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AVEZZANO: STORIA DELLA CITTA’ MODERNA. UN LIBRO PER I MILLENNIALS…E NON SOLO

 

Editoriale / 65

AVEZZANO: STORIA DELLA CITTA’ MODERNA

Un libro per i millennials, ma non solo

di Pierluigi Palmieri

 

Accogliamo con tanto piacere nella nostra biblioteca il corposo libro dedicato alla Città di Avezzano, promosso dalla “Fondazione Nicola Irti per le opere di carità e cultura”, che per dichiarata intenzione dei promotori è dedicato ai giovani nati nell’ultimo scorcio del novecento e agli inizi degli anni zero.  Intrepreto questa volontà come un richiamo alle nuove generazioni a prendere atto di quanto sia grande il patrimonio di idee e di iniziative che chi li ha preceduti ha creato in questa poco più che centenaria Citta di Avezzano. Molto giusto, ma se a questa considerazione aggiungiamo  l’altra, contenuta nella bandella di copertina, che vuole caratterizzare AVEZZANO: Storia della Città Moderna, non come un tradizionale testo storico, bensì come una “composizione  organica di quattordici saggi”, credo che a questo lavoro non si debba attribuire la definizione di libro esclusivo per millennials o per la generazione zeta che li segue. La veste tipografica che raccoglie le 509 pagine del volume appare come una provocazione per le generazioni “Y” e “Z”, che padroneggiano internet molto più della “vecchia” generazione “X” e di quelle ancor più  longeve. Ma, secondo le più recenti statistiche, sono in gran numero quelli di loro che hanno difficoltà a prendere in mano un libro e arrivano a ..sfogliarlo . Figuriamoci l’impressione che gli “Y” e “Z” proveranno nel guardare nelle vetrine delle librerie questa Storia della Città Moderna che alla bilancia fa registrare un peso di un chilogrammo esatto  e con i suoi 1.600 centimetri cubici si configura come un mina pronta ad esplodere contro chi, ha l’abitudine di navigare e “internettare” sulle piatte acque dei social. A me ha ricordato  l’elegante veste tipografica di Dalla mia vita. Poesia e verità di Goethe, una mia recente “rilettura”. Spero di non apparire troppo pessimista e di non esagerare in ironia e metafore, ma su questa tesi  mi trovo in buona, anzi eccellente, compagnia  perché, ricordo che Umberto Galimberti, ormai già qualche anno fa, presentando un suo libro dal titolo emblematico  “La parola ai giovani. Dialogo con la generazione del nichilismo attivo”, aveva segnalato che in Italia  riempiamo le scuole di tecnologia digitale invece che di letteratura?” “È folle”, aveva sentenziato, “Guardiamo sui treni: mentre in altri Paesi i giovani leggono libri, noi giochiamo con il cellulare. La letteratura è il luogo in cui impari cose come l’amore, la disperazione, la tragedia, l’ironia, Oggi i ragazzi conoscono duecento parole, ma come si può formulare un pensiero se ti mancano le parole? Non si pensa o si pensa poco se non si hanno le parole” (U. Galimberti, Forum Monzani di Modena, 2018). Esagerava ?

Ebbene, dopo una prima analisi, a volo d’uccello, delle varie sezioni  e a fronte di un’attenta lettura della prefazione e del saggio di apertura, mi sento di dire  che Avezzano. Storia della Città Moderna, può contribuire a far uscire da questo stato di “nichilismo attivo” in cui sono scivolati inevitabilmente anche molti dei nostri giovani. Va in questa direzione l’auspicio del  curatore del testo, Giampiero Nicoli che nell’introduzione al saggio “La Scrittura nell’Avezzano Moderna”, scritto a quatto mani con Antonella Valente, afferma che “se un giovane lettore, un millennials, si chiedesse in quale città è nato o si trova a vivere, accostandosi (come ci piacerebbe) a questo libro scoprirebbe che la peculiarità, il  tratto dominante è l’economia, con una sequenza travagliata: la nascita dell’economia agricola dopo il prosciugamento del lago, il latifondo, il traguardo della riforma fondiaria, con l’esproprio del latifondo, la prima economia industriale, la seconda industrializzazione, lo sviluppo del commercio e del credito, la comparsa dell’impresa multinazionale e infine di quella immateriale”. Poco più avanti  Nicoli invita ad un doveroso approfondimento e dopo aver ribadito che “nell’atmosfera obnubilata dal perseguimento del benessere materiale, il genus cultura, che pure era praticato da molti cittadini è rimasto se non sepolto, quanto meno sottotraccia”, e sottolinea che “se si prova a svelarlo, come fosse uno scavo di archeologia, ci si accorge con sorpresa che addirittura in qualche caso supera per importanza il genus economia, perché è ricco di produzioni che a volte sono di valore notevole, e di interesse nazionale, come è accaduto per le arti visive, per il teatro, per la musica e per la scrittura” (p. 402).

In questa sede sono obbligato alla sintesi, ma non posso prescindere dall’esporre quella che considero l’dea forza su cui si sviluppa tutta la narrazione contenuta nel saggio iniziale di G. Nicoli “Breve storia della città scomparsa”. Siamo di fronte a due “Città nuove”. La prima nasce, dopo il prosciugamento del Lago del Fucino (1876) e muore con il terremoto del 1915 e con i bombardamenti della Grande Guerra, l’altra, che  prende corpo dalla ricostruzione oggi possiamo definirla “moderna”, ma, pur se centenaria, ancora “giovane”. Ecco l’approccio di Nicoli:

All’epoca che abbiamo a ragione scelto come inizio di questa storia, Avezzano era semplicemente un villaggio, come altri, affacciato su un vastissimo lago, contornato da rigogliose colline, chiuso all’orizzonte da impervie montagne ed abitato da pescatori e pastori. Un paese rurale, d’altri tempi e d’origine lontanissima.

E’ divenuto in circa quarant’anni una piccola città.

Ma questa città – e non è un incantesimo – si è trovata ad affacciarsi non più sul un lago di cilestrina trasparenza, ma su un latifondo d’erba e terra a perdita d’occhio; e i pescatori erano divenuti contadini…. Poco più avanti e purtroppo d’improvviso la città era stata quasi rasa al suolo da un terremoto di incredibile potenza. Ed è praticamente scomparsa.

La città che viviamo oggi è sorta sulle rovine di quella distrutta. Ed è un’altra città, anche se l’evoluzione e la crescita sono state per alcune ragioni condizionate dalla trasformazione del territorio avvenuta sul finire dell’Ottocento, che ne ha poi caratterizzato un aspetto determinante: l’economia”.

Il Libro si pregia di una prefazione di lusso a firma dell’accademico dei Lincei Natalino Irti, che ovviamente non ha bisogno né di presentazione né di commenti. Riporto quindi il suo scritto nella sua interezza in calce a questo editoriale con l’invito aleggerlo fino in fondo. In conclusione sono certo dopo aver letto il corposo volume in tanti trarranno importanti spunti di riflessione e, in base al loro vissuto e alla loro competenza, offriranno ai curatori ulteriori contributi “critici” nel corso di auspicabili dibattiti e convegni di approfondimento delle tematiche trattate nei singoli saggi. Anche da queste colonne siamo disponibili a dare il nostro contributo. All’uopo penso sia utile integrare, nella sezione sport, riferimenti alle discipline cosiddette “minori” che hanno dato lustro e in molti casi continuano a farlo alla nostra città organizzando manifestazioni e sfornando atleti di livello nazionale ed internazionale. Ne elenco alcune che, di getto, mi tornano alla mente: Nuoto (Scuola Comunale dello Sport), Ginnastica Artistica ( Società Ginnastica Virtus di Palmieri e Donatelli), Judo ( Winner Team di Lidio Falcone), Pattinaggio ( Roller Skating Avezzano) Ciclismo (Giorgio Jenca, Vincenzo Meco, Omero Meco, Cervellini, Giodani, De Simone, Fortunato ed altri dilettanti e professionisti) Tennis ( Circolo Tennis AZ degli Orlandi, dei Paris, De Bernardinis, Colucci  Di Rienzo e Jatosti, fino a Liverani, Colizza e Tennis Team di Paolo Tomassetti). Pallacanestro (ASA Basket). Pallavolo (Volley Avezzano ).

Per completezza di ”critica”, avrei da proporre anche un’integrazione nella sezione Comunicazione per ricordare qualche altro giornalista avezzanese di buon livello, professionista e non.  Mi permetto infine di segnalare il mancato  riferimento, sicuramente involontario al Premio Nazionale di Giornalismo “A. M. Palmieri” di cui, nel maggio scorso, si è celebrata, la decima Edizione e anche, l’assenza nell’elenco delle testate on line  della nostra Centralmente, nata nel 2017, che edita ormai da 66 settimane La rivista della Domenica.  Ma qui forse sto presuntuosamente “palmierizzando” troppo!!

Complimenti comunque a tutti gli autori, ai curatori e alla Fondazione “Nicola Irti” anche per l’evento organizzato al Teatro dei marsi per la presentazione  del libro. 

 

Qui di seguito il testo della prefazione di Natalino Irti

 

I N D I C E
Prefazione
(Natalino Irti)
Prima parte
LA CITTA’SCOMPARSA
(Giampiero Nicoli)
Seconda parte
LA CITTA’ MODERNA
Sezione prima
Capitolo I
ARCHITETTURA E URBANISTICA
 le trasformazioni prima e dopo il sisma del 1915
(Patrizia Montuori)
Capitolo II
 I CAMPI DI PRIGIONIA DELLE GUERRE MONDIALI
(Umberto Irti)
 
Sezione seconda
ECONOMIA POLITICA SOCIETA’
Capitolo I
STORIA ECONOMICA DI AVEZZANO
DAI PRIMI DEL ‘900 AI NOSTRI GIORNI
(Stefano Bozzi)
Capitolo II
ECONOMIA E POLITICA AD AVEZZANO NEL ‘900
(Sergio Natalia)
Capitolo III
LA GIUSTIZIA E IL TRIBUNALE
(Giovanni Marcangeli)
Capitolo IV
LA SCUOLA E LE BIBLIOTECHE
(Ludovico Ercole)
 
 
Sezione terza
CULTURA – COMUNICAZIONE – SPORT
Capitolo I
LE ARTI VISIVE
(Marcello G. Lucci)
Capitolo II
Il TEATRO E LA MUSICA
(Federico Falcone)
 Capitolo III
LA SCRITTURA: Narrativa, Poesia, Saggistica
(Antonella Valente e Giampiero Nicoli)
Capitolo IV
L’ARCHEOLOGIA
(Umberto Irti)
Capitolo V
LA COMUNICAZIONE
(Stefano Pallotta)
Capitolo VI
LO SPORT
(Domenico Paris)
Sezione    quarta
LA SANITA’ E IL TEMPO DEL COVID-19
(Giovanni Marcangeli)
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