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Aspetti chinesiologici dello stretching (prima parte

Benessere / 153

di Giuseppe Mazzocco

   Il lavoro (organizzato in cinque parti, molto ben armonizzate fra loro) affronta in maniera esaustiva l’argomento stretching, non solo riportando dettagliatamente gli aspetti teorici dello stesso, ma, scendendo negli aspetti pratici, organizza i dettagli tematici delle tecniche applicative e presenta delle chiare “didattiche da palestra”.

   L’Autrice parte da alcuni riferimenti storici dello stretching (dall’inglese “to stretch”: allungare o distendere), ricordando alcune antichissime basi dello yoga (per rimarcare che non è solo pratica fisica, ma armonizzata gestualità di tutto l’essere), citando il PNF (Proprioceptive Neuromuscolar Facilitation) ideato da Kabat; lo Scientific Stretching For Sport di Holt e gli studi di Bob Anderson, ovvero i riferimenti importanti per capire lo stretching d’oggi.

   Come definizione, l’Autrice ricorda che lo stretching è una forma di educazione psicofisica, che si realizza con movimenti lenti e posture statiche, con una totale partecipazione emotiva.

   La prima parte del lavoro è composta da quattro brevi, ma essenziali, capitoli: storia dello stretching; cos’è lo stretching; mobilità e stretching e locomozione e stretching. Quasi un’introduzione che, volendo “giustificare” il taglio espositivo dato, sceglie l’indirizzo più immediato, per coglierne meglio gli aspetti chinesiologici.

   L’Autrice affronta, subito, i temi “mobilità e stretching” e “locomozione e stretching” per entrare nel pieno delle motivazioni fisiologiche (che ne “giustificano” la stessa organizzazione chinestesica), ricordando gli elementi basilari della miologia, del sistema nervoso centrale e vegetativo e di quello cardio-respiratorio.

  Lo stretching è presentato anche come un modo razionale, scientifico e codificato di educazione respiratoria.

   La seconda parte è composta da altri sei brevi, ma sempre circostanziati, capitoli: articolazioni, legamenti e stretching; muscoli, tendini e stretching; stretching e circolazione; respirazione e stretching; fisiologia e sistema nervoso: i fusi neuro-muscolari, gli organi muscolo-tendinei del Golgi ed il sistema nervoso vegetativo.

   Questa parte mette in relazione lo stretching con tutto l’apparato locomotore, nelle funzioni che più possono essere rapportate con questa specifica metodica di educazione psicomotoria.

  Il lavoro riporta, brevemente, ma dettagliatamente, i vantaggi che derivano da una razionale applicazione dello stretching. Naturalmente, per rispondere alla domanda “come agisce lo stretching”, l’Autrice ricorda i concetti di sistema nervoso periferico; di fibre motrici e fibre sensitive; di esterocettori, propriocettori e introcettori o viscerocettori. Di tutti, i propriocettori sono quelli che interessano lo studio sullo stretching. Essi sono rappresentati, principalmente, dai fusi neuromuscolari e dagli organi muscolo-tendinei del Golgi.

   I fusi neuromuscolari, interposti tra le fibre muscolari striate ed orientati parallelamente all’asse maggiore di queste, hanno il compito di determinare e di regolare, attraverso un meccanismo riflesso, il tono muscolare e la postura.

   Gli allungamenti delle fibre, soprattutto se compiuti con velocità elevate per il muscolo, generano una riposta riflessa nello stesso, corrispondente ad una contrazione, che prende il nome di riflesso miotattico o da stiramento.

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   Il riflesso miotattico nasce quando il muscolo si allunga eccessivamente, per evitare eventuali danni alla propria struttura, e diventa più attivo se l’allungamento è improvviso e violento.

   Gli organi muscolo-tendinei del Golgi (corpuscoli di forma fusata e disposti, col loro asse maggiore, parallelamente all’asse del tendine) sono, invece, inseriti nei tendini, in prossimità della loro “giunzione muscolare”.

   Questi recettori, quando il muscolo si contrae e mette in tensione il tendine, inviano al SNC un impulso che sarà tanto più intenso, quanto maggiore è il grado di tensione del tessuto tendineo.

   Come risposta a questo impulso si avrà il rilasciamento del muscolo. Questo meccanismo prende il nome di riflesso inverso o inibizione autogena (avviene senza l’intervento della volontà).

   La risposta di questi corpuscoli è più lenta rispetto a quella dei fusi neuromuscolari, che è di sei-otto secondi.

   Lo stretching pone muscoli, tendini e legamenti in una condizione di allungamento prolungato; annulla le risposte riflesse indotte dall’attività dei fusi neuromuscolari e provoca, invece, quelle indotte dagli organi tendinei del Golgi.

(Continua con la seconda parte).

Premio Nazionale ANATRIPSIS – Le culture manipolative, le scienze motorie e le aree pertinenti fra storia, metodologie applicative ed aspetti professionali – Edizione 1997.

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