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Ecoansia, il lato oscuro dell’interiorità contemporanea

Il Limite / 122

Ecoansia, il lato oscuro dell’interiorità contemporanea

di Raniero Regni

Il XX secolo è stato definito l’età dell’ansia, il XXI secolo sembra invece sotto il segno della depressione. Nella mentalità moderna, lo sviluppo era sinonimo di futuro. Finché il futuro è stato una promessa tutto è andato bene. Oggi la sua assenza e la crisi dell’idea di progresso possono portare, o al rassegnato pessimismo, oppure ad un vuoto attivismo. Come scrive un acuto psicoanalista e sociologo francese, A. Ehrenberg, il Postmoderno è l’assenza delle grandi narrazioni, ma senza una narrazione soddisfacente che generi un senso di finalità e di continuità, senza il suo potere mitico e la sua storia di trascendenza, si genera un disorientamento psichico, una frenetica ricerca di qualcosa in cui credere o la rassegnata conclusione che non c’è niente da trovare. La storia dovrebbe ricordarci i nostri sogni migliori e noi abbiamo bisogno di un sogno che ci aiuti ad andare avanti. Ma non solo quello della tecnologia. Perché la tecnologia oggi comporta molti rischi, uno fra tutti è quello di “teologizzarsi”, perché se ieri era la teologia a dirci che cosa fare, oggi è la tecnologia a stabilire la salvezza, ma una salvezza senza scopo, fatta solo di mezzi senza fini, se non quello ossessivo di “più sviluppo”.

La crisi del futuro mette in crisi anche il progetto biografico di ognuno di noi. La progettazione a lungo termine, che valeva anche per le vite, che le sottoponeva ad un ordine di successione predeterminato, oggi è quasi impossibile. Lo sviluppo, la maturazione, la carriera e il progresso sono legati ed entrano in crisi contemporaneamente.

Il ‘900 era stato caratterizzato dalla nevrosi, dall’ansia nevrotica. E, come osserva ancora Ehrenberg, il nevrotico soffre per un sovraccarico di interdetti, il suo super-io è troppo severo. Il soggetto è lacerato da conflitti tra ciò che è permesso e ciò che è vietato. Il nostro tempo invece, che viene dopo l’euforia della liberazione, è caratterizzato dalla depressione e da una forma subdola di ansia, avvertita soprattutto dai giovani, quella di non essere mai all’altezza di una società che non impone niente ma che propone comunque modelli di successo molto performanti. Al vecchio Edipo, descritto da Freud (il senso di colpa e la lotta per liberarsene), alla fine degli anni Settanta del secolo scorso si è sostituito Narciso (il timore di non essere all’altezza, senso di vuoto e di impotenza), descritto da C. Lasch. Ma il narcisismo non è quel liberatorio amore di sé che è uno degli incentivi alla gioia di vivere, ma è piuttosto il fatto di restare prigionieri di un’immagine talmente ideale di sé da sentirsene da ultimo paralizzati. Per cui la liberazione dal senso di colpa tipico degli anni ’60 del secolo scorso, si capovolge in una difficoltà ad essere se stessi. Se, come pensava Freud, l’uomo diventa nevrotico perché incapace di sopportare il peso della frustrazione impostagli dalla società, diventa depresso perché deve invece sopportare l’illusione che tutto è possibile.

Oggi forse la configurazione psichica degli individui e la temperie psichica della società muta ancora. Il senso di colpa inconscio che opprime tutti non è più quello classico generato dalla sessualità repressa ma quello ben più pericoloso dei danni che tutti noi sappiamo che stiamo arrecando al sistema vivente della natura, la nostra casa. Un senso di colpa collettivo, il lato oscuro dell’interiorità contemporanea.

Gli psicoterapeuti l’hanno già individuata e classificata, si parla di “ecoansia”, ovvero una forma di attacco di panico che affligge in maniera acuta molti giovani, ma in maniera meno acuta un po’ tutti noi. La minaccia di una catastrofe ecologica e l’apparente impotenza che paralizza l’azione vengono pagati dalla nostra psiche che si ripiega su se stessa e si consuma nell’impotenza.

Se è vero che la psiche depressa, è quella tutta raccolta nel passato e che vede il futuro come un muro impenetrabile, come succede a molti nostalgici di ogni sorta. Se, al contrario, la psiche maniacale è quella tutta concentrata nel presente e ossessionata, come succede, ad esempio, a molti imprenditori, dai propri affari e dal profitto nel presente. Allora la  psiche sana è quella aperta al futuro, e i bambini e i giovani hanno un assoluto bisogno di questa apertura. Il compito dell’educazione è sempre quello di dischiudere delle potenzialità, di aprire delle possibilità. Al di là della psicoterapia, è necessario trasformare l’ecoansia in azione positiva, in impegno a favore della qualità e sostenibilità della vita. Convogliare le nostre energie in tutte quelle cause ambientali che possono aiutarci a vivere e a sentirci vivi, per noi stessi e per gli altri.

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