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ISAIA, IL POETA DELLA BIBBIA

Isaia (in ebraico: יְשַׁעְיָהוּ, in latino: Isaias, il cui nome vuol dire “il Signore salva”; 765 a.C. circa – VIII secolo a.C.) è stato un profeta ebreo antico.

È uno dei quattro maggiori profeti biblici, al quale viene attribuito il Libro di Isaia. E’ considerato con Elia uno dei profeti più importanti del racconto biblico.

Isaia non era un sacerdote ma un levita della Tribù di Levi interamente consacrata al culto divino e alla nulla tenenza. Questo fu il motivo per il quale la sua famiglia, al momento dell’insediamento nella Terra Promessa,  non ebbe possedimenti . Né lui né i suoi figli erano discendenti di Iesse cioè della Tribù di Giuda , la sua capacità medianica aveva dunque natura messianica. I suoi scritti sono un’eredità straordinaria che si manifesta attraverso le sue parole e le sue profezie. La sua opera è un esempio di ispirazione senza tempo, che continua a toccare il cuore e la mente di coloro che la leggono.

Una delle caratteristiche distintive di Isaia è la sua capacità di comunicare un messaggio di speranza e redenzione, anche nei momenti più bui della storia. La sua scrittura si riempie di immagini poetiche e metafore che dipingono un futuro migliore per il popolo di Dio.  Isaia affronta coraggiosamente le questioni sociali ed etiche del suo tempo e con grande coraggio ne denuncia l’ingiustizia, la corruzione e l’idolatria, flagelli della la società di allora. La sua parola in forma di profezia è un richiamo costante all’onestà, alla giustizia e alla compassione verso i più deboli e gli oppressi dove il Credo non si limita ai riti esteriori, ma richiede una trasformazione interiore ed un impegno a vivere in modo etico.

La profonda spiritualità di Isaia è evidente nel suo rapporto intimo con Dio. Il profeta trasmette un senso tangibile della presenza divina e della santità di Dio. La sua esperienza personale con il Santo lo porta a proclamare la grandezza di Dio e la sua sovrana autorità sulla storia umana. Questo connubio tra la spiritualità personale e il contesto storico rende le parole di Isaia ancora più potenti e significative.

Infine, l’influenza di Isaia va oltre la sua epoca. Le sue profezie messianiche hanno trovato compimento in Gesù Cristo, il Messia atteso. Isaia prevede la venuta di un Salvatore che porterà la salvezza e la redenzione. Le sue parole profetiche su Gesù Cristo sono così precise da essere state spesso citate nel Nuovo Testamento.

In conclusione, il profeta Isaia ha lasciato un’eredità duratura per l’umanità. La sua scrittura profetica e poetica continua ad ispirare, educare e spingere le persone a cercare la verità, la giustizia e la relazione personale con Dio. La sua opera rappresenta un inestimabile tesoro spirituale che merita di essere letta e studiata attentamente da coloro che cercano una profonda comprensione della fede e della spiritualità. (R.P)

 

Quelli che fabbricano immagini

 

Quelli che fabbricano immagini scolpite sono tutti vanità;

i loro idoli più cari non giovano a nulla;

i loro propri testimoni non vedono, non capiscono nulla,

perché essi siano coperti di vergogna.

Chi è che fabbrica un dio o fonde

un’immagine perché non gli serve a nulla?

Ecco, tutti quelli che vi lavorano saranno confusi,

e gli artefici stessi non sono che uomini!

Si radunino tutti, si presentino!…

Saranno spaventati e coperti di vergogna tutti insieme.

Il fabbro lima il ferro, lo mette nel fuoco,

forma l’idolo a colpi di martello,

e lo lavora con braccio vigoroso;

soffre perfino la fame, e la forza gli viene meno;

non beve acqua, e si stanca.

Il falegname stende la sua corda,

disegna l’idolo con la matita,

lo lavora con lo scalpello, lo misura col righello,

e ne fa una figura umana, una bella forma d’uomo,

perché abiti in una casa.

Si tagliano degli alberi di cedro,

si prendono degli elci, delle querce,

si fa la scelta fra gli alberi della foresta,

si piantano dei pini che la pioggia fa crescere.

Poi tutto questo serve all’uomo per far del fuoco,

ed ei ne prende per riscaldarsi,

ne accende anche il forno per cuocere il pane;

e ne fa pure un dio e l’adora;

ne scolpisce un’immagine dinanzi alla quale si prostra.

Ne brucia la metà nel fuoco, con l’altra metà allestisce la carne,

ne cuoce l’arrosto, e si sazia.

Ed anche si scalda e dice:

“Ah! mi riscaldo, godo di veder questa fiamma!”.

E con l’avanzo si fa un dio, il suo idolo,

gli si prostra davanti, l’adora, lo prega e gli dice:

“Salvami, poiché tu sei il mio dio!”.

Non sanno nulla, non capiscono nulla;

hanno impiastrato loro gli occhi

perché non vedano e il cuore perché non comprendano.

Nessuno rientra in se stesso

ed ha conoscimento e intelletto per dire:

“Ne ho bruciata la metà nel fuoco,

sui suoi carboni ho fatto cuocere il pane,

vi ho arrostito la carne che ho mangiata,

e farò col resto un’abominazione?

e mi prostrerò davanti ad un pezzo di legno?”.

Un tal uomo si pasce di cenere,

il suo cuore sedotto lo travia,

cosicché lui non può liberare l’anima sua e dire:

“Questo che tengo nella mia destra non è una menzogna?”.

“Ma il nostro Dio è nei cieli; egli fa tutto ciò che gli piace.

I loro idoli sono argento ed oro, opera di mano d’uomo.

Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono,

hanno orecchi e non odono, hanno naso e non odorano,

hanno mani e non toccano, hanno piedi e non camminano,

la loro gola non rende alcun suono.

Come loro siano quelli che li fanno, tutti quelli che in essi confidano.

Oh Israele, confida nell’Eterno! Egli è il loro aiuto e il loro scudo”

(Salmo 115:3-9).

 

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