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TURIAMOCI IL NASO 2 : CI SALVERA’ SAN FRANCESCO?

Editoriale / 73

 TURIAMOCI IL NASO (2):Ci salverà San Francesco?

                                               di Pierluigi Palmieri

“….io, ancorché multinazionale, darei l’intera Montedison per una lucciola”. 

                                                                                                   Pier Paolo Pasolini  

(cit.to da R.Regni) 

“Non ci sono santi che tengano”, mi verrebbe da dire dopo che,  trascorsa una settimana, mi ritrovo a commentare le novità sopraggiunte in campo politico e, come promesso ai lettori nell’editoriale precedente, a riproporre le idee forza sviluppate sistematicamente nelle diverse sezioni di questa rivista e dettagliate nelle rubriche tenute dai nostri esperti.

Ho detto novità, ma purtroppo sul quel fronte debbo annotare un bel “N.N.” scritto in maiuscolo perché la scena resta immutata con al centro la solita arroganza e la demagogica presunzione dei cosiddetti  responsabili delle altrettanto cosiddette forze partitiche. Il metodo è sempre lo stesso, è quello cioè del cavalcare l’onda del disagio, individuando le criticità del sistema e annunciando di possedere la bacchetta magica per le soluzioni. Volete una bolletta più leggera? Ci pensiamo noi; Volete pagare meno tasse? Sarà fatto; Stipendi più alti ai prof? Siamo pronti a raddoppiarli; Ospedali e sanità da riformare? Abbiamo un sistema infallibile. Ovviamente non c’è chi non vorrebbe che a queste risposte seguissero i fatti, e al limite si potrebbe anche accettare qualche esagerazione. Ma i discorsi sono  tanto impregnati di quel “cchiù pilu pi tutti”, di Cetto La Qualunque  memoria, che alcuni canditati,  in particolare i cosiddetti “riempitivi” dimostrano inequivocabilmente la loro similare incultura. Promettono, a destra e a manca, “senzadubbiamente” soluzioni con roboanti citazioni a livello delle albanesiane  “Liberté, egalité,( ntu culu a te!) e I have no dreams, ma mi piace ‘u pilu!” …!!

Eccomi allora di nuovo ad offrire un antidoto a questa mortificante situazione , continuando a prelevare gemme di saggezza e di buon senso dallo scrigno prezioso delle nostre rubriche. La prima gemma serve ad  intaccare la perentorietà della citazione con cui ho esordito ed è tratta dall’articolo Camminare. Sulle tracce del Santo protettore dell’ecologia di R. Regni pubblicato sul n. 72 della nostra Rivista:

<< Francesco d’Assisi, un santo che sceglie l’umiltà e l’obbedienza, e soprattutto l’altissima povertà. Che rifiuta in maniera radicale ogni potere e ogni possesso. Una figura grandiosa che ha fondato la lingua italiana con il suo Cantico delle creature e che ha insegnato a Giotto a dipingere il mondo con piante ed animali innescando la rivoluzione umanistico-rinascimentale. Un santo amato, molto amato anche al di fuori della tradizione Cattolica e Cristiana. Un santo che ha amato e cantato il creato e tutti gli esseri viventi. Un santo che parlava con gli animali e che è andato ad incontrare il Sultano d’Egitto mentre è in corso una crociata. Una figura gigantesca eppure così vicina. Un maestro spiritale ancora assolutamente necessario… tanto è vero che è stato designato come il santo protettore dell’ecologia, il santo che ama gli animali e tutto ciò che vive…. CHE PUO’ PARLARE ANCORA.>>

Possiamo quindi affermare che un santo che “tiene” c’è, eccome!. Peraltro quanto ho riportato costituisce la premessa all’articolo odierno dello stesso autore che individua l’Ambiente come idea forza “per capire i limiti della politica”. Ovviamente invito i lettori a prendere in seria considerazione lo scritto di Regni, perché lo ritengo propedeutico alla ricerca di almeno un motivo per andare a votare “turandoci”, montanellianamente, “il naso”.

Certo che  il Santo di Assisi ci può ancora parlare!. Ce lo dimostra il suo emulo Papa Francesco, che non ha scelto a caso il nome da “Santo” Padre e grida ogni giorno il suo disdegno per la guerra e soprattutto contro le sue conseguenze. Non più tardi di ieri davanti ai membri della Pontificia Accademia delle Scienze ha tuonato “Siamo dentro la terza guerra mondiale a pezzi, sotto l’incubo nucleare” invitando gli scienziati ad impegnarsi a fondo per la pace.

Concludo questa seconda tappa verso le elezioni, con un’altra gemma, che  estraggo dall’articolo del nostro Paolo Rico raffinato giornalista professionista, che  ha attualizzato il Commentariulum petitionis ovvero ‘Manualetto del candidato’ scritto da Quinto, fratello di Marco Tullio Cicerone. 

Una lettera (epistola), indirizzata nel 64 a. Cr. all’illustre oratore di casa, per motivarlo a buone pratiche in vista della corsa dell’Arpinate al consolato nelle elezioni   – stravinte –  del 63 a. Cr.

Ecco un piccolo assaggio che, ne  sono certo, spingerà chi ha avuto la pazienza di seguirmi fin qui alla consultazione dell’intero articolo di Rico:

<<. Bagaglio della pratica social di influencer, esaustivamente rintracciabile nel Commentariulum:

·         «Tra i vari fastidi la candidatura presenta questo beneficio: puoi stringere amicizia» (VII, 25). Con  il che, avverte Quinto, rivolto al fratello: «Puoi scoprire conoscenze importanti di vitale aiuto in campagna elettorale; ma potrebbero emergere alcuni, privi di influenza e capacità (…) quelli, che vanno immediatamente isolati, per evitare l’inconveniente di riporre fiducia in chi non può realmente giovarti in campagna elettorale» (VI, 24).

·         «Cerca di non rifiutare aiuto ai casi impossibili» (XI, 45) «e, se proprio non ti riesce, motiva con chiarezza  – intima Quinto a Marco Tullio –  ancorando le tue giustificazioni al rispetto dei valori in cui credi e che ti rendono  stimabile da parte di tutti, cosicché sarai beniamino degli elettori, in grado sicuramente di riconoscere candidati furbi e sciatti» (XII, 47).

…Di qui, opportuna la chiosa di Quinto: «la tua reputazione non arrivi al popolo attraverso quelle persone che ti conoscono da vicino, ma che il popolo stesso nutra questa convinzione» (XIII, 50).>>

Alla prossima tappa, dove cercheremo conforto anche nella cultura e nella poesia di Pier Paolo Pasolini e  accostando il suo pensiero a quello  di  Francesco d’Assisi  scopriremo che a loro non si addice il detto  “il diavolo e l’acqua santa”.

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