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DI GUERRA, MAFIA, RIFIUTI, CEMENTIFICI E INCENERITORI

Il Limite / 92

Di guerra, mafia, rifiuti, cementifici e inceneritori

di Raniero Regni

 Guerra, mafia, rifiuti, cementifici, inceneritori: non sono troppi e troppo diversi questi temi per essere trattati in un solo breve articolo? Proverò a dimostrare il contrario. Che sono troppi per una trattazione approfondita, forse è vero, ma è altrettanto vero che sono strettamente collegati. Andiamo però per ordine.

È una vecchia storia, che tragicamente si ripete, quando c’è la guerra c’è sempre qualcuno che muore e qualcun altro che ci fa i soldi. La guerra alle porte d’Europa, la guerra in Ucraina, ha legittimato il governo Draghi e il suo lungimirante ministro per la transizione ecologica Cingolani (che qualche mese prima dello scoppio del conflitto aveva puntato tutto sul gas come fonte energetica!) a varare il Decreto semplificazioni.

Con questo decreto reso necessario, secondo il governo, dalla crisi energetica e dalla necessità di spendere i soldi del PNRR, si è piallata via tutta una legislazione a difesa della salute e dell’ambiente. Traduco: si stanno spendendo i soldi dell’Europa, che lo proibisce, per permettere di usare tra l’altro i rifiuti come combustibile; si stanno spendendo i soldi del Next genertion EU, finalizzati alla transizione ecologica verso le fonti rinnovabili, per tornare indietro e non invece per accelerare e andare avanti. Bruciare rifiuti non è economia circolare, solo un cretino o un delinquente potrebbe pensare che incenerire i rifiuti solidi urbani li faccia scomparire e non invece immettere nell’atmosfera, rendendoli ancora più pericolosi, contribuendo ad inquinare e a surriscaldare l’atmosfera. Eppure è questo che si dice. Nessuno sa che cosa ci sia in una tonnellata di combustibile da rifiuti, neanche i produttori, ma si dice che bruciarli in un cementificio sia meglio che bruciare il Pet coke, derivato dal petrolio, che faccia bene alla salute e anche all’ambiente!

Questo per la guerra. E la mafia? È chiaro che la malavita organizzata è stata forse la prima ad occuparsi di traffico di rifiuti, inaugurando il neologismo di ecomafia. Nel rapporto di Legambiente sulle ecomafie del 2022 si legge: “per quanto concerne la ‘classifica’ delle filiere illegali, si aggiudica il primo posto il ciclo illegale del cemento, con 9.490 reati (il 31% del totale). Secondo posto per il ciclo illegale dei rifiuti, che conta 8.473 reati e detiene il record di arresti, 287 (con un incremento del 25,9% rispetto al 2020) e di sequestri, 3.745 (+15%)”. Esiste un nesso preciso tra reati ambientali, traffico di rifiuti e ciclo del cemento. Si tratta quindi di un inquinamento che non è solo dell’atmosfera e dei polmoni, ma anche del tessuto sociale. Dove c’è la mafia girano soldi sporchi, letteralmente macchiati di sangue, si diffonde l’indifferenza tra i cittadini, intimiditi e sotto ricatto occupazionale.

Infine ecco gli inceneritori. Queste macchine che bruciano da decenni rifiuti, per produrre energia elettrica e teleriscaldamento, sono inquinanti e indirettamente disincentivano la raccolta differenziata: perché produrre meno rifiuti e riciclarli se poi tanto li bruciamo? Così pensava la Danimarca, che produce non a caso più mondezza pro capite tra i paesi europei, che ora però sta velocemente tornando indietro, dismettendo il 30 % dei suoi impianti.

Giustamente l’Europa ha deciso di far rientrare anche l’incenerimento di rifiuti nel sistema ETS (Sistema Europeo dei Crediti), le aziende che gestiscono gli impianti dovranno acquistare un credito di emissione per ogni tonnellata di CO2 rilasciata. Gli inceneritori si troveranno così a pagare più tasse, oltre ad avere più controlli, e poi dovranno smaltire i residui della combustione che viaggiano sull’ordine del 30 % rispetto alle quantità bruciate. Dove vanno queste polveri? Nel cemento dei cementifici. Quest’ultimi hanno molti meno controlli, possono inquinare molto di più degli inceneritori, sempre per legge, e possono fare recupero di materia, inserendo sostanze di ogni tipo nel cemento, che peggiora la sua qualità e diventa sempre più tossico e depotenziato. In altre parole per queste industrie insalubri di prima classe, con i loro impianti industriali obsoleti, destinate all’estinzione, bruciare rifiuti è una benedizione, è la coincidenza perfetta. Verranno così incoraggiati a trasformare la loro attività principale, produrre cemento, in un’attività secondaria, mentre l’attività più remunerativa diventa bruciare l’immondizia. Qualche cifra? Il prezzo che riceve un cementificio per bruciare CSS è dell’ordine di 130 euro/t, per ogni t di CSS risparmia 500 kg di Pet coke, quindi si può stimare una minore spesa di almeno altri 100 euro. Il valore del coincenerimento del CSS può facilmente superare i 200 euro a tonnellata. Quindi, per fare un esempio, nel caso dei due cementifici di Gubbio, per 50.000 t/anno di CSS bruciato, si può ipotizzare un ricavo netto di almeno 10 milioni di euro. In dieci anni fanno 100 milioni, per due cementifici fanno 200 milioni. Ecco allora che tutto si tiene guerra, mafia, rifiuti, cementifici, inceneritori.

Frattanto la piccola e verde Umbria, che ha già un inceneritore a Terni, che secondo il suo assessore all’ambiente Roberto Morroni ne dovrebbe costruire un altro nell’alta Umbria, forse tra Gualdo Tadino e Nocera, scala posizioni nelle classifiche relative ai reati ambientali collegati alle ecomafie. L’Umbria, nell’ultimo rapporto di Legambiente  Ecomafia 2022. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, sui reati ambientali e il traffico illecito di rifiuti, si colloca al sedicesimo posto nel giro d’affari criminali italiani. Ma la provincia di Perugia compare tra le prime venti province italiane, con ben 382 reati ambientali. Le filiere più redditizie per le ecomafie? Neanche a dirlo: quelle del cemento e dei rifiuti.

Si prospetta così una completa distorsione dell’economia umbra. Il cuore verde d’Italia smaltirà i rifiuti di Roma, snaturando completamente la sua vocazione paesaggistica e turistica a favore di una folle necropolitica e necroeconomia che, in ragione del “fare”, uccide nel presente e pregiudica il futuro.

  1. Per gli approfondimenti consultate il sito on line https://nocssnellecementerie.org/

 

 

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