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Massaggio meccanico e massaggio riflesso: filosofie e tecniche a confronto (seconda parte)

Benessere / 112

Massaggio meccanico e massaggio riflesso: filosofie e tecniche a confronto (seconda parte)

di Giuseppe Mazzocco

   L’Autore continua con l’esame delle terapie riflesse che vengono utilizzate per il benessere e la terapia.   L’auricoloterapia è una tecnica che sfrutta la stimolazione dei punti riflessi che si trovano all’interno del padiglione auricolare. Le zone dell’auricoloterapia possono, anche, essere strofinate con le dita, con movimenti orari ed antiorari, per non più di un minuto per volta. I punti dell’auricoloterapia si evidenziano solo in caso di alterazione di un organo (sono, quindi, virtuali), mentre quelli dell’agopuntura sono fissi.

   L’iridologia, invece, è la filosofia che studia le mappe registrate all’interno dell’occhio per la “diagnosi” di traumi passati e presenti, partendo dal concetto che in ogni piccola parte del corpo è rappresentata la globalità dell’intero organismo.

   Un’altra tecnica orientale, che il lavoro propone, è lo shiatsu, di origine cinese, ma codificato in Giappone.

   L’energia che circola all’interno del nostro corpo segue dei canali, chiamati meridiani, i quali hanno dei punti di grossa sensibilità, chiamati “tsubo”. Lo shiatsu è una tecnica manipolativa che sfrutta la pressione per “liberare” l’energia bloccata nei meridiani.

   “Shi”, in giapponese, significa dito e “atsu” pressione: shiatsu, quindi, è “pressione delle dita”. Una tecnica povera, di “medicina scalza”, alla portata di tutto il popolo, che ha bisogno solo delle dita e di un severo codice deontologico, che la tradizione orientale conserva e tramanda.

   Non poteva mancare, quindi, un capitolo riservato a questi strumenti naturali. Innanzitutto, le dita devono essere “amate” (dolci) e “karate” (amare): delicate e precise (le prime), rigide e robuste (le seconde). Se, inoltre, distendendo l’indice e l’anulare si presentano incurvati verso il dito medio, le dita dimostrano disarmonia per eccesso di consumo di cibi Yang (di origine animale, troppo cotti o troppo salati); se, invece, s’incurvano, con una direzione divergente dal terzo dito, rivelano un consumo eccessivo di cibi yin (zucchero, alcol e dolci).

   Uguale attenzione viene dedicata all’analisi delle forme delle unghie: tozze e squadrate (costituzione yang, per soggetti con alimentazione basata su cibi di derivazione animale, molto cotti e con molto sale) o molto affusolate (costituzione yin, per soggetti che si alimentano con verdure crude, zuccheri e dolciumi) o ovali (soggetti dall’alimentazione a base di latticini e uova).

   Un buon terapeuta dello shiatsu deve avere dita con caratteristiche “amate” e “karate”, con una grossa sensibilità cutanea e, soprattutto, deve rispettare i principi etici delle “tre a”: amare (avere qualcosa da offrire), ascoltare (possedere disponibilità all’incontro), appoggiarsi (toccare l’altro per imparare da esso).

   Il lavoro riporta, ancora, delle mappe del viso per capire il significato dei “nei”, in ragione della loro dislocazione; la rappresentazione dei maggiori sistemi con le zone di proiezione degli organi e l’interpretazione, sempre per capire l’altro per poterlo aiutare, del “sanpaku”, ovvero del rapporto fra la parte bianca del globo oculare e la posizione dell’occhio stesso.

   Un “sanpaku” alto (un occhio, cioè, che lascia vedere il bianco del globo posto sopra l’iride) denota un comportamento aggressivo con passioni violente; un “sanpaku” basso, al contrario (un’iride spostato verso l’alto, con il bianco sotto) denota una fiacchezza metabolica con comportamenti pieni di marcate lentezze ed indecisioni.

   Il lavoro continua riportando la mappa delle forme delle labbra e l’esame dei margini delle stesse e delle grinze che, molte volte, compaiono attorno.

   Una scheda, inoltre, viene riservata alla posturologia, ovvero all’interpretazione della morfologia posturale dei diversi modi di stare dritto per capire, dai vari rapporti del bacino con le spalle, le caratteristiche dei nostri simili.

   Tutto questo, viene precisato nel lavoro in oggetto, deve far parte del bagaglio di un terapeuta perché lo stesso possa fare una buona diagnosi, sfruttando, quindi, la fisiognomica, l’esame della postura, l’osservazione della pianta dei piedi e delle mani, l’osservazione dell’iride dell’orecchio e la diagnosi dorsale ed addominale.

   Per i metodi terapeutici, l’Autore ne riporta l’elenco (lavoro sui meridiani; lavoro per similitudine e forma; moxa; lavoro sull’organo più equilibrato; lavoro sull’addome e sul dorso; trasmissione di calore o di colore; bilanciamento energetico; correttivi; lavoro sulla postura e sulla respirazione), con poche righe di spiegazione per ogni metodo: una breve, ma sicura presentazione tecnica.

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