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Biodiversità e la bellezza come dono

Il Limite 88

Biodiversità e la bellezza come dono

 di Raniero Regni

 

Quando capisci che una cosa è bella? Quando ti sembra di non meritartela, quando senti che è troppo per te.       

  Don Luigi Verdi            

Il nostro rapporto con la Terra sta cambiando in modo radicale ma la maggior parte della gente non se ne accorge. Se fossimo davvero consapevoli dei cambiamenti ambientali e degli effetti del surriscaldamento del pianeta, se avessimo compreso davvero che siamo di fronte ad una mutazione radicale, saremmo già tutti impegnati a modificare le basi della nostra esistenza da cima a fondo. La stampa non aiuta in questa presa di coscienza perché si basa sul sensazionalismo, mentre la questione ambientale è un rumore di fondo continuo. Ne è un esempio la conclusione della COP 15, la conferenza internazionale che si è conclusa questa settimana a Montreal. Mentre la COP 26 sul clima è stata un fallimento, questa, che aveva per oggetto la biodiversità, è stata un successo. Anche se gli accordi raggiunti non hanno carattere vincolante, 196 paesi si sono impegnati a garantire che il 30% delle terre e dei mari diventi area protetta entro il 2030. Proteggere il 30% del pianeta dall’invadenza dell’azione umana in modo tale da garantire in quegli spazi a piante ed animali di vivere e crescere liberamente, riducendo l’impronta ambientale è decisivo. Attualmente solo il 17% dei terreni e l’8% dei mari è area protetta e quindi l’obiettivo è ambizioso ma, come ha affermato il segretario delle Nazioni Unite Guterres:

“finalmente abbiamo un patto di pace con la natura. Esorto tutti i paesi a mantenere le promesse fatte”.

Eppure, in questo strano mondo alla rovescia, questa notizia è passata in sordina sopraffatta dai litigi sul limite del POS e su altre banalità del genere, è scivolata a pagina 30 del primo quotidiano italiano e nessuno ha acceso i riflettori su di essa.

Almeno un milione di specie animali e vegetali sono a rischio di estinzione. Non si spiega perché gli umani, che pure dipendono in tutto e per tutto dalle piante (costituendo queste tra il 99, 5 e il 99,9 % di tutto ciò che è vivo, mentre gli animali, compresi gli umani, rappresentano soltanto un misero 0,1-0,5 per cento della biomassa), sottovalutino tanto il mondo vegetale. L’osservazione fatta dal neurobiologo e botanico S. Mancuso è che forse, proprio perché siamo così dipendenti dal mondo verde – e dipendenza vuol dire debolezza – facciamo di tutto per dimenticarla e negarla ponendoci al centro del mondo. Ci vuole una nuova rivoluzione copernicana per capire che siamo noi che ruotiamo intorno al mondo naturale e non il contrario.

Proteggere il 30 % del nostro ambiente a parchi o ad azione limitata dell’essere umano. È quello che dovrebbe fare la mia regione, l’Umbria, invece di subire le pressioni delle lobby del cemento e delle varie imprese a consumare suolo e a pensare ancora ad un’idea obsoleta di sviluppismo autodistruttivo che divora suolo. È quello che forse sta facendo la Regione Abruzzo dove, ed è notizia di questi giorni, si è fatto un patto, un marchio per le aziende che tutelano l’orso marsicano e quindi anche il suo habitat selvaggio. Allora tutelare la biodiversità e l’economia dei territori si può! Il “Bear Friendly”, il marchio di qualità, istituito dal Parco nazionale della Maiella in collaborazione con il WWF Italia, è stato consegnato alle prime aziende agricole e di apicultura che operano nell’area protetta che si sono impegnate ad adottare tecniche e comportamenti per favorire la tutela dell’orso bruno marsicano e del suo habitat. Ci sono aziende che usano cereali antichi per produrre farine e paste secche, chi produce miele sui monti della Maiella, chi coltiva vitigni autoctoni abruzzesi e chi produce olio extra vergine di oliva. Tutte aziende che cercano di evitare situazioni di conflitto con l’orso e che al tempo stesso applicano tecniche a basso impatto sull’ecosistema. E questo mentre nella manovra finanziaria, in cui è stato ficcato di tutto come nel secchio della spazzatura rifiuti, è stata inserita la norma che permette di abbattere gli animali selvatici anche in città e nelle zone protette.

Ma in tempo di Natale, concediamoci il lusso di vedere solo le cose belle e promettenti, quelle che stanno dalla parte della vita, che appare sempre come un dono. La bellezza provoca sempre la sensazione del “che cosa ho fatto per meriarla”. Come è stato detto, “quando capisci che una cosa è bella? Quando ti sembra di non meritartela, quando senti che è troppo per te“.

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