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L’ARIA CHE RESPIRO…MA BRUTO E’ UN UOMO D’ONORE

Il Limite / 123

L’aria che respiro…ma Bruto è un uomo d’onore

di Raniero Regni

 L’agenzia regionale dell’Umbria, che si occupa del monitoraggio della qualità dell’aria, l’Arpa, dice che l’aria della mia città dove insistono da più di sessanta anni due industrie cementiere e che hanno bruciato miglia di tonnellate di carbone, di pet coke (rifiuto un tempo tossico del petrolio, oggi invece autorizzato come combustibile), di penumatici e ora di rifiuti, è buona. Una ricerca del CNR e de “La Sapienza”, commissionata dal Comune, non centrata però sulle due industrie insalubri che insistono sullo stesso territorio e sulla stessa città, dice che l’aria è accettabile.

Eppure non credo che quello che esce dalle ciminiere sia vapore acqueo ma, parafrasando il famoso discorso di Marcantonio nella tragedia shakespeariana, “Bruto è un uomo d’onore!”.

Non c’è una centralina che in continuo monitora la diossina direttamente dentro le torri da cui fuoriesce il fumo, eppure “Bruto è un uomo d’onore!”.

Da sempre chi abita nei pressi degli impianti industriali, che un tempo erano più isolati, ma che oggi sono tra le abitazioni o vicinissime alle frazioni popolose della mia città, trova residui di tutti i colori sui balconi, ma “Bruto è un uomo d’onore”.

Leggendo e studiando le Autorizzazioni Integrate Ambientali (AIA) dei due impianti. Documenti complessi che hanno bisogno di competenze di ingegneria e di chimica ecco che cosa, per legge, ovvero senza infrangere alcun limite legale, i due cementifici possono far uscire dalle ciminiere per 330 giorni all’anno. Polveri: 500 q. Ossidi di azoto: 16.000 q., Anidride solforosa: 6.000 q., Mercurio:160 kg; Cadmio-Tallio:160kg, Arsenico+Antimonio+Piombo+Cromo+Cobalto+Rame+Manganese+Nichel+Vanadio: 16 q.

E queste sono solo le immissioni autorizzate di immissione di sostanze pericolose di un solo impianto. Il tutto raddoppia se riferito anche all’altro. Queste le Emissioni di sostanze tossiche e/o cancerogene nell’aria della conca eugubina permesse dalle singole Autorizzazioni Integrate Ambientali. Ma “Bruto è un uomo d’onore!”.

La domanda che si fanno i cittadini appare più che legittima: quali sono le conseguenze per il suolo, l’acqua e gli esseri viventi per l’accumulo al suolo di tali sostanze da più di sessant’anni?

Così come appare legittima la richiesta dei diversi comitati ambientali che chiedono la immediata revisione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale.

I cittadini avrebbero tutto il diritto di essere coinvolti quando questi documenti vengono firmati, magari senza neanche essere letti, dagli amministratori locali.

Invece dell’uso del principio di precauzione e della trasparenza e partecipazione delle popolazioni direttamente esposte, tutto passa nel segreto e nelle pieghe di documenti e contratti fatti apposta per garantire, soprattutto dopo il Decreto semplificazioni del governo Draghi, alle imprese mano libera rispetto ai controlli che garantiscono invece la salute dei cittadini.

L’aria che respiro, l’aria che respiriamo tutti, siamo sicuri che non contenga quelle sostanze? Qualcuno crede forse che i rifiuti, o altri combustibili potenzialmente tossici, una volta bruciati, scompaiono? Oppure diventano più pericolosi una volta vaporizzati?

Tutto questo accade, di nuovo, sia a livello locale che globale.

Negli ultimi dieci anni i profitti delle imprese gas-petro-carboniliche che estraggono petrolio e altri combustibili sono stati i più grandi di sempre. Lo scopo di negare le cause antropiche del riscaldamento globale e lo scettiscismo pseudoscientifico serve soltanto a rallentare e ritardare le decisioni che farebbero perdere profitti. Questa paccottiglia comunicativa che ci portiamo dietro, questa zavorra fa un danno clamoroso.

I negazionisti del clima non vogliono nessuna regolamentazione, vogliono che il libero mercato vada avanti per conto suo. Ma la crisi climatica non è evitale, l’agenda la detterà lei o essa: la Natura.

Altri parlano di adattamento. Come dire, la crisi ambientale è oramai in atto ed è inevitabile, allora dobbiamo adattarci e conviverci. Ma il pur necessario adattamento non varrà se non si agisce subito sulle cause che determinano il cambiamento stesso.  Non si può più investire nel gas e nel carbone e nel petrolio. Come sostiene il sempre acuto e condivisibile Mario Tozzi, gli extra profitti delle compagnie petrolifere devono essere investite nelle energie rinnovabili. Cambiare alcune abitudini non abbatterebbe l’emissione di gas serra ma ne ridurrebbe della metà gli effetti.

Le contraddizioni ambientali mettono davvero in crisi il capitalismo o il modello di sviluppo oggi dominante. Non il comunismo né il socialismo metteranno in crisi il capitalismo ma sarà la questione ambientale.  Perché la conclusione è sempre la stessa: il capitale naturale è limitato e non ci puoi fare sopra un capitale economico illimitato.

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