HomeLa RivistaAttualità e AmarcordQUANDO C’ERA L’ARCHEOGRANO DIFENSORE DI GRANI, FARINE E DELLA TAVOLA DEI FARAONI CHE OGGI SAPREBBE BATTERE PUTIN CON I SUOI PIANI PER AFFAMARE IL MONDO

QUANDO C’ERA L’ARCHEOGRANO DIFENSORE DI GRANI, FARINE E DELLA TAVOLA DEI FARAONI CHE OGGI SAPREBBE BATTERE PUTIN CON I SUOI PIANI PER AFFAMARE IL MONDO

Amarcord / 65

QUANDO C’ERA L’ARCHEOGRANO DIFENSORE DI GRANI, FARINE

E DELLA TAVOLA DEI FARAONI CHE OGGI SAPREBBE BATTERE

PUTIN CON I SUOI PIANI PER AFFAMARE IL MONDO

Dopo la trebbiatura di mio nonno, ecco il ricordo di un personaggio rimpianto e che, purtroppo, non c’è più. Si chiamava Giulio Fiore ed era un archeograno,  neologismo davvero calzante. Posso parlare di lui e del suo mondo perché fui tra i primi a scoprirlo e anche a farlo premiare per le sue ricerche che fecero felici salutisti e buongustai.

Se esiste l’archeograno, il merito va all’archeologo-esploratore di zolle e coltivazioni. A Giulio Fiore, il Cristoforo Colombo dei sapori e del gusto, che dalla notte dei tempi aveva ripescato, salvandoli dall’oblio e dall’estinzione, frumenti antichi, straordinari per sapori e qualità. Mugnaio, agronomo, agricoltore, ricercatore, esperto di alimentazione. Prima di tutto, scopritore e cultore del “super-chicco”, che rende nobile, salutare e gustosa ogni mensa, ricca o povera. Pioniere nella valorizzazione del “farro rosso”,  Giulio Fiore lo fece conoscere ed apprezzare ovunque. Poi il bis con il “grano saragolla“, cereale sconosciuto, anche se indicato, per pregio e qualità, come «grano dei faraoni».  Il saragolla   più di tre secoli fa era stato  il-fiore all’occhiello delle campagne pretuziane. Per la sua “battaglia dei granai”, Fiore mobilitò contadini e piccoli produttori, pastai e ristoratori, amici del gusto e della tavola. Senza trascurare il miglioramento delle tecniche di produzione e lavorazione, coinvolgendo mondo accademico e studiosi. Bastava una visita nel suo mulino “Gioie di fattoria”, a Torano per trovare mezzemaniche, penne e spaghetti, ma anche biscotti e altri dolci. Per iniziare con il palato un viaggio a ritroso nel mondo dei sapori perduti. Giulio Fiore era come una macina del suo mulino: non si fermava mai. Arrivò anche il momento del “grano del pastore” che germogliava sull’altopiano di Campo Imperatore. Chiamato da Fiore “grano alpinista”, anzi “archeograno alpinista”, perché seminato vicino ai pascoli. Coltivatori e pastori trovarono subito in Giulio un amico e un difensore. Insomma, se ci fosse ancora l’instancabile ”archeologo del grano e delle zolle” oggi non avremmo paura di Putin e dei suoi piani per affamare i popoli.

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