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Perché i bambini piccoli sognano gli animali? Biofilia e nuova cultura ecologica

Il Limite / 98

Perché i bambini piccoli sognano gli animali? Biofilia e nuova cultura ecologica

di Raniero Regni

Il discorso ambientale o, meglio, il discorso ecologico non è più oramai un tema marginale né a sé stante. Quello ecologico appare un discorso trasversale, presente ovunque e sempre più impellente, non eludibile e non differibile. Questo perché esso comporta e comporterà un cambiamento profondo di modi di pensare e di modi di vivere che coinvolgerà tutti gli umani. Si tratta né più né meno di un radicale ripensamento dei nostri modelli economici, filosofici e sociali. Chi pensa di farne un mero esercizio retorico di maniera, così come chi pensa di usarlo e di strumentalizzarlo per altri scopi, si sbaglia di grosso e ci espone ancor più al pericolo di una risposta non adeguata.

In questo momento avremmo tutte le capacità pratiche e tecniche per passare da una cultura anti-ecologica ad una cultura ecologica. L’ambiente non lo si può considerare più come un oggetto contrapposto al soggetto, la natura non è un oggetto di cui appropriarsi, un insieme di risorse da espropriare in funzione dello sviluppo unilaterale degli umani, l’ambiente è un insieme di relazioni di cui noi stessi facciamo parte. È questa la rinaturalizzazione dell’essere umano, il riadattamento all’ambiente che deve essere messo al centro, anche e soprattutto, dell’azione politica ed educativa.

Di questa nuova e necessaria pedagogia ecologica o ecologia pedagogica, fanno parte almeno tre elementi fondamentali che possiamo definire anche come obiettivi educativi. Il primo è la ripugnanza per l’inquinamento, per la antropizzazione eccessiva e la distruzione del proprio ambiente naturale di vita, ripugnanza che sta alla base dell’intelligenza ecologica di cui abbiamo già parlato in questa rubrica. Il secondo è l’aumento dell’empatia umana e della sua educazione, che va estesa e potenziata nei confronti di tutti gli altri esseri viventi. Il terzo elemento è lo sviluppo della coscienza e della scienza biofilica, ovvero la consapevolezza scientificamente fondata e poeticamente cantata di connessione con tutto il vivente, la consapevolezza di essere un’unità.

Partiamo da quest’ultima. È stato E. Wilson, il grande biologo ed entomologo statunitense a teorizzare la biofilia, ovvero la naturale propensione umana per tutto ciò che vive. Il fatto che noi ci siamo co-evoluti con piante ed animali è profondamente iscritto in noi, nei nostri geni. In un volume recente, J. Rifkin, l’economista americano, uno dei più importanti opinion maker mondiale, da anni impegnato nel teorizzare e implementare il green new deal, ha ripreso questo tema, riportando una serie di studi e ricerche che ne aumentano l’importanza anche sul piano dello sviluppo infantile e della sua educazione. I bambini molto piccoli sono attratti spontaneamente da tutti i fenomeni viventi. I bambini vanno spontaneamente verso animali e piante. Un dato significativo, riportato da Rifkin, è che “quando i bambini di età inferiore ai 6 anni sognano, oltre l’80 per cento dei loro sogni riguardano animali”.

Il loro universo onirico e fantastico è popolato spontaneamente di esseri viventi. È chiaro che poi, vivendo in città, lontano dal mondo naturale, questa spontanea propensione si perde ma può essere riattivata dall’educazione. Se le neuroscienze ci dicono che il cervello motorio è fondamentale, che il movimento è alla base dell’apprendimento, i bambini e i giovani non sono proprio fatti per stare fermi davanti ad uno schermo e rinchiusi in una stanza. Hanno bisogno di vita all’aria aperta e a contatto con la natura, molto più potente di qualunque Metaverso o artificiale esperienza immersiva multimediale. Molti dei disturbi che si stanno abbattendo in maniera pandemica sulle giovani generazioni, come la sindrome da disattenzione e l’iperattività, scompaiono in gran parte a contatto con un ambiente naturale.

Sarà sempre più fondamentale unire alla socializzazione, che favorisce l’attaccamento con i genitori o gli altri esseri umani che si prendono cura dei bambini, anche forme di naturalizzazione dell’infanzia. In modo tale che i piccoli possano percepire, sin dall’inizio della loro vita, l’ambiente naturale come un luogo sicuro e amato. Esiste un attaccamento al luogoaltrettanto importante che l’attaccamento alle persone, molto spesso sottovalutato,. Oggi, in tutto il mondo, in alcuni casi anche nel nostro paese, si stanno diffondendo forme di outdoor education, asili e scuole nel bosco e del bosco. Scuole che fanno della natura la loro aula.

L’educazione alla biofilia comincia in età precoce e poi deve essere coltivata e sviluppata, diventando scienza e coscienza ecologica. La vecchia “coscienza ideologica”, dominante tra ‘800 e ‘900, che marciava al passo con l’Età del progresso, con la sua infrastruttura industriale basata sui combustibili fossili, ha esaurito la sua attrattiva un tempo egemonica. Non possiamo più pensare di dominare la natura ma dobbiamo imparare a prosperare assieme ad essa.

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