HomeEditorialiA CHE GIOCO GIOCHIAMO?

A CHE GIOCO GIOCHIAMO?

Editoriale / 125

A CHE GIOCO GIOCHIAMO?

                                                                                                                      di Pierluigi Palmieri

 

ORIZZONTI SPORTIVI: Epos, ethos, paideia, polis” è il titolo del libro che tra tre giorni sarà presentato alla Sala Pia della LUMSA. Tra gli autori il nostro Ranieri Regni e Maria Cinque docenti di quella Università, che nei loro saggi hanno certamente colto anche i frutti del lavoro svolto dal Comitato Scientifico   del Corso di Perfezionamento su “Educazione e management dello sport”, che ha continuato a operare intensamente fino all’avvento  del Covid19. Nella presentazione dell’evento premesso che “avventurarsi nel mare aperto dello sport di domani non è facile” si afferma che il testo “Orizzonti sportivi” offre una chiave di lettura del variegato mondo dello sport partendo da quattro prospettive inusuali: Epos, Ethos, Paideia, Polis. Il corsivo è mio perché è necessario precisare che quell’aggettivazione va  riferita a tutti coloro (e purtroppo non sono pochi) che  sui mass-media e sui social trattano “usualmente” di sport in modo superficiale e cercano il facile consenso di lettori altrettanto superficiali. Come riferiamo proprio oggi nella sezione SPORT della nostra  Rivista della Domenica “Epos, ethos, paideia, polis” sono prospettive che affondano nella saggezza antica, recuperando dall’età classica suggerimenti storici e culturali che possono dare profondità alla riflessione e ci permettono di scandagliare la complessità del fenomeno sportivo da angolazioni diverse da quelle comunemente utilizzate.

Proprio per non seguire l’onda della “usualità”, dopo aver scandagliato a dovere la rassegna stampa di questi ultimi giorni, alla ricerca di approfondimenti significativi sull’ennesima problematica legata al mondo del calcio, riproporrò in questa sede, poco più avanti, quelle di due personaggi che di calcio senza alcun dubbio se ne intendono. Mi riferisco ovviamente al fenomeno delle “scommesse” che ha coinvolto i giovani calciatori professionisti. Come ormai tutti sanno la procura di Torino sta lavorando  per  “scoprire i personaggi che gestiscono il giro di scommesse e che si celano dietro le piattaforme online”, In verità questo sarebbe il vero punto su cui soffermarsi. Ma poiché, ai margini di quell’inchiesta, tra i “fruitori” del servizio illegale sono stati individuati dei noti calciatori, a dominare la scena mediatica sono i nomi di Tonali e Zaniolo, e prima di loro quello di Fagioli. Ai due la notifica del reato è stata fatta a Coverciano alla vigilia dell’incontro Italia- Malta valido per la qualificazione al prossimo Campionato Europeo, a cui avrebbero dovuto partecipare vestendo la maglia azzurra della nazionale. Questo, ovviamente   per inquadrare il caso nella prospettiva “usuale”   e dare il “giusto” clamore scandalistico alla notizia. Prima di fornire  la “mia” versione, mi piace citare i commenti di Luciano Spalletti e di Marino Bartoletti, che come ho anticipato sono tra i più significativi e non potrebbe essere altrimenti visto che vengono da due personaggi di indiscutibile autorevolezza in campo calcistico, l’uno come allenatore e l’altro come giornalista e scrittore,

Spalletti ha parlato di “sciacallaggio sulla notorietà dei calciatori” , Non ha deliberatamente citato il  “personaggio” proprio per evitare di favorire lo “sciacallo”  che ha fatto i nomi de tre indiziati e dopo aver  aggiunto anche quello di Zaleski, ha annunciato di volerne snocciolare altri. Lui  di queste cose  ha fatto una ragione di  vita, fino a macchiarsi del reato di estorsione aggravata e trattamento illecito di dati personali.

Bartoletti ha manifestato la sua sofferenza umana e  intellettuale. “Ne scrivo” – ha commentato su Facebook-  “con grande amarezza e molto disagio: perché da padre e da nonno – prima che da testardo amante del calcio e spero credibile operatore dell’informazione – continuo ad augurarmi con tutto il cuore che questi ragazzi non abbiano fatto una simile sciocchezza: nell’eventuale, totale disprezzo di tutta la fortuna che la vita ha loro concesso”.

Nel sarcasmo dell’allenatore e nella sensibilità del giornalista affiorano gli aspett2i che ritengo fondamentali in termini educativi. L’uno denuncia il “marcio” del sistema che non riesce a scrollarsi di dosso i parassiti e i delinquenti di cui i ragazzi sono vittime. L’altro denuncia l’immaturità  dei giovani e la loro incapacità di apprezzare la fortuna che li ha baciati.

La mia breve riflessione finale, assorbe ovviamente quelle dei due personaggi, ma, speculando un po’ sul termine “gioco”, sottolineo che quello del Calcio ha assorbito totalmente la categoria dei “giovani talenti” che sono oggetto delle indagini di questi giorni e certamente molti altri tra i loro colleghi. R. Caillois nel suo “I giochi e gli uomini” dice che l’uomo gioca per tutta la vita. Certamente i nostri campioni hanno cominciato a giocare al calcio da bambini mostrando capacità eccezionali e arrivando ai vertici molto precocemente. Rispetto ai loro coetanei, nati appunto a cavallo del nuovo secolo, hanno avuto meno tempo a disposizione per immergersi “totalmente” nel digitale. Sono però anche loro  della “generazione Z”, la cui vita, come risulta da uno studio dell’istituto Piepoli, “si svolge senza soluzione di continuità tra offline e online, ma prevalentemente online”.  Se mettiamo insieme le considerazioni di Caillois e quelle del Piepoli possiamo provare a dare una lettura, non certo inconfutabile, del comportamento dei calciatori chiamati in causa sulle scommesse: “A che gioco giochiamo dopo gli allenamenti e le partite che ci costringono per troppo tempo a restare offline” si saranno chiesti,

Propongo un antidoto per tutti i giovani Centennials/Z : andare on line a cercare libri come quelli di Bartoletti sugli “Dei” e   scoprire che si può parlare di sport da quattro prospettive inusuali: Epos, Ethos, Paideia, Polis.

La foto in evidena è del SUN

Nessun Commento

Inserisci un commento