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Orsacchiotti veri o di peluche: la barbarie diventa prassi!

Editoriale / 120

Orsacchiotti veri o di peluche:

la barbarie diventa prassi!

                                                                                                                      di Pierluigi Palmieri

 “Ho avuto paura”, Una frase tragicamente ricorrente nelle dichiarazioni dei protagonisti dei delitti di San Benedetto dei Marsi e di Napoli che hanno visto  come vittime rispettivamente uno splendido esemplare di Orso Marsicano ed un apprezzatissimo musicista dell’Orchestra “Scarlatti”. L’orsa Amarena era entrata a far parte della comunità della operosa cittadina, antica Marruvium, situata sul lembo orientale della piana del Fucino, fertile e vastissimo territorio emerso dalle acque dell’antico lago, a seguito dell’opera mastodontica di prosciugamento voluta da Alessandro Torlonia. Amarena “visitava” terreni coltivati, alberi da frutta, e pollai, senza trascurare “passeggiate” nelle strade più periferiche e qualche puntatina sul lastricato della Via Romana riportata parzialmente alla luce nell’attuale centro urbano. Ma è nel pollaio che uno dei settanta esemplari di Ursus arctos marsicanus ,  ha cessato di vivere colpita dalle fucilate dello spaventato proprietario delle galline “predate” dal predatore per natura.

Nel centro urbano, di una delle città più belle al mondo, della Napoli che ha dato i natali a uomini di grandissimo spessore culturale, protagonisti nell’arte, nelle scienze, nello spettacolo, nella filosofia e nella letteratura, il pensiero va a Benedetto Croce, Eduardo De Filippo , Matilde Serao fino all’attualissimo Maurizio De Giovanni, uno scooter parcheggiato “stuorto”, provoca un alterco che culmina nell’esplosione di alcuni colpi di pistola. Il sedicenne che ha sparato a Giovambattista Cutolo, ha giustificato il suo insano gesto con il fatto che il ventiquattrenne musicista gli si stava avvicinando minaccioso, allora un compagno, come se si trattasse di un gioco di squadra, gli ha fatto un  prezioso  assist lanciandogli la pistola che gli avrebbe permesso di difendersi, Le cronache riferiscono che sarebbe intervenuto per fare da paciere invitando “ a smetterla” i ragazzi dei Quartieri Spagnoli, location privilegiata dei racconti di De Giovanni e del protagonista nobile e visionario Commissario Ricciardi.

Nulla di romanzato, purtroppo, nelle cronache di quelle drammatiche ore della notte tra mercoledì e giovedì della scorsa settimana- Una Mamma Orsa, considerata la più prolifica della sua specie, è morta davanti ai suoi quattro cuccioli in un pollaio alla periferia del “suo” parco per mano di un uomo armato. Anche  un promettente suonatore di corno dell’Orchestra Scarlatti viene abbattuto con le stesse modalità da un minorenne dal grilletto facile. Sento una nitida confusione mentale a causa della sovrapposizione dei concetti di umanità e di animalità. Provo a farmi aiutare a fare chiarezza da A. Gelhen, filosofo e antropologo che ho maneggiato per sviluppare il mio “Discorso sul corpo”. Gelhen tra le altre prerogative dell’uomo, individua “l’indipendenza delle azioni dalle pulsioni”. Vale a dire che le pulsioni nell’uomo sono inibibili e possono essere messe al servizio di altri scopi. Nei protagonisti dei due episodi fin qui presi in considerazione è venuta meno questa prerogativa. Potremmo parlare di eccezioni, e forse lo sono, soprattutto perché la generalizzazione incrinerebbe la credibilità e l’intelligenza di chi scrive. Ma di episodi analoghi purtroppo le statistiche relative al passato evidenziano una frequenza ricorrente e significativa. Dal 2010 ad oggi 15 orsi sono stati uccisi nel centro Italia di cui 3 nel territorio dei parchi del centro Abruzzo. Non più tardi del 2014 un altro Orso bruno Marsicano era stato abbattuto a Pettorano sul Gizio e la condanna, anche se solo pecuniaria, dell’autore dell’abbattimento portò D. Caserta allora  responsabile del WWF,  a dichiarare che “si tratta di una conferma importante, che deve far capire a tutti, che la tutela della fauna altamente protetta, come l’ orso bruno marsicano, non può essere messa a rischio da comportamenti irresponsabili o addirittura criminali. La possibilità di convivenza tra la fauna selvatica, in primis i grandi predatori come l’ orso e il lupo e le attività umane è un dato acclarato, che si basa su decenni di esperienze attuate con successo sul campo, come accade nel Parco d’Abruzzo”.  Non si può dire che il suo ottimismo abbia trovato conferma nei fatti, come del resto gli episodi da “grilletto facile” ricorrenti nel napoletano, che hanno spinto la Signora Cutolo a definire l’assassino di suo figlio come “un demone”.

  Amarena e Giovambattista, per  motivi diversi, esemplari pregiati della nostra civiltà cozzano tragicamente con altri esemplari in cui prevale l’efferatezza che inevitabilmente sconfina nella barbarie. Ma se, molto benevolmente, vogliamo considerare eccezionali i fatti trattati fin qui, a dare forza al concetto di barbarie si sovrappongono le notizie,  sempre della settimana appena trascorsa, relative allo stupro di gruppo perpetrato a Palermo  su una ragazza di 19 anni e  quello di due cuginette di Caivano da parte di un nutrito gruppo di minorenni.  Emblematica le dichiarazione di uno degli autori: “Nessuno di noi pensava si trattasse di una violenza“. Esatto si tratta semplicemente di barbarie. Infatti “Dopo avere abusato della ragazza, secondo l’accusa, i ragazzi sarebbero andati a mangiare in una rosticceria” (sic: da La7 Intanto 23 agosto 2023).

Che dire poi dell’ipotesi avanzata dai genitori degli stupratori delle due cuginette di  10 e 13 anni di Caivano, che a “difesa” dei loro figli, e della loro “onorabilità”, hanno sostenuto che le due farebbero parte di un giro di “baby-prostituzione”, che sarebbe tollerato o addirittura favorito dai genitori delle vittime.

 Ma a 10 anni e anche a 13 anni le bambine non dovrebbero stringere tra le braccia gli orsacchiotti di peluche?. Ecco che a prescindere dall’esito delle indagini che stabiliranno la verità assistiamo ad una barbarie che diventa prassi, con la colpevole complicità dei social dove pullulano i sostenitori dei barbari, sia di Napoli che di Caivano, con le loro assurde esternazioni di solidarietà. Come dire: onore all’orrore.

 

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