni in Germania dal 7 gennaio, come il blocco dei Paesi Bassi nel luglio 2022 e  poi nel maggio 2023.  Per caso qualcuno ne ha sentito parlare ?  Ma se  Scholz, Meloni o il Foutriquet dell’Eliseo solo oggi hanno dato l’autorizzazione a coprire mediaticamente la notizia significa che hanno ottenuto garanzie a non divulgare ciò che accade nel retrobottega di Bruxelles, ovvero i miliardi in eccesso pagati da Germania, Italia e Francia  nell’ambito della PAC (politica agricola comune), degli accordi di libero scambio negoziati dietro imbottite porte e votato da “commissioni” composte da membri la cui nomina è stata sempre avvolta da misteri impenetrabili.

Accordi che suonano come una condanna a morte per interi settori: avicolo, ovino, bovino, ma anche ortofrutticolo, con una concorrenza del tutto sleale con latte, ovini e mele neozelandesi, pollo e soia brasiliana, grano ucraino, polpa e succhi di pomodoro cinesi. E ora anche la produzione agricola cilena.

Sì, in piena rivolta contro le importazioni da paesi a bassissimo costo di produzione, dove, ça va sans dire, i dipendenti sono pagati 2 euro l’ora, si possono usare liberamente pesticidi e OGM  e non ci sono leggi ambientali da rispettare, due “comitati competenti” della nostra magnifica Unione  Europea hanno appena approvato  il 24  gennaio scorso un trattato di libero scambio con il  Cile per regolamentare l’importazione di quasi 200 prodotti, tra i quali i più numerosi sono quelli a carattere alimentare.

Si mette dolosamente in risalto la “reciprocità” perché il Cile ci comprerà mais e soia e la Nuova Zelanda i carciofi ma ci darà tutto il resto, compreso le uova. Si, avete letto bene, anche le uova. In un camion che riforniva uno dei grandi players della distribuzione, del quale per ovvie ragioni non posso fare il nome, sono state trovate  quantità notevoli di uova provenienti proprio dalla Nuova Zelanda.

Fate qualche calcolo e ponetevi una domanda semplice semplice : come sono arrivate in Europa ?

Altra domanda : quanto pagano queste persone per il tradimento dei nostri agricoltori? E, in particolare, cosa succede ai 4 miliardi di euro che i contribuenti italiani  pagano in eccesso ogni anno per tenere in piedi il PAC?

Lo scandalo è che questi miliardi  vanno al concorrente dei nostri stessi agricoltori, che ottengono solo alcuni sussidi in cambio del rispetto di una lista infinita di norme che seppelliscono ogni speranza di profitto. Da qui decine di produzioni vendute al di sotto del prezzo di costo  e che porta alla rovina migliaia di agricoltori. La proliferazione delle norme sta mettendo fuori mercato quasi tutti gli operatori piccoli e medi d’Europa, pur ridistribuendo loro oltre ai 4 miliardi del generoso contribuente italiano anche quelli di Germania e Francia.

Oltre  a tutto questo gli agricoltori sono bersagliati per l’uso di macchine agricole inquinanti o di fare un danno all’ambiente nel momento in cui consumano troppa acqua per allevare bovini. Non ho ancora sentito la voce di un super esperto del cambiamento climatico o di un giornalista degno di questo nome che abbia parlato dell’altro versante del problema, ovvero  la quantità di CO2  che viene iniettata nelle serre per aumentare la produzione di frutta e verdura del 20%, … perché la CO2 è una componente vitale per lo sviluppo praticamente di tutte le specie vegetali, a tutte le latitudini.

A sentir parlare i super-tecnocrati di Bruxelles viene da chiedersi se mai hanno avuto qualche audizione con i coltivatori che oggi assediano autostrade e supermercati e se sono al corrente degli spiccioli che arrivano nelle loro tasche attraverso la cosiddetta compensazione dopo che il nostro paese ha finanziato la comunità con oltre 4 miliardi di euro. Gli stessi super-tecnocrati col  tempo e con costanza sono anche  riusciti a far retrocedere l’Italia al terzo posto nella graduatoria Ue della produzione agricola (fonte Sole 24 Ore  del 17 ottobre 2023). Ma non basta accusare l’Europa di tutti i mali, perché  c’è dell’altro. Certi numeri lasciano senza parole: quando un orticoltore vende 1,5 kg di cavolfiore a 0,30 euro all’ingrosso e  lo si ritrova il giorno dopo a 4,10 euro sul banco di un supermercato a Milano c’è da chiedersi chi sono gli estorsori o, meglio, i lenoni?

 Vogliamo parlare anche di mele ?  Bene . Il produttore cede all’ingrosso 1 Kg di mele di prima qualità a 0,28 euro e le stesse mele sul banco del supermercato milanese si trovano in vendita a 3 Euro. Chi beneficia di queste differenze ? Sappiamo bene che se ci fosse un imprudente giornalista che cita un gigante del commercio al dettaglio farebbe perdere alla sua testata migliaia di euro di budget pubblicitari.

In ogni caso, la loro difesa è ovvia: c’è il grossista (intermediario a Fondi o sui mercati all’ingrosso regionali), c’è  il trasportatore (il gasolio costa 2 euro al litro, meno lo sconto che rischia di scomparire), ci sono gli intermediari.  Il  più delle volte figure opache ovvero ditte non quotate  a Piazza Affari che il consumatore non conosce  e tutte le cose negative che pensa di loro non cambieranno il  loro giro d’affari perché sono in una situazione di quasi monopolio.

In un quadro siffatto, appena due giorni fa, la Commissione Europea ha annunciato tramite il vicepresidente dell’esecutivo comunitario Margaritis Schinas di pensare ad una nuova misura volta a  prorogare una regola della Pac 2023-2027 secondo la quale gli agricoltori per accedere a quella elemosina di aiuti comunitari debbono rinunciare a coltivare il  4% dei loro terreni. Cosa pensare e cosa fare dinanzi a tanta incoscienza ? Mi viene in mente una sola e desolante risposta:” Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”.

 

 

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