GUIDATI DALLA NATURA

 Il Limite / 139

Guidati dalla natura

di Raniero Regni

 Un bambino di quattro anni misura ogni mattina la piccola pianta nel suo terraio, pianticella che ha seminato e poi curato nella sua crescita all’interno di una Casa dei Bambini.  Una bambina della scuola primaria Montessori inserisce varie specie di animali e fossili nella lunga “striscia della storia” del nostro pianeta, fatta apposta per materializzare un’astrazione difficile da comprendere: quella del tempo profondo, dei milioni di anni dell’evoluzione. Montessori ha sempre dato grande importanza a questo affinamento del legame tra i bambini e la natura. Anzi, ha fatto di quella che lei chiamava “educazione cosmica” il centro interdisciplinare delle proposte educative rivolte ai bambini tra i sei e i dodici anni. La sua stessa definizione di educazione, “educare è aiutare la vita”, va ben al di là di un semplice aiuto allo sviluppo attraverso l’istruzione e l’educazione. Significa assecondare i periodi sensitivi presenti in ogni organismo che cresce e che guidano, come nel caso dello sviluppo infantile, le principali capacità umane.

Di questo si è parlato sabato 13 gennaio a Genova durante il convegno intitolato Guidati dalla natura. Infanzia, educazione e visione cosmica nella prospettiva Montessori. Organizzato dall’Associazione Centro Studi Montessori per celebrare il settanta anni di presenza montessoriana in città, si è svolto nella magnifica cornice di Palazzo Ducale. Le scuole Montessori in Italia sono poche, meno di quello che sarebbe necessario, meno di quelle che si trovano in tanti altri paesi, ma il lavoro che fanno con i bambini è straordinario. E Genova è una delle città dove sono più attive e presenti.

Nel convegno si è parlato di bambini e di piante. È intervenuto infatti il neurobiologo vegetale ed etologo delle piante Stefano Mancuso. Egli ha fatto delle piante la sua guida per ritrovare una forma di convivenza con la natura. Montessori ha fatto dei bambini la via privilegiata per ritrovare un rapporto degli esseri umani tra loro e con la natura. Sino ad oggi, come il modello dominante è quello animale (rispetto a quello vegetale), così si è seguito il modello adultocentrico (rispetto a quello legato alla scoperta dell’infanzia).

 L’essere umano si è pensato come vertice del mondo animale, capace cioè di dominare tutti gli altri animali e di sfruttare tutti gli esseri viventi, Unico soggetto in un mondo di oggetti, si è pensato come padrone della natura. Natura, non ambiente, ha sottolineato Mancuso. Come sosteneva S. Weil, un errore di vocabolario è un errore di pensiero. La natura viene dal latino “nascor”, nascere. La natura è il luogo della nascita, il luogo della vita. Se invece lo chiamo ambiente, questo diventa lo sfondo anonimo rispetto ad un protagonista in primo piano che è l’essere umano. C’è necessità di un cambiamento di paradigma perché l’estinzione di massa di specie viventi a cui stiamo assistendo e di cui è causa l’antropizzazione del pianeta, mette a rischio l’intera sopravvivenza della biosfera. Ieri il termine “artificiale” segnalava qualcosa dal valore incerto, sicuramente inferiore a quello indicato dal termine “naturale”. Oggi sembra il contrario. L’artificiale lo si pensa migliore del naturale. Si pensi al caso dell’Intelligenza Artificiale. C’è uno slittamento semantico ma anche culturale piuttosto pericoloso.

La rete della vita che costituisce la natura è fatta per l’87% da vegetali. Quella rete, come ogni rete, è fatta di nodi. Ogni nodo rappresenta una specie vivente. Quando troppi nodi si rompono e scompaiono la rete collassa.  Ci sono state già altre forme di estinzione di massa, ma sono accadute nel corso di milioni di anni. Noi in duecento anni abbiamo provocato la scomparsa di migliaia di specie viventi. Dal 1972 ad oggi si sono ridotte le popolazioni animali del 50/70 %. Questo accade perché produciamo e consumiamo troppo. E dove prendiamo le risorse necessarie? Le sottraiamo alle generazioni future. Ogni specie esiste in media per cinque milioni di anni e poi scompare. I Sapiens esistono da circa trecentomila anni e già rischiano la sopravvivenza. Questo ha detto Mancuso e la via di uscita è l’educazione. Riavvicinare i bambini al mondo del vivente, esporre i bambini alla natura, sottraendoli ad un mondo esclusivamente artificiale è indispensabile per non perdere questo contatto con la vita. C’è bisogno di luoghi complessi come una foresta e non aule. Per imparare anche che non siamo migliori di altri apparentemente più modesti esseri viventi. Tutti partecipiamo alla rete della vita. È la scoperta di questa meravigliosa interdipendenza di tutto quello che esiste nella biosfera che Montessori ci proponeva nella sua educazione cosmica. L’educazione cosmica non come materia da riempire con nozioni scientifiche, ma come punto di arrivo di una nuova consapevolezza: chi sono? Da dove vengo? Dove vado? In che rapporto sono con tutto il vivente? Offrire ai bambini il miracolo, potente e fragile, della vita, un miracolo da osservare, studiare e rispettare.

Nessun Commento

Inserisci un commento