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DAL GRANDE MEDICO ABRUZZESE AL CAPEZZALE DI DUE PONTEFICI ALLA SANITA’ PUBBLICA RIDOTTA A QUOTA ZERO: AUGURI FRANCESCO!

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DAL GRANDE MEDICO ABRUZZESE AL CAPEZZALE DI DUE PONTEFICI

ALLA SANITA’ PUBBLICA RIDOTTA A QUOTA ZERO: AUGURI FRANCESCO!

di Marcello Martelli

 

 Papa Francesco all’ospedale Gemelli di Roma per essere sottoposto a un intervento chirurgico. La degenza durerà diversi giorni per permettere il normale decorso post operatorio e la piena ripresa.

Auguri figliali al Santopadre, anche perché Papa Francesco lo vediamo meglio al capezzale dei fedeli sofferenti e non viceversa. Da ragazzo a Colledara frequentavo lo studio di mio zio medico anche dei religiosi del vicino Convento di San Gabriele. Mi meravigliavo vedere tanti frati in sala d’attesa, come se gli addetti alle cure dello spirito non dovessero mai avere problemi di salute come altri mortali.

 A quei tempi, in tutte le case, la figura del “dottore” era amata e rispettata, ma in questi anni abbiamo fatto di tutto per svalutarla e smitizzarla. Fino a trasformare il medico di famiglia in un semplice burocrate. Non solo. Ci siamo anche impegnati con successo per ridurne il numero e adesso il catastrofico panorama della Sanità pubblica è davanti ai nostri occhi increduli.

 Papa Francesco già lo sa e speriamo che rivolga una preghiera all’Altissimo, per proteggere coloro (e siamo in tanti!) che vanno negli ospedali da semplice pazienti per chiedere cure che non arrivano o non ci sono. Una certezza che abbiamo ormai persa.

Al contrario dei vecchi tempi quando mio zio arrivava con l’autista nei paesini della sua condotta e le vecchiette, vedendolo passare, s’inchinavano per baciare la mano al medico-guaritore.

 Pierluigi e Vincenzo, i cugini medici, mi raccontavano spesso di Antonio Gasbarrini, successore all’università di Bologna di Augusto Murri e leggendario medico personale di due Pontefici. Nato a Civitella del Tronto, la sua famiglia aveva legami di parentela con la mia.

Un’estate mio padre volle condurmi per conoscerlo nella villa di Giulianova, dove ogni anno l’illustre personaggio trascorreva le vacanze, visitando gratis i pazienti. Del grande clinico mi colpirono subito il brio, l’arguzia e la prontezza alla battuta, che sapeva usare anche con gli ammalati e persino in punto di morte con il suo paziente più illustre, Pio XII.

Ne approfittai per intervistarlo. Ed ecco cosa mi raccontò delle ultime ore al capezzale del Pontefice: “Ad un tratto Sua Sanità mi rivolse la domanda più difficile: “Caro professore, quando mi farete alzare? Ho da fare tante cose, devo tornare alle mie udienze…”.

Mi venivano le lacrime agli occhi, Il Papa non sapeva che stava morendo. Fu difficile trovare la risposta: “Santità-dissi-Voi siete il nostro maestro di medicina e io sono il Vostro allievo. Non Vi sembra strano che il maestro chieda all’allievo quando abbandonare il necessario riposo?”.

Anche Papa Francesco, con la sua paura dell’anestesia, si sta rivelando un paziente particolare, ma scherza con i medici e tutto si risolve per il meglio. Auguri!

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