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I bendaggi funzionali nella prevenzione dei traumi alla caviglia nel giocatore di Basket

Benessere / 120

I bendaggi funzionali nella prevenzione dei traumi alla caviglia nel giocatore di Basket  (Prima parte)

di Giuseppe Mazzocco 

   Il lavoro dell’Autrice si apre, già nella premessa, con un concetto attualissimo ed essenziale: “Ai giorni nostri non è più accettabile che lesioni traumatiche, cosiddette minori, molto frequenti nell’ambiente sportivo (per esempio: stiramenti muscolari o distorsioni), vengano trattate con l’immobilizzazione. Tale “tecnica terapeutica” crea, necessariamente, tempi di recupero molto lunghi, che vanno a discapito della prestazione dell’atleta e, nello stesso tempo, non assicura una perfetta guarigione”.

   L’Autrice crede nella validità del bendaggio funzionale, soprattutto come intervento preventivo, e, per il lavoro proposto, sceglie uno sport, la pallacanestro, ed un settore dell’apparato locomotore, la caviglia, per “dire la sua” sulla maniera più giusta per proteggere un complesso articolare da traumi causati da esasperate gestualità sportive.

   L’esperienza, che l’Autrice ha avuto nel mondo della pallacanestro (come giocatrice e come allenatrice di squadre giovanili), è stata, per quello che ha scritto, preziosa realtà per meglio capire l’intimo meccanismo che può produrre una tecnopatia. Il titolo del lavoro racchiude, da solo, la traccia essenziale e le scelte metodologiche delle tecniche del bendaggio funzionale, di tipo preventivo, per l’articolazione tibio-tarsica.

   La forma “schietta e pulita”, l’essenzialità concettuale, la maniera molto immediata di arrivare alla parte pratica (senza funamboliche descrizioni) ed una precisa documentazione fotografica delle tecniche individuate (“fatte vedere” nel loro divenire tecnico ed applicativo) conferiscono massima validità al lavoro presentato.

   L’Autrice parla, innanzitutto di “bendaggio funzionale”, ovvero usa due termini molto precisi e di per sé qualificativi. Il bendaggio è l’azione che prevede l’uso di mezzi tecnici (fasce morbide), applicati in maniera funzionale (nel rispetto assiomatico dei precisi dinamismi gestuali dell’articolazione a cui viene dedicata) e fatto per raggiungere una contenzione meccanica di ben individuati assi articolari. Questa contenzione, nell’esperienza presentata, è di tipo preventivo, ovvero è prevista per “organizzare” tutori morbidi che possano impedire eventi traumatici.

   L’Autrice parla, chiaramente, di prevenzione: descrive, cioè, un profilo tipologico degli eventi con le bende da farsi su entità articolari “sane”, ma che, per le particolari condizioni di gioco e di carichi d’allenamento della pallacanestro, potrebbero subire “accidenti” traumatici.

   L’Autrice “organizza” il lavoro in quattro parti e, per completezza culturale, riserva la prima ai riferimenti storici del bendaggio ed alla diffusione applicativa nei vari paesi. Nella seconda parte prende in considerazione il tratto anatomico a cui il lavoro si rivolge, la tibio-tarsica, considerando la specifica struttura morfo-funzionale ed i traumi che più facilmente interessano questa articolazione (con una chiara analisi delle azioni di gioco che procurano più frequentemente le lesioni). Nella terza parte descrive il bendaggio in forma particolare, illustrando i principi applicativi, i materiali usati e le tecniche più comuni. In questo capitolo riporta, inoltre, un “confronto d’uso” con altre forme di trattamento (ortesi rigide e tutori preconfezionati, per forme di contenzione preventive).

   L’ultima parte del lavoro è quella “speciale”, con un atlante iconografico dei bendaggi di prevenzione per le lesioni capsulo-legamentose della tibio-tarsica e del tendine d’Achille, con dettagliata descrizione (scritta e fotografica) di ogni passaggio compiuto per effettuare il bendaggio.

   Chiarissimi i concetti applicativi di “ancoraggio”, “tirante”, “staffa” e “cravatta”.

   L’Autrice ricorda che la preparazione del tratto articolare da proteggere deve essere meticolosa e molto precisa ed illustra il necessario uso del “salvapelle: sottile nastro di bobina di schiuma poliuretanica, altamente porosa, di elasticità multidirezionale, estremamente conformabile e versatile; favorisce una razionale rimozione del bendaggio ed è indispensabile per proteggere pelli delicate”.

   Uso del “salvapelle” (il cui montaggio deve essere ben aderente alla superficie cutanea, senza grinze); giustissima localizzazione dei punti per applicare le basi bio-meccaniche del bendaggio (certezza delle zone d’ancoraggio dei tiranti); razionale chiusura e verifica meccanica dell’apparecchio di contenzione soffice (assemblaggio compatto ed essenziale) sono i dettami che l’Autrice enuncia prima di far vedere (con chiarissime foto) la maniera di realizzare un bendaggio preventivo di caviglia per un giocatore di pallacanestro.

(Continua con la seconda parte).

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