MACCHIAVELLI ( in brutta copia), MAO TSE E LA POLITICA DEL CARCIOFO (romanesco)

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Editoriale / 78

 MACCHIAVELLI ( in brutta copia), MAO TSE

E LA POLITICA DEL CARCIOFO (romanesco)

di Pierluigi Palmieri 

Amanda, la mia nipotina di cinque anni, in occasione delle sue fugaci ma affettivamente molto  intense apparizioni in Abruzzo,  ha preso l’abitudine di accomiatarsi chiedendomi “in prestito” uno dei libri  della mia biblioteca. Data l’età ovviamente la sua scelta non  è  legata al titolo né all’argomento bensì al colore della copertina e alle dimensioni  del volume ( e soprattutto alla desiderio di poter maneggiare qualcosa di proibito ai bambini: di solito si dice “non toccare i libri, sono cose da grandi, tu li puoi rovinare” e si finisce con il mettere in mano ai bambini un bel tablet da 500 euro!). Questa settimana dopo la pre-selezione comprendente il piccolo Libretto di Mao-Tse Tung , il  grande Melzi e Il Principe di Niccolò Macchiavelli, la preferenza è caduta su quest’ultimo. Le copertine dei tre libri sono di tre diverse sfumature di rosso e, come è ovvio, questo colore non ha nulla a che vedere con le convinzioni “politiche” della bambina, ma il Macchiavelli spicca tra gli altri  e ha favorito la scelta.

Come avveniva al tempo in cui in occasione delle fiere e dei mercati un tizio proponeva di affidarsi al becco di un pappagallino addestrato ad estrarre il nostro “foglietto della fortuna”, Amanda (la “Lupetta”) “beccando” Il Principe mi ha fatto tornare alla mente i tanti “macchiavelli” a cui hanno fatto ricorso  i partiti per dare vita alle coalizioni elettorali (anche a quelle abortite già alla prima settimana di gestazione) per affrontare una campagna short  e sicuramente anomala. Mi ha dato anche lo spunto per scrivere un breve  commento sui fatti connessi all’insediamento del nuovo Parlamento Italiano.

Non mi soffermo più di tanto sui fatti interni agli schieramenti, perché sono trascorse solo tre settimane dall’ultima volta che ho trattato l’argomento. Ho dedicato ben quattro editoriali all’improvvida sfiducia a Mario Draghi che era stato chiamato, pressoché all’unanimità, ad occupare la poltrona di Palazzo Chigi e alla  “puzza” che avremo sentito in cabina elettorale  (V. Editoriale dal n. 72 al 75  QUANTA PUZZA SENTIREMO IN CABINA ELETTORALE – Centralmente ). Li, supportato dagli scritti dei colleghi della redazione della nostra Rivista (in particolare  Travaglini, Regni, Martelli  Di Ianni e Rico), mi domandavo, molto retoricamente, “ cosa pensano  di poter fare di più andando a governare da ottobre, rispetto a quanto loro stessi stavano facendo nel governo Draghi”, Ad avvalorare il mio scetticismo ci si è messa pure la Meloni che va rassicurando gli italiani sul fatto che il suo governo proseguirà sulla stessa linea di quello a cui per un anno e mezzo, con tutto il suo seguito, si era è opposta decisamente. Fatto questo peraltro determinante per farle vincere le elezioni.

Provo a essere più obiettivo possibile nel condividere le sensazioni che ho provato seguendo la diretta televisiva delle operazioni di voto  per l’elezione dei presidenti delle due Camere, dove la strumentalità degli accordi preelettorali alla prima occasione si è manifestata con la defezione dell’intero gruppo parlamentare di Forza Italia.

Torna in ballo la genesi delle coalizioni;  Quella di destra ha trovato nella possibilità di vincere la tornata elettorale ventilata dai sondaggi il collante per proclamare una ritrovata unità dopo la separazione dovuta alla scelta pro o contro Draghi. L’elezione di La Russa ha dimostrato che i tre partiti erano stati incollati con lo “sputo”: Alla faccia del cittadino elettore!

Quella di sinistra appena concepita si è sciolta sotto il sole di agosto con lo sdoganamento di Calenda e Renzi ( maestri in “macchiavelli”) ed è partita con un handicap incolmabile nella competizione  regolata da una legge elettorale inadeguata e anacronistica. Nel segreto dell’urna la sinistra è stata determinante per l’elezione di La Russa  prestando agli avversari circa venti voti: Alla faccia del cittadino elettore (bis) !!. 

Alla Camera altra incoerenza: la destra ha una maggioranza schiacciante ma il candidato designato dalla Lega, Riccardo Molinari viene “bruciato” da tre scrutini senza quorum (2/3), Almeno al quarto potrebbe farcela tranquillamente, ma viene eletto Lorenzo Fontana. Alla faccia del cittadino elettore (Tris) !!!

Sarà il caso di metterci al riparo perché ho la sensazione che nei Palazzi si siano insediate tante brutte copie di Niccolò Macchiavelli, i quali sono anche particolarmente bravi a confezionare scatole cinesi e parrebbe si ispirino anche al Libretto delle citazioni delle opere del Presidente Mao Tse Tung. ( vedere l’incipit).

A proposito di presidenti, butto lì, come un sasso nello stagno,  la  proposta che in un recente gradevole  convivio  con Mario Travaglini si affacciata al nostro orizzonte. Abbiamo fatto il seguente ragionamento:

– se qualche mese fa i partiti che lo sostenevano hanno costretto  Draghi a non lasciare la Presidenza del Consiglio e hanno costretto a fare il “sacrificio” del “bis” il Presidente Mattarella, il quale nel suo discorso di fine mandato  aveva ben motivato la sua  indisponibilità,

– se oggi gli elettori hanno trovato nella Meloni la sostituta ideale.

– se in Italia (è il nostro parere) attualmente non si vede all’orizzonte un altro personaggio della sua statura. (ma neanche in Europa” l’ormai ex “Salvatore della Patria” ha  emuli alla sua altezza)…perché non alleggerire Mattarella, interrompendone il sacrificio .a favore di Draghi?

Sarebbe il migliore dei garanti per la Meloni, ma soprattutto per l’Italia e per l’Europa, se è vero che vuole continuare a governare con il “sistema Draghi”?

Il ragionamento, visto il “buongiorno” che ci ha propinato il nuovo Parlamento, potrebbe apparire utopico , ma, tra i tanti “macchiavelli” assume il valore di un’idea forza. Il  problema però sta nel fatto che questa idea ha come postulato la parola COERENZA, che evidentemente è stata cancellata dal vocabolario dei partiti e dei politicanti avvezzi ormai alla politica del…”carciofo”, che con la nuova Presidente del Consiglio privilegerà il “romanesco”  . Per fortuna però la coerenza resta al suo posto nel Vocabolario Melzi, che, grazie alla mia diletta nipotina molto spesso sono piacevolmente “costretto” a maneggiare.