Il limite / 56

Respirare

di Raniero Regni

Per venticinquemila volte al giorno i nostri polmoni immettono ed emettono aria. I centoventi metri quadrati di alveoli polmonari filtrano e assorbono quindicimila litri di gas ogni ventiquattrore. Qualcosa che faremo in media per seicentosettanta milioni di volte nella nostra vita.

Respira. È l’atto volontario e involontario cui è legata la vita, dal primo respiro fino all’ultimo fiato dello spirare.

Respira. Sulla soglia, tra nascita e morte, tra dentro e fuori, tra finito e infinito.

Respira. Tutti i viventi lo fanno e l’intero pianeta, Gaia, il pianeta che vive, è attraversato dal respiro.

Respira. Respirare non è solo fare entrare aria nel corpo, è molto di più, è il “contatto più intimo con ciò che ci circonda”.

Respira. Aria, vento, quello che increspa e agita il mare, quello sposta le nuvole, quello che disegna le sabbie del deserto.

Respira. Anima, spirito, vita, sono fiato e vento. Il respiro fisico diventa quello spirituale. Ruasch, nell’ebraico antico, lo spirito, è il vento, ma anche soffio divino che anima Adàm.

Respira. I greci antichi la chiamano psyché, ma questo è anche il nome della farfalla che ha nell’aria il suo regno.

Respira. I latini la chiamavano anima, da anemos, il vento, l’animula che si agita in me, che anima il mio corpo il quale si spegne quando essa se ne va.

Respira. Il sibilo del fiato dell’atleta sotto sforzo e del ciclista in salita.

Respira. L’aria che spinge le vele, che non si vede ma è così potente che può trasformarsi in uragano.

Respira. L’impalpabile soffio vitale che, come l’amore, è così mio ma senza nessun possesso.

Respira. Mentre cerchi le parole per parlare del respiro, non ti accorgi che parlare è respirare e il respiro delle parole è la poesia, che si esalta in un’opera di “grande respiro”.

Respira. “Il respiro è il suono che fa il silenzio”, il respiro del silenzio rallenta le parole e le tende verso ciò che non potranno mai dire. Respirare e poi tacere. 

Respira. Mentre mediti in una pineta, ti colleghi al Qi, al respiro cosmico, all’energia che tutto connette della tradizione cinese, al Prana dell’India.

Respira. L’Oriente ha messo al centro della sua riflessione e della sua spiritualità, ha pensato il respiro in una maniera che l’Occidente ha dimenticato. All’arte di respirare (con il naso, mi raccomando!) sono dedicate le migliaia di pagine dei Sette trattati del canone taoista scritti nel 400 a. C..

Respira. Tutte le culture e tutte le religioni ci hanno insegnato a pregare e a respirare il divino.

Respira. L’aria sottile, carica di ossigeno, uno degli elementi più preziosi, una delle matrici ambientali che dobbiamo difendere e tutelare perché ce ne sia abbastanza e sufficientemente pulita, anche per i nipoti dei nostri nipoti.

Respira. Quell’aria nella quale si vogliono disperdere i rifiuti, per non vederli più, usati come combustibili, trasformando il soffio vitale in un veleno invisibile di nano-particelle e di metalli pesanti.

Respira. Incenerire rifiuti, invece di riciclarli, pensando che scompaiano nel nulla, ignorando che quel nulla è in realtà il tutto dell’aria.

Respira. Una società malata di economia, che ha divinizzato senza limiti il Prodotto Interno Lordo, perde il rapporto con il soffio Divino e il respiro della Terra.

Respira. L’aria di cui si sente la mancanza nelle aree inquinate, nel traffico, aria che si fa irrespirabile nei rifugi sotto un bombardamento.

Respira. Il fiato che i bambini trattengono perché minacciati dalla guerra e dalla paura, quando l’aria “odora di filo spinato”, quello dei campi di prigionia o dei confini tra gli stati.

Respira. Domani finalmente toglieremo le mascherine e forse scopriremo che il nostro modo di respirare influenza l’intera nostra esistenza. L’aria, sorella dell’anima, ciò che non si vede e non si tocca, è ciò che ci fa vivere.

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