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ELOGIO DELLA BARCA A VELA

Il Limite / 120

Elogio della barca a vela

di Raniero Regni

 

La nave è l’eterotopia per eccellenza. Nelle civiltà senza navi, i sogni inaridiscono, lo spionaggio sostituisce l’avventura e la polizia i corsari

M. Foucault

 Tre anni fa ho visto un bambino di otto anni uscire con un Optimist, ovvero una minuscola barca a vela per ragazzi, dallo stretto varco aperto tra le scogliere frangiflutto, abbassare la deriva, cercare il vento, mettere a segno le vele e dirigersi timonando verso il mare aperto. Solo, padrone incerto ma deciso della sua piccola imbarcazione, timonava sicuro verso una libertà e un’autonomia che avrebbe ritrovato ancora nella vita. Quel bambino, mio nipote, non credo che fosse consapevole dell’importanza archetipica di quella giornata. Oppure era lo sguardo ansioso di suo nonno, che gli aveva contagiato la passione per la barca a vela, a vedere in quella esperienza, poi ripetuta tante volte, una conquista simbolica dell’autonomia? Non credo. Credo invece che quel bambino che sta crescendo si porterà dentro per sempre quel senso di libertà e indipendenza, quel senso di responsabilità consapevole, che solo l’essere al timone di una piccola imbarcazione spinta dal vento può concederti. Certo, a poca distanza, c’era il gommone dell’istruttore e lui aveva seguito una serie di lezioni. In mare si deve essere preparati. Perché il mare affascina e attrae ma è un ambiente altro, estraneo e pericoloso, per affrontare il quale bisogna essere pronti.

Mi sono concesso questa nota autobiografica per iniziare un discorso sulla barca a vela come mezzo educativo privilegiato, anche per una forma di educazione ecologica. La barca a vela, come la bicicletta, è silenziosa velocità. Nessun motore, nessun rumore, nessuna combustione, nessun impatto ambientale. La forza che spinge la barca è il vento che è invisibile. Lo si sente ma non lo si vede, ecco perché è sempre stato legato alla potenza dello spirito e alla voce della divinità. Chi va a vela lo cerca, lo sente e sa che se vuole sfruttarlo è al vento che si deve sottomettere. Ecco il potere della navigazione senza motore. È uno strano potere che sa di avere un limite in un potere più grande di lui che è quello del mare e del vento. Se il vento è troppo non puoi uscire, se il vento è poco lo stesso. Capisci che non sei tu che comandi, devi fare questo costante esercizio di umiltà. Con un motoscafo a motore è diverso, hai un volante e una manetta, metti in moto, parti, acceleri e tutti sono capaci di farlo. Con una piccola deriva a vela, anche uscire in mare, allontanarsi dalla spiaggia esige una perizia non indifferente. Ci vuole una tecnica complessa anche se antichissima. Devi studiare, provare, applicarti, superare certe paure.

Ma poi, quando sei al largo, anche se sei a poca distanza dalla costa entri in un mondo altro, diverso, fatto di sole, di mille specchietti scintillanti, di aria e cielo che fanno di questa palestra una delle più belle dove poter esercitare uno sport en plen air.

La barca è stato il primo, più antico e per molto tempo più veloce, mezzo di trasporto scoperto dall’essere umano. La barca o la piroga è stata inventata molto prima della ruota. La nave è stata il mezzo più veloce fino all’invenzione della macchina a vapore. Andando a vela scopri quanto è interessante la fisica dei fluidi, quelli che ti interessano, l’aria e l’acqua. Mai lezione scolastica potrà suscitare più interesse per questa materia che una sua applicazione che ti aiuta a capire come fai ad andare a vela.

La barca è una porta attraverso la quale scopri poi un mondo. Anche la storia la comprendi meglio e riesci a capire il ruolo del dominio dei mari attraverso le tecniche della navigazione, elemento decisivo della geopolitica storica. I greci che soppiantano i fenici, i romani che soppiantano i cartaginesi nel Mediterraneo, gli inglesi e gli olandesi che soppiantano gli spagnoli e i portoghesi negli oceani.

La barca è un mezzo di esplorazione e scoperta del paesaggio unico. Il mare lo scopri nuotando certo, come la terra la scopri camminando, ma con la vela hai ancora un’altra visione sempre a pelo d’acqua ma più ampia. Allora anche la più prosaica e meno esotica spiaggia adriatica ti appare dal mare nella sua bellezza, sullo sfondo di colline e montagne che sfumano, tra il grigio e l’azzurro, lontano. Allora la passione per il mare e il suo rispetto crescono nel cuore delle persone.

 

 

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