LE PAROLE DEL SILENZIO

Il Limite / 117

LE PAROLE DEL SILENZIO

di Raniero Regni  

“Il fatto paradossale che il linguaggio sia in grado di evocare esperienze che trascendono le parole rappresenta forse il riconoscimento più alto che possa farsi al potere del linguaggio”                                       D. Stern

 Prima e dopo le parole c’è il silenzio. Il silenzio è il limite della parola, è l’indicibile ma anche ciò che accoglie la parola. Le parole emergono da un fondo silenzioso che sta dentro di noi e che è la fonte di ogni comunicazione, e si immergono nel silenzio che segue il discorso, sia in chi parla che in chi ascolta. Il silenzio è misterioso e ambiguo eppure fa parte integrante di ogni comunicazione. C’è l’assenza di rumore e c’è il silenzio, c’è il silenzio muto, quello della solitudine, dell’isolamento e del dolore, del nulla angosciante, e c’è il silenzio eloquente, quello dell’amore e della condivisione, della pace e dell’ascolto.

In realtà, il silenzio non è muto e ciò che è muto non è silenzio. Il silenzio è una forma di comunicazione. “Un risuonare della parola autentica può scaturire solo dal silenzio”, ha scritto M. Heidegger. Il silenzio non è una forma di disprezzo per la parola o una fuga dalla parola, ma è fuga dalla parola inautentica, una parola senza essere che diventa chiacchiera, anonima e irresponsabile. “Il silenzio è linguaggio, il frastuono della comunicazione no”, ha scritto un brillante studioso dei mass-media di origine coreana ma di cultura tedesca, Byung Chul Han. Nell’iper-comunicazione va smarrito il silenzio e il linguaggio che sorge da questo silenzio. Essa soffoca il linguaggio al quale appartiene ed è essenziale il silenzio. Il linguaggio emerge da una quiete silenziosa. “I nuovi mezzi di comunicazione – scrive Han – sono straordinari, ma provocano un immenso rumore”.

Il rumore rende impossibile lo stare in ascolto. L’ascolto invita l’altro a parlare. Ascoltare gli altri e ascoltare se stessi. Il silenzio è amichevole e ospitale. Il silenzio dell’ascoltare è anche un accogliere. Un incoraggiamento privo di qualsiasi giudizio. Il nostro “ego” è troppo spesso incapace di ascoltare. L’ascolto precede la parola, anche nel bambino. Ma anche nell’adulto, quando il linguaggio raggiunge i suoi massimi livelli, come nella poesia, riesce a dire cose che solo l’eloquenza muta del silenzio può dire.

Il rumore e la chiacchiera impediscono invece di stare in ascolto anche della natura. Ascoltare il silenzio e ascoltare nel silenzio la voce della natura che ci circonda. In tempo di vacanza dovremmo trovare il modo di fare attenzione al mondo naturale che ci circonda e che parla tacendo. Quando la rugiada cade sui campi è il momento più silenzioso della notte. Dovremmo avere orecchie e rispetto per questo incessante lavoro silenzioso del mondo naturale. Quando il mondo all’alba sembra fermarsi per un attimo prima che il sole sorga sul mare, oppure quando sorge la luna e posa la sua luce sul mondo. Dovremmo trovare il tempo per ascoltare la natura e meditare in silenzio.

Come cantavano Battisti e Mogol, in una delle loro splendide canzoni, di cui i lettori riconosceranno sicuramente la musica, “Nel mio cuor, nell’anima, c’è un prato verde che mai, nessuno ha mai calpestato, nessuno, se tu vorrai conoscerlo, cammina piano perché, nel mio silenzio, anche un sorriso può fare rumore, non parlar, non parlar”.

 

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