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SI MUORE ANCHE DI GENEROSITA’ “IMPRIGIONATA” : ADDIO AL CUORE D’ORO DI NONNO CARLO !

Editoriale /128

SI MUORE ANCHE DI GENEROSITA’ “IMPRIGIONATA” :

ADDIO AL CUORE D’ORO DI NONNO CARLO !

                                                                           di Pierluigi Palmieri

“Carlo non era un detenuto, era un uomo libero ma è morto come un detenuto. Perché alla fine morire è stata la sua unica via di fuga”.

Le Iene Mediaset 24 ottobre 2023

  Segregato in una RSA contro la sua volontà, a 90anni, oltre 500.000 euro del suo conto corrente spesi in sei anni al fine di “salvaguardare il suo patrimonio”. La strenua lotta delle “Iene” su Italia 1, che gli avevano dedicato perfino una lunga puntata speciale, non è valsa a riportare a Casa Carlo Gilardi per vivere  in  libertà il resto dei suoi giorni. Il servizio su Italia 1 della puntata di martedì 24 ottobre u.s., ha toccato il cuore di milioni di italiani e di chi scrive in particolare.

Per motivi che tutti comprenderanno, ho infatti seguito con particolare attenzione sin dall’inizio la disavventura di Carlo Girardi portata alla ribalta dal programma di Mediaset con il minuzioso lavoro investigativo di Giovanna “Nina” Palmieri.  Mi sia concesso il riferimento famigliare perché proprio il mio status di padre dell’autrice dei servizi, non mi ha permesso di intervenire come avrei voluto a supporto di Carlo Gilardi con l’Associazioni per i Diritti Civili, (C.RE.DI.CI.) come mi è capitato di fare in tanti casi di palesi ingiustizie, anche nei confronti di magistrati, né a maggior ragione come giornalista. Come non contestare coloro che hanno utilizzato il proprio ruolo di “tutore” in modo anomalo  e indispettiti dall’intraprendenza delle Iene, specialiste in giornalismo d’inchiesta, presentano una denuncia per diffamazione, che ha tutto il sapore del coperchio sulla pentola .  Come milioni di telespettatori ho provato disgusto nel assistere all’approccio sfacciato e arrogante  con le telecamere degli “pseudo-garanti”, chiamati a rispondere delle loro palesi contraddizioni. Quale contrasto con la semplicità e la generosità di un uomo integerrimo,  con un apprezzato passato di docente di Estimo nelle scuole superiori, che dichiara di non essere interessato ai beni materiali  e che vuole vivere tranquillo con la sua pensione. Carlo amava  gli animali e la campagna, ma soprattutto il prossimo.  Non è un caso che nel servizio delle Iene proclami il suo spirito francescano. Anche lui aveva stabilito la “sua” regola e  come detta quella del Poverello di Assisi, si ispirava ad una vita comunitaria  basata . nell’umiltà, sulla fraternità mettendosi all’ultimo posto, a servizio di tutti. In un certo senso Carlo condivide con San Francesco anche l’esperienza della “prigionia”, patita però, rispetto a questi, da vecchio.  Il giovane rampollo di Pietro di Bernardone, Ghibellino, fu preso in battaglia durante la guerra tra Assisi e Perugia. Mentre lui è stato “catturato” in una battaglia “legale” dai tentacoli di una giustizia ingiusta,  forse inconsapevole, che (novella  Bernardone) ha provocato l’intervento di questi moderni “consoli” che hanno colto a volo le sue preoccupazioni per il patrimonio. Spero di non apparire blasfemo se affermo che Carlo ha clonato la generosità di Francesco “ ha donato la sua veste al mendicante e ha ceduto il denaro  di suo padre ai poveri che ha incontrato per strada”, ma il Poverello di Assisi non ha avuto un amministratore di sostegno e i suoi beneficiati non sono finiti sotto processo per “sfruttamento /Circonvenzione di incapace”.

Francesco, va’ e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina

(Esortazione del Crocifisso della chiesa di San Damiano -1205)

Allora  voglio onorare il coraggio e la  caparbietà delle “Iene” pubblicando il link del servizio di Nina e, qui di seguito,  per chi non dispone del collegamento  Internet, l’estratto  del servizio di questa settimana di cui, oltre alle foto che accompagnano questo Editoriale, rubo il commovente saluto di chiusura. 

 CARLO E’ MORTO: ORA FINALMENTE E’ LIBERO

Carlo è morto e si è ripreso la libertà – Le Iene (mediaset.it)

(IN CORSIVO in verde  le note DI CENTRALMENTE)

Questa è una notizia che mai avremmo voluto darvi: il professor Carlo Gilardi, il nostro Carlo non c’è più. É morto domenica mattina (22 settembre 2023 n.d.r.)

Ci ha lasciato e non è morto nella casa di campagna dove ha sempre vissuto, per scelta, in povertá… (nonostante fosse molto, molto ricco) non è morto nella casa dove avrebbe voluto passare i suoi ultimi anni di vita, circondato dai suoi animal

È morto dopo più di mille giorni passati in un istituto, dove non voleva assolutamente finire ma dove è stato costretto a stare dalle istituzioni senza poter vivere la vita che voleva e vedere praticamente nessuno.

IO VOGLIO LA LIBERTA’ CHE MI AVETE SOTTRATTO

Carlo non era un detenuto, era un uomo libero ma è morto come un detenuto.

Perché alla fine morire è stata la sua unica via di fuga.

Questa storia, che ci ha fatto e ci fa soffrire, commuovere e arrabbiare (oggi più che mai) la conoscete bene.

Noi non abbiamo parole nuove per raccontarvela perché in questi anni le abbiamo già usate tutte.

Questo suo grido disperato in nome della sua libertà lo avete ascoltato per la prima volta quasi 3 anni fa. Quel giorno, “quel maledetto 27 ottobre 2020, su ordine di un giudice e SU RICHIESTA  della sua amministratrice di sostegno..è stato portato in un istituto.

“Per sua tutela” dicevano…

una “tutela” personale e patrimoniale che Carlo non aveva mai richiesto e della quale (nonostante alcune perizie dicessero il contrario) era certo di poter fare a meno.

Carlo si rivolse all’avv. Lanfranconi esclamando “Non capisco perché questo succeda per non aver io fatto niente ed essere una persona capace di intendere e volere!”

Perché Carlo, aveva una sola colpa: era un uomo anziano molto ricco e molto generoso e questa sua generosità, secondo le istituzioni, lo stava mettendo in pericolo. (E per questo andava protetto da persone, come Ibrahim, cresciuto da Carlo come un figlio e oggi condannato per circonvenzione di incapace, perché SECONDO UN TRIBUNALE si sarebbe approfittato di lui.

“Io ho avuto solo un aiuto da Carlo come tutti” (dichiara Ibrahim)

Carlo dei suoi soldi e della sua vita aveva sempre voluto, fin da giovane e giustamente, fare ciò che voleva.

In un mondo in cui tutti chiedono e prendono, lui ha sempre dato, senza mai volere nulla in cambio. Condivideva con chiunque secondo lui ne avesse bisogno i suoi beni e il suo patrimonio.

Un patrimonio stimato, nel 2017 all’inizio dell’amministrazione di sostegno in circa 1,2 milioni di euro di beni immobili e 582 mila euro in banca.

A questi vanno aggiunti i 1200 euro al mese di pensione che ha continuato a prendere, eppure oggi dopo 6 anni sul suo conto sono rimasti appena 60mila euro.

Come confermato in tribunale dalla sua stessa amministratrice. E questo è un bel paradosso: Carlo è stato sottoposto ad amministrazione di sostegno proprio per tutelare lui e soprattutto il suo ingente patrimonio perché secondo le istituzioni lo stava dilapidando (dietro pressioni di varie persone).

Ora, ci domandiamo: spendere oltre 500 mila euro ossia quasi 100mila euro l’anno tra i compensi degli amministratori, le donazioni concesse, le parcelle ai vari professionisti e la retta dell’RSA è tutelare il suo patrimonio? Certo sono tutte spese senz’altro legittime perché rendicontate a un giudice….sono tutte spese però, che Carlo non ha scelto ma che il Tribunale ha scelto per lui.

“La prima cosa che farò  quando tornerò libero sarà di non mettere soldi in Banca…

” LE BANCHE VADANO A FARSI FRIGGERE

Carlo non dava valore ai suoi soldi ma rifiutava categoricamente quel controllo delle istituzioni sulla sua vita e sulle sue scelte (e dichiara)…”non capisco perché succeda per non aver io fatto niente ed essere capace di intendere e volere”

Così quando nell’estate del 2020 aveva capito che per lui si stavano per aprire le porte di una RSA, CONTRO LA SUA VOLONTÀ per tutelarsi aveva tentato di tutto (aveva detto)

“io ancora lavoro, quando non avrò più la forza andrò nell’ospizio”

..si era rivolto a un avvocato.. (avv, Agazzi)

AVEVA RICHIESTO una perizia psichiatrica in cui si legge “non emergono anomalie…….”

..aveva scritto lettere accorate …“gli avvocati con tutte le malizie vogliono rinchiudermi per mettermi a tacere e beneficiare dei miei risparmi senza che io possa oppormi”

Anche perché come diceva lui stesso.. “In mancanza di libertà tanto vale morire”

Tutto questo accadeva ormai 3 anni fa e noi, non appena avevamo ricevuto l’audio drammatico che tutti oggi conoscete bene..

IO VOGLIO LA LIBERTA’ CHE MI AVETE SOTTRATTO

..abbiamo fatto di tutto per trovarlo anche perché allora nessuno sapeva dove fosse stato portato.

E quando lo abbiamo trovato NON È STATO PERMESSO NÈ A NOI, NÈ AI SUOI AMICI NÈ AI SUOI PARENTI DI ANDARLO a Trovare.

vi sembra normale? Anche a chi è in carcere sono consentite le visite!

“Avevano detto che lui doveva stare temporaneamente all’Airoldi e Muzzi in attesa che gli sistemassero la casa di Airuno. DICHIARA IL SUO AMICO DI UNA VITA PIERO-Ma in questo tempo potevano costruire un grattacielo al posto della sua casa”

Già perché questo dicevano… che quel ricovero sarebbe stato temporaneo

(Nel video l’amministratrice di sostegno avv, BARRA dichiarava)

“Si sta lavorando in questo senso”

Ma forse che lui potesse uscire con le sue gambe da quella Rsa e tornare a casa sua è sempre stata solo un’utopia.

Vi abbiamo raccontato come fin dall’inizio sulla stessa domanda di ingresso firmata dall’amministratrice Barra, accanto alla casella che indicava la volontà, o meglio la contrarietà, di Carlo al ricovero, si leggeva che quel ricovero sarebbe stato “definitivo” e vi abbiamo parlato anche degli strani cambi in cartella clinica..

Carlo, dal canto suo, da dentro l’Rsa ha provato a far sentire la sua voce in ogni modo: all’inizio facendo lo sciopero della fame….e poi ribadendo la sua volontà e la sua contrarietà a quel “soggiorno obbligato”/ricovero. Tutte le volte che ha potuto

VOGLIO ANDARE VIA MA NON MI MANDANO VIA

“io sono stufo di stare chiuso, voglio tornare libero com’è giusto in quanto non credo di aver commesso alcun reato”.. Lo ha persino affermato formalmente davanti ai giudici e davanti al Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale che, dopo averlo incontrato, ha più volte diramato raccomandazioni ufficiali.. Auspicando una diversa soluzione

La sua storia era arrivata pure in Parlamento  (nel video Giorgia Meloni mostra forti perplessità)

E poi questa estate è arrivata la condanna della corte europea dei diritti dell’uomo nei confronti del nostro paese, colpevole di aver violato diritti di Carlo. Insomma la battaglia per la libertà di quest’uomo non è rimasta nell’ombra,

Tutti sapevano e qualcuno oltre a noi ha provato anche a fare qualcosa. Ma nessuno è riuscito a fare niente. Abbiamo fallito tutti. E’ incredibile ma è così.

E Carlo alla fine è morto dove non voleva vivere e sicuramente neanche morire.

“Mi spiace stare qui chiuso senza sapere perché”

Questo audio, è di appena un paio di mesi fa..e se pur con un filo di voce Carlo aveva trovato la forza e la lucidità di ribadire sempre le stesse cose  AD ALCUNI SUOI AMICI CHE FINALMENTE DOPO QUASI 3 ANNI ERANO RIISCITI A PARLARE CON LUI

“speriamo in bene, io non mi sento così tanto colpevole da dover stare sempre rinchiuso”

(CARLO) “io sono un vigilato speciale”

“Vorremmo tanto venire anche solo a salutarci però ce lo impediscono perché hanno detto che tu sei arrabbiato con noi” (E’ L’AMICO PIERO PELUSO:)

“Avevo chiesto di poter visitare Carlo ma la sua amministratrice ci aveva detto no perché Carlo era arrabbiato con noi perché ci eravamo rivolti alla stampa”

(CARLO) “No è perché sono un vigilato speciale”

E infatti quando un suo caro amico, uno di quelli che la Barra indicava come “non gradito a Carlo” perché si era rivolto alla stampa, un anno fa era riuscito a partecipare a una messa all’interno della RSA lui era stato più che felice di vederlo

poi quest’estate…

(Augusto dichiara)

“Dopo quasi 3 anni ce l’abbiamo fatta”

Dopo la sentenza di Strasburgo sono state finalmente, almeno, concesse le visite per gli amici e i parenti di Carlo. Gli stessi che, stando a quanto riferito dalla sua amministratrice Barra e ribadito anche durante il processo contro di noi, Carlo  non voleva vedere…“Lui rispetto alle persone che hanno avuto un ruolo attivo in tv si è irrigidito, ha scritto lettere in cui chiedeva che non si occupassero del suo caso”

ma quando invece ha potuto  vederli dopo oltre due e anni e mezzo… al suo cugino  Augusto e agli amici

ha chiesto perché “non siete venuti prima…”

E Carlo a tutti, ancora una volta, ormai debolissimo aveva ribadito di desiderare solo una cosa: tornare libero

“Sempre mi ha ripetuto che li non ci voleva stare, lì si sentiva prigioniero”

Sempre quest’estate Carlo (‘battagliero fino alla fine) era riuscito a rimettersi in contatto con il suo avvocato, la Agazzi, alla quale negli ultimi 2 anni e mezzo è/era sempre stato vietato l’accesso in Rsa.

Le aveva fatto anche pervenire delle lettere nelle quali..

Definiva la RSA “su lieu de prison” il suo luogo di prigione

E inoltre… manifestava dubbi sulla sua possibilità ormai di uscire di li”

“Non so se mi lasceranno uscire di qui”

così l’avvocato Agazzi, dopo aver anche parlato al telefono con Carlo, ha chiesto ufficialmente  di potergli fare visita ma…

“Purtroppo l’istanza è stata rigettata dal giudice tutelare in quando secondo il giudice c’era il dubbio circa l’autenticità delle missive e della volontà stessa di Carlo di nominare un avvocato”

Un altro mistero.  La scrittura sembra la sua e questa è sicuramente la sua voce…

“gradirei che venisse da me la dottoressa Agazzi per poterle parlare” (audio)

Alla Agazzi è stato concesso di fargli visita solo pochi giorni fa, quando Carlo ormai era in fin di vita.

Chissà di cosa avrebbe voluto parlare con lei.

Forse le avrebbe chiesto di provare ad aiutarlo, ancora una volta, ad uscire dalla Rsa e andare a morire a casa sua? O forse aveva capito di non stare più bene e voleva predisporre un testamento?

Perché questa è un’altra domanda che ci facciamo: se in banca di liquidi è rimasto ben poco, i beni immobili sono ancora lì. A chi andranno le tante case e le proprietà di Carlo?

Forse non avremo mai risposte alle tante nostre domande.

Non sappiamo ancora neanche quando si terrà il suo funerale, quando potremo tutti dargli un ultimo saluto, perché, da indiscrezioni di stampa, pare che sia stata disposta l’autopsia.

L’unica certezza che abbiamo è che in questi mesi  il processo contro di noi è andato avanti…. perché per avervi raccontato tutto questo, per aver risposto a quel grido d’aiuto di un uomo anziano a cui chiunque al nostro posto avrebbe risposto, per aver fatto da megafono alle più che giuste rimostranze di Carlo e aver cercato di squarciare il velo sopra le tante ambiguità di questa storia, noi de Le Iene siamo finiti a processo e dovremo rispondere di diffamazione proprio nei confronti dell’avvocato Barra.

Ma la cosa che ci fa più male non è certo il processo: quello che fa male è che Carlo ha perso la sua battaglia per la libertà.

Nonostante tutti i suoi sforzi.

E noi abbiamo perso con lui. Nonostante tutti i nostri sforzi.

Perché Carlo non è mai tornato a casa.

Ha vissuto fuori da quella RSA solo pochi giorni e solo perché, ormai molto debole, è stato trasferito in un hospice della sua Airuno per le cure palliative.

È morto qui: dove qualche giorno fa (incredibilmente/con nostro grande stupore dopo anni di porte in faccia) ci è stato concesso di entrare.

“Avevo immaginato questo incontro in tanti modi ma non così”

Perché la gioia di poterlo finalmente incontrare (dopo anni di tentativi) è svanita appena abbiamo visto con i nostri occhi quanto fossero ormai gravi le sue condizioni

Carlo purtroppo non c’è, dorme, però almeno abbiamo avuto modo di salutarlo finalmente

Gli abbiamo PROMESSO che continueremo a combattere  per i diritti di tutti i Carlo d’Italia, “rei solo di essere anziani”e che abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere per affiancarlo nella sua battaglia di libertá e riportarlo a casa sua

Purtroppo non ce l abbiamo fatta ma è stato un onore e rifaremmo tutto

Non sappiamo se ci abbia sentito però..

Ha aperto per un secondo gli occhi quando abbiamo detto ciao carlo e mi è sembrato anche di vedere un sorriso ma forse me lo sono immaginato..”

Pochi giorni dopo Domenica mattina  l’abbiamo perso..

“Forse non hanno diritto di circolare liberamente i Carlo Gilardi, quelli che danno un appartamento alla persona che ha accudito la famiglia per decenni. Quelli non hanno diritto di circolare liberamente. Quelli che hanno dato accoglienza a Ibrahim e ai fratelli senza soldi, senza speranza venuti in Italia e che hanno garantito un futuro a quelle persone, questi qui, che senza volere nulla in cambio danno magari dando una speranza a chi, diversamente dalle istituzioni della Repubblica, non l’avrebbe avuta. Non possono circolare liberamente. E Carlo stava scappando a questo sistema. Correvamo il rischio che morisse a piede libero dopo avere fatto la vita che aveva fatto. E infatti lo abbiamo rinchiuso”

(il commento dell’avv. Campano dell’Associazione Diritti alla Follia)

Ciao Carlo, anima gentile e luminosa. Che tu possa finalmente essere libero…

 

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