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TRIVELLE: SIAMO ALLA FAME MA IN FONDO AL MARE C’E’ UN TESORO TUTTO DA BUTTARE – LA GRANDE INTUIZIONE DI LEOPARDI SULLA GUERRA DI PUTIN

Attualità&Amarcord / 51

LA GRANDE INTUIZIONE DI LEOPARDI SULLA GUERRA DI PUTIN

di Marcello Martelli

Su Rai1 assistiamo alla celebrazione della S. Messa dalla chiesa di Recanati dove fu battezzato Giacomo Leopardi. Un rito religioso particolarmente emotivo in tempi di guerra, cui si intrecciano la suggestione del “borgo antico” e la profondità del messaggio leopardiano. Dalla poesia dell’“ermo colle” e della piazzetta di Silvia alle atrocità della guerra di Putin. Pochi pensatori dell’Ottocento hanno riflettuto “con tanta profondità sulle conseguenze delle innovazioni della tecnica sui conflitti bellici”. Leopardi seppe prevedere “una guerra post-eroica”, dove “l’eroismo è spento e ogni soldato non si differenzia più da un altro. L’utilizzo delle armi da fuoco «ha scemato ancora notabilissimamente il coraggio ne’ soldati, e generalmente negli uomini». Inoltre, le armi da fuoco hanno ridotto «ogni battaglia o pubblica o privata, a tradimenti, e a fatti di lontano», giacché si combatte «senza mai venire corpo a corpo» . Questo è scritto nello “Zibaldone”: 25 aprile 1821. Non solo: Leopardi va oltre, affermando che “l’introduzione della polvere da sparo trasforma gli uomini in macchine, annullando quindi non solo ogni forma di eroismo, ma anche di “umanità” e provocando una mutazione antropologica del combattente. «Per l’invenzione della polvere l’energia che prima avevano gli uomini si trasportò alle macchine, e si trasformarono in macchine gli uomini, cosicché ella ha cangiato essenzialmente il modo di guerreggiare». Oggi che le guerre si combattono soprattutto attraverso l’utilizzo dei droni o dei missili a lunga gittata “l’intuizione di Leopardi sembra essersi avverata quasi alla lettera”.Perciò, teniamole in archivio, le guerre.

 


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TRIVELLE: SIAMO ALLA FAME MA IN FONDO

AL MARE C’E’ UN TESORO TUTTO DA BUTTARE

di M. Martelli

Sul quotidiano La Città in prima pagina e all’interno la guerra dei piccoli Comuni alle trivelle. In testa Pineto, con l’alleanza delle toghe che hanno imposto ai petrolieri di pagare l’Ici sulle piattaforme per due miliardi di euro e il resto verrà. Bel colpo del piccolo Comune abruzzese al quale la Cassazione ha riconosciuto il diritto di incassare la bellezza di 33 milioni di euro. Paga l’Eni per le quattro piattaforme che sono sul mare e limitatamente agli anni 1993-98. Una bella trasfusione energetica per le casse esangui di Pineto, mentre gli altri territori, dalla Sicilia all’Abruzzo, si affrettano a seguirne la rotta. Il Pd nazionale, intanto, boicotta il referendum sulle trivelle, invitando il popolo Dem ad andare al mare. Partito di maggioranza e governo hanno capito che con le trivelle si mangia e in tempi poco allegri si salvano tanti posti di lavoro. Né si buttano 4 miliardi e mezzo all’anno di un tesoro che è in fiondo al mare. Né si sprecano 300 milioni di euro per un referendum inutile. Neppure può fermarsi tutto in Adriatico, visto che la Croazia ha già avviato nuove ricerche di idrocarburi e metano negli stessi giacimenti. Per tranquillizzarsi gli amici ambientalisti dovrebbero fare un viaggio nella vicina Basilicata per scoprire come si fa nella “California d’Italia” a diventare capitale del turismo e della cultura con le royalties dei pozzi petroliferi. Di più: si potrebbe allargare l’esplorazione fino alla terra dei fiordi-patrimonio Unesco dell’Umanità, la Norvegia, che con i soldi delle estrazioni petrolifere ha varato un piano gigantesco per l’incentivazione dell’auto elettrica contro l’inquinamento. Noi potremmo seguire la stessa strada. Basterebbe un accordo fatto usando la testa per la difesa, rigorosa e prioritaria, dell’ambiente. Anzi, meglio: per il “risanamento e la difesa” della costa adriatica notoriamente inquinata, restituendola al turismo e ai vacanzieri. (22 marzo 2016)

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